Fiorentina al Franchi nel 2024/25: una sintesi vitale tra retorica e disfattismo
L'insoddisfazione e una certa insofferenza, al pari dell'eterna verve polemica, appartengono in profondità all'indole fiorentina e impediscono, a priori, di approdare a un punto che "metta tutti d'accordo": i se, i ma ed i però rappresentano insomma una necessità vitale, anche nelle circostanze apparentemente più logiche. La Fiorentina e le sue vicende sanno fare da amplificatore in tal senso, la vicenda che ruota attorno allo stadio Artemio Franchi rappresenta un vero e proprio totem (da decenni) delle discussioni cittadine, investendo peraltro anche la politica e la realtà del Quartiere 2, tra interessi mutevoli, talvolta discordanti e non sempre connessi alla sfera sportiva.
La retorica del trionfo
La conferenza stampa indetta ieri dal Sindaco Dario Nardella a Palazzo Vecchio ha sancito, comunque la si veda, uno spartiacque all'interno di un discorso che si stava facendo grottesco, ponendo fine all'idea di una Fiorentina "nomade" e costretta a interrogare altre realtà (distanti da Firenze) per poter trovare ospitalità nelle prossime due stagioni. Uno scenario grottesco che si era tradotto, del resto, in un vano girovagare e in numerosi e decisi no da parte delle amministrazioni e delle società sondate, per motivi di ordine pubblico o di difficoltà pratiche ad accogliere una data mole di tifosi.
Lo smarrimento dei tifosi e della Fiorentina stessa stava generando un corto circuito che, a pochi mesi dalle elezioni comunali, metteva Nardella (perlomeno mediaticamente) all'angolo e che lo sottoponeva a critiche ed attacchi incrociati. Diventa dunque logico che quanto emerso ieri - Fiorentina al Franchi nel 2024/25 durante i lavori e successivo trasferimento in un Padovani da 18mila posti - sia stato presentato come un segnale di riscatto e persino di vittoria dal Sindaco, con toni ai limiti del trionfalistico e votati a un esplicito ottimismo (con tanto di paragone con Sinner, per dare la cifra dell'enfasi posta sulla mattinata). Un'idea utopistica insomma, quella di restare al Franchi coi lavori in corso, è diventata gradualmente realistica.
Un punto d'incontro: oltre il disfattismo militante
Siamo dunque, a tratti, sul fronte della retorica e della volontà di raccontare come totalmente sereno uno scenario che - nei fatti - presenta ancora qualche nuvola residua, pur con un legittimo sospiro di sollievo delle parti. D'altro canto, diametralmente opposto, l'atteggiamento di una parte di città e di tifoseria che - fosse anche per mera avversione politica verso il Sindaco - sposa uno scetticismo più orientato verso il disfattismo militante: qui si parla insomma di "rabberci", di mere mosse elettorali, di occasioni già perse a suo tempo e di impossibilità di realizzare concretamente quanto illustrato. In sostanza, secondo i più scettici, Nardella avrebbe semplicemente preso tempo e passato il testimone alla prossima amministrazione, chiamandola a risolvere i nodi più critici.
Una posizione che riconosce un peccato originale ben definito nell'attuale amministrazione: aver posto un freno all'ambizione di Commisso di realizzare uno stadio di proprietà, aver provato a convogliare il suo impegno sulla Mercafir e aver dunque spento la volontà della proprietà di costruire un impianto da zero (con Campi Bisenzio come scenario già individuato). La necessità di preservare il Franchi come monumento è da sempre indigesta a una larga parte di tifoseria, in tal senso gli interessi politici e quelli della Fiorentina hanno spesso generato un vero corto circuito, tale da creare tensioni (più o meno espresse) o rumorosi silenzi.
C'è poi il tema concreto e oggettivo delle incognite: quelle legate ai 55 milioni di euro per completare il restyling del Franchi (fondi inizialmente previsti dal PNRR e poi tolti) così come quelle connesse al Padovani e ai 5 milioni mancanti per l'adeguamento necessario entro il 2025/26. Il Sindaco ha provato a seguire l'enfasi positiva della mattinata di ieri: da un lato ha parlato di dialogo aperto col Governo sui 55 milioni, dall'altro - sul Padovani - si è riferito a sponsorizzazioni tali da garantire quei 5 milioni, senza "tirare per la giacca" la Fiorentina e Commisso (che ha sempre detto no all'idea di investire sullo stadio provvisorio).
I precedenti e le tante delusioni passate fanno sì che una certa dose di prudenza, nell'opinione pubblica, sia legittima: è un dovere più che una scelta, a questo punto, poter rinviare solo a cose fatte il momento delle celebrazioni. D'altro canto una prima vittoria c'è ed è concreta, al di là del discorso sui finanziamenti e sui fondi da reperire: la Fiorentina non si sposterà da Firenze e i tifosi non saranno dunque costretti a sobbarcarsi (per due stagioni) spese e disagi di una vita sempre in trasferta. Un dato, questo sì, in grado di mettere tutti d'accordo: un invito, di fatto, a trovare un consolante punto di contatto tra la retorica del trionfo e il solito disfattismo duro a morire.