Una sorte luminosa e un richiamo sinistro: Commisso tra Viola Park e nodo Vlahovic
Tra le tante questioni che sanciscono il successo o il fallimento di un progetto esistono sfumature che, talvolta, passano colpevolmente inosservate, che di rado conquistano titoli a caratteri cubitali o spazio tra le chiacchiere della gente. Questioni a priori meno accattivanti rispetto a un grande acquisto o a un nome altisonante in panchina, cose che però a lungo andare possono fare la differenza e tracciare un solco tra il prima e il dopo. Il ruolo di un centro sportivo di livello, in un contesto come quello italiano che spesso risulta vetusto e fermo a livello di infrastrutture, può andare ben al di là di una prima e superficiale impressione, può farlo sia pensando al futuro della squadra (dunque ai suoi risultati) che all'impatto sulla città e sul suo modo di vivere il rapporto quotidiano con la squadra stessa. Ecco dunque che il Viola Park, centro sportivo in fase di realizzazione in cui la Fiorentina si trasferirà verosimilmente tra poco più di un anno, si pone come totem del futuro gigliato, con conseguenze che per certi versi sono visibili anche al presente.
Una sorte luminosa
Se, come detto, esistono temi capaci di risultare più accattivanti e stimolanti mediaticamente rispetto a un centro sportivo in costruzione è altrettanto vero che, pur rimanendo sulla sola questione sportiva, si fanno vivi all'orizzonte meccanismi virtuosi e incoraggianti. Un centro sportivo all'avanguardia, in cui tutte le squadre passano lavorare in spazi vicini e che rappresenti anche una sede finalmente riconoscibile del club, senza che le varie anime siano disseminate per la città: aspetti che di per sé rivestono un importante ruolo sia pratico che simbolico, tale da poter esercitare un richiamo decisivo sui giovani del vivaio, tale da rappresentare un ulteriore volano di crescita per il movimento femminile. Il tutto abbinato all'intento di riqualificare la zona in una logica di sostenibilità e rispetto per il contesto ambientale, senza dunque prospettare illogici ecomostri. Un circolo virtuoso apparso nei decenni come utopia pura, pur di fronte a tante parole spese dalle varie proprietà, ma che si prepara adesso a mettersi in moto, a porre basi importanti per rendere più stabile la presenza della Fiorentina tra le realtà più solide (e attraenti) del calcio italiano.
Il riflesso sul campo
Certo è che le prospettive future, per quanto luminose, non facciano gol: il richiamo del campo in una società sportiva è un contraltare che non può essere messo a tacere ma che, anzi, richiede attenzione costante e altrettanta dedizione. Esiste in tal senso un'immagine capace di cristallizzare il legame tra presente e futuro, a renderlo più vivo: la squadra viola guidata da Vincenzo Italiano in vista al futuro Viola Park, accompagnata da Rocco Commisso e dal DG Joe Barone, in una giornata di sorrisi e sguardi interessati, proiettati su quel che sarà.
"Il presidente sta facendo qualcosa per Firenze e per la Fiorentina che in Italia ancora non ha nessuno, qualcosa che ti porta grande entusiasmo, sei costretto a dare qualcosa di più, il 100%. Normale che un giovane a contatto coi calciatori e lo staff della prima squadra ti dà quella carica in più, qualcosa che da dentro viene fuori. Bello e aggregante, tutto finito sarà uno spettacolo", queste le parole di Italiano, dichiarazioni che lasciano certo trasparire una buona spinta di entusiasmo, valida anche al presente e non solo proiettandosi a quel che sarà tra un anno. "Eravamo tutti curiosi e devo dire che è una struttura di livello altissimo, forse uno dei più belli d'Europa, una roba così grande non l'ho vista neanche in foto. Deve essere un motivo in più per ripagare il presidente, è bello anche aver vicino i giovani, un motivo d'orgoglio anche per noi" ha fatto eco Biraghi, capitano viola, ribadendo il peso specifico di un progetto simile sull'intero ambiente, anche ragionando a breve termine.
Qualcosa di sinistro
Tanti protagonisti di oggi potrebbero dunque vivere la nascita e primi passi di quello che sarà un cambiamento per certi versi storico all'interno del mondo viola, sul finire del 2022, ma non è certo scontato che tra questi possa figurare anche Dusan Vlahovic: l'uomo copertina del panorama gigliato è anche il nodo più grande da sciogliere, un sinistro richiamo che lascia un retrogusto agrodolce alla fine dell'entusiasmo appena descritto. Non siamo alla rottura, no, ma Commisso stavolta ha cambiato il tono e non si è rivelato semplicemente attendista o protettivo come in passato: il patron della Fiorentina è apparso ieri, per la prima volta, anche impaziente in merito alla firma di Vlahovic su un rinnovo da record per la storia viola, un rinnovo apparso spesso a un passo ma che, ancora, non ha trovato conforto nella firma e nel conseguente annuncio.
Il tira e molla con gli agenti, l'attesa snervante, rappresentano un monito che riporta ad altre questioni, ad altri campioni decollati verso altre realtà: certo pare surreale che Vlahovic temporeggi di fronte a un ingaggio da 4 milioni a stagione ma, al contempo, è evidente che in estate - lasciando la Fiorentina a un anno dalla scadenza - il classe 2000 andrebbe a prendere cifre ancora più importanti e, in assenza di rinnovo, potrebbe farlo con un esborso per il cartellino anche inferiore rispetto alle cifre monstre circolate nell'ultimo mese (80 milioni di possibile clausola). Schermaglie e affari spesso decisi a distanza dai riflettori, ben lontani dagli abbracci di un patron particolarmente caloroso, con la certezza di cadere in piedi anche senza una firma sul rinnovo, in un mercato sempre più fondato sulla volontà del singolo calciatore e del suo entourage, al di là di veti o formali imposizioni societarie.