Faces of Football: Stati Uniti - Una lettera alla nazionale
Cara Nazionale statunitense,
Gli Stati Uniti non vinceranno i Mondiali in Qatar. Verosimilmente non riusciremo mai a vedere la Nazionale americana trionfare a un Mondiale ma, lo confesso, sono un sognatore e in qualche modo ci credo.
Vorremmo davvero vedere i nostri ragazzi alzare la Coppa al cielo ma per amare questa squadra non abbiamo bisogno di un trofeo. Quel che conta è il viaggio.
Il calcio statunitense e i suoi fantastici tifosi stanno camminando da tempo questo percorso insieme, un percorso fatto di incredibili alti e bassi: gli USA sono perlopiù degli eterni sfavoriti, capaci però di grandi risultati (come nel 2006 e nel 2010) come di prestazioni deludenti.
Dire che le nostre vite sono intrecciate direttamente al calcio americano sarebbe dire poco.
Ho assistito a 149 partite della Nazionale, in diciotto Paesi e in quattro continenti. Per quanto ne so sono quello degli American Outlaws ad aver assistito al maggior numero di partite. Contro il Galles, in Qatar, sarà la mia 150esima partita e ho seguito gli ultimi quattro Mondiali, compreso quello in Russia.
Amy, la mia partner, ha assistito a 108 partite della Nazionale. La sua prima partita fu nel 2005 contro il Messico, allo stadio Atzeca. La nostra relazione iniziò nel corso dei Mondiali del 2002 e il nostro primo bacio è arrivato quando restammo alzati fino a tardi per vedere USA-Portogallo in TV.
Qualche anno dopo convinsi Amy a seguire la sua prima partita dal vivo, in Messico. Fu uno di quei viaggi che cambiano la vita per sempre. Abbiamo incontrato amici fantastici e ci siamo innamorati dell’idea di viaggiare per seguire la squadra.
Dopo tanti viaggi e tantissime partite ho fatto ad Amy la prima proposta, il giorno prima di USA-Costa Rica valida per le qualificazioni dei Mondiali (nel 2009). Dopo Amy venne attaccata da una medusa…ma quella è un’altra storia.
Ci siamo sposati nel 2010 e siamo andati in luna di miele in Sudafrica, uno dei viaggi più belli della nostra vita, culminato poi col gol di Landon Donovan contro l’Algeria.
Poi è arrivato Martin.
Nostro figlio, ovviamente, non poteva che nascere il giorno di una partita: il 2 aprile 2014, la sfida contro il Messico. Quando Bradlay segnò lo stavo tenendo e lo spaventai con la mia esultanza. Mi guardava come a chiedersi cosa stesse succedendo.
Sei mesi dopo ricevemmo una notizia devastante, Martin era affetto da una patologia estremamente rara e incurabile al cervello. Gli avevano dato pochi mesi di vita.
Martin ha sorpreso tutti, ci ha seguito ovunque. Ha viaggiato con noi quando abbiamo guardato la Nazionale in giro per il mondo: Irlanda, Inghilterra, Trinidad, Porto Rico. Tutta la comunità dei tifosi ci ha circondati con amore e supporto.
La Federazione ci ha dato modo di seguire una partita a Miami visitando gli spogliatoio e Martin si è fatto le foto con Dempsey e Altidore. Tutti i tifosi hanno sempre riservato una carezza a Martin, o un bacio. Ha incontrato più giocatori degli USA di quanti noi potremmo immaginarne e ha sempre ricevuto un trattamento da Vip.
Martin se n’è andato il 23 settembre 2021, a 7 anni.
Nella sfida tra USA e Giamaica, nell’ottobre di quell’anno, la Federazione e gli American Outlaws hanno onorato la memoria di nostro figlio, celebrandone la vita prima della partita e inserendolo nella distinta della partita. Saremo per sempre riconoscenti per tutto questo.
Io ed Amy staremo insieme ai nostri amici in Qatar, non potremmo essere più felici di questa generazione di calciatori. Vogliamo vedere vittorie e gol, vogliamo vincere.
Ma vincere non è certo la cosa che amiamo della Nazionale. Tutto è nel viaggio, nella gente che si incontra lungo la strada.
Amy avrà la sua maglia della Nazionale col nome di Martin.
Go, go, USA!
Amy & Robert