Festa rinviata per il Napoli, Dia gela il Maradona: 1-1 in un'atmosfera surreale
In mezzo a tante partite che valgono una stagione ce ne sono altre che, senza timore di smentita, valgono un pezzo di storia. Tutto, oggi, al Maradona racconta questo: dopo il 3-1 dell'Inter sulla Lazio il Napoli ha la possibilità, coi tre punti contro la Salernitana, di raggiungere il terzo Scudetto con certezza matematica e di far esplodere quella festa che (allo stadio come in città) è, nella sostanza, già in corso da ore.
Immediatamente pericoloso il Napoli, sull'onda del sostegno incessante del Maradona, Osimhen di testa sfiora il gol dopo appena un minuto e si ripete al 7': Ochoa blocca. Tanti cross, possesso insistito ma occasioni nitide che non arrivano per gli azzurri, complice una Salernitana coperta e attenta. Il duello Osimhen-Ochoa si ripete al 23' con lo stesso esito: il messicano respinge, Di Lorenzo poi - sugli sviluppi di un corner - manda alto.
Brivido in area del Napoli attorno alla mezzora, un tiro-cross che mette in difficoltà Meret nel momento della respinta. L'ultima occasione del primo tempo è partenopea: Anguissa tira al volo da fuori area, Ochoa è ancora reattivo. In avvio di ripresa il copione è invariato, il Napoli cerca il gol Scudetto: Kvaratskhelia si mette in proprio ma, da lontano, non trova la porta. Tocca poi a Zielinski e alla sua rovesciata, pallone alto e si resta sullo 0-0.
Spalletti si gioca le carte Elmas e Raspadori, sperando in esiti affini a quelli dell'Allianz: al 62' il Maradona può esplodere, calcio d'angolo e Olivera di testa supera Ochoa. Il gol dell'uruguaiano amplifica la bolgia dentro e fuori dallo stadio, in un tripudio di cori, fumogeni e trombette incessanti che si rompe poi all'84': sinistro di Dia a giro, Meret battuto e gelo sul Maradona. La festa Scudetto, di fatto già in corso da ore, è (nella forma se non nella sostanza) rinviata. Nono risultato utile consecutivo per una Salernitana ormai sempre più lanciata verso la salvezza.
La chiave tattica
Difficile affrontare dal punto di vista tattico l'analisi di un match che vale uno Scudetto, in un clima infuocato e di festosa attesa per un epilogo che appare inesorabile. Partenza furiosa del Napoli, quasi a voler sbrigare la pratica il più in fretta possibile, per potersi poi dedicare all'abbraccio dei tifosi.
La Salernitana è asserragliata nella propria area, chiamata a respingere un Napoli sempre capace di comandare il gioco senza sosta, vero marchio di fabbrica, pur con una fretta che inficia sulla lucidità nell'ultima giocata. Il primo tempo si chiude con un Napoli padrone del campo ma incapace di trovare spazi: la Salernitana di Sousa controlla bene gli esterni offensivi e riparte (pur con diversi errori tecnici a metà campo al momento di andare in contropiede).
Copione invariato nella ripresa, il Napoli fa girare il pallone con fluidità ma si perde poi dalle parti di Ochoa ed è impreciso quando va al tiro. Con l'ingresso di Raspadori il Napoli passa di fatto al 4-2-3-1, il gol di Olivera sblocca la sfida, il possesso azzurro cala e la Salernitana esce dal guscio trovando anche il clamoroso pari.
L'episodio del match
Il Napoli spinge, attacca, fa circolare il pallone ma il risultato sembra non cambiare mai. Al 62' ecco che sugli sviluppi di un corner Olivera ci arriva di testa, anticipando tutti sul primo palo e beffando un Ochoa fin lì sempre reattivo e provvidenziale. Tutto apparecchiato per lo Scudetto? Così sembra fino all'84', Dia però riesce ad accentrarsi e a sorprendere Meret con un gran sinistro che gira e fredda un Maradona già in festa. Il pomeriggio azzurro, dalla festa all'attesa che si prolunga, si riassume così.
Il migliore in campo
Ochoa - Il Napoli trova di fronte a sé un ostacolo che fin qui ha fatto tante altre vittime eccellenti, il messicano si fa trovare pronto e impedisce a Osimhen e Kvaratskhelia di trovare la via del gol. Se il Napoli deve prolungare la propria attesa, insomma, è per le parate a cui ormai ha saputo abituarci.
Le pagelle di Napoli-Salernitana
Ochoa 7 Sulla strada tra il Napoli e lo Scudetto, come detto, c'è lui, il solito messicano: tante parate su Osimhen, reattivo anche su Anguissa e decisivo nel finale su Kvaratskhelia. Nessun miracolo ma tanti interventi importanti.
Olivera 6,5 Non si tratta di qui di chiusure provvidenziali o di doti atletiche, si tratta di farsi trovare nel posto giusto e al momento giusto: suo il gol che sembrava poter regalare al Napoli la certezza matematica del titolo.
Kvaratskhelia 6 Partita dai due volti per il georgiano, i soliti guizzi e i soliti dribbling trovano un contraltare meno virtuoso (soprattutto nel primo tempo) in una tensione palpabile giustificata dall'atmosfera. Sfiora poi il 2-0 nel finale.
Lobotka 6,5 Elemento chiave per il centrocampo di Spalletti, non soltanto un metronomo ma anche un elemento in grado di tagliare la retroguardia avversaria con serpentine e inserimenti: di fatto gli manca solo il gol.
Osimhen 6 Il primo tempo è un duello tra il nigeriano e il solito Ochoa, un duello personale vinto dal messicano: Osimhen ci prova di testa e con un destro da fuori, nella ripresa, ma trova la pronta risposta del portiere.