Fiorentina in crisi: il lato oscuro del possesso palla

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Il dato statistico e il peso certo ingombrante dei numeri finiscono spesso per divenire giudici supremi, per rappresentare un faro particolarmente efficace per illuminare quel che il campo esprime.

Non è raro che un simile approccio nasconda in sé del vero, andando a individuare le statistiche più utili e significative, ma al contempo è comune l'illusione che, talvolta, i numeri stessi possono dare rispetto all'andamento di una partita o persino di una stagione intera.

La Fiorentina sta scoprendo a proprie spese il distacco tra quello che certe statistiche dicono e l'effettiva resa sul campo, in tal senso la disfatta interna patita ieri con la Lazio (0-4 il risultato finale) diventa davvero chiarificatrice.

Dati che mentono

Che la sconfitta in sé possa essere definita "troppo larga" o "severa" è evidente, soprattutto considerando un buon approccio con la partita rotto da quel micidiale uno-due biancoceleste, ma osservando dati come possesso palla e tiri in porta appare quasi sorprendente il tipo di racconto "distorto" della partita: teniamo conto del 62% di possesso in mano ai viola e di ben 24 tiri contro i 10 della Lazio.

Superficialmente, qui risiede la distorsione del racconto, potremmo immaginare una Fiorentina in controllo costante se non addirittura proiettata all'assalto della porta di Provedel e soltanto sfortunata sottoporta.

Esiste, invece, un vero e proprio lato oscuro di questi numeri e nasce dall'interpretazione dei dati, dall'assunto secondo cui non tutti i numeri raccontino la stessa storia: la Fiorentina è la squadra che "vanta" il possesso palla più elevato della Serie A dopo queste prime nove giornate, un dato superiore al 60%, e ieri tale aspetto ha trovato una conferma ulteriore, contro una Lazio rimasta ferma al 38%. Torna qui in ballo un appunto che Commisso ha di recente mosso verso i viola di Italiano: la scarsa ricerca del gioco in verticale.

Marcos Antônio Calcio Silva Santos, Matteo Cancellieri, Matias Vecino Falero, Manuel Lazzari
Esultanza biancoceleste / Gabriele Maltinti/GettyImages

L'illusione di essere in controllo

Un aspetto lampante e reso plasticamente dal modo in cui la Lazio è riuscita, una volta recuperata palla, a risultare più concreta, più reattiva nelle scelte e più rapida nell'esecuzione delle giocate, a fronte di una viola che dà spesso la sensazione di tergiversare, di "girarci attorno".

Anche i cross vedono la Fiorentina come la squadra più "attiva", col maggior numero di cross tentati appunto, ma in tal senso diventa anche lecita una certa nostalgia di Vlahovic per quella sua capacità di intercettare anche traversoni generalmente innocui per renderli giocabili o insidiosi (qualità che Jovic non possiede, per caratteristiche profondamente differenti dal connazionale).

Anche il dato dei tiri verso la porta diventa a modo suo bugiardo, esprimendo qualcosa di illusorio rispetto a Fiorentina-Lazio del Franchi: su 24 tiri soltanto 3 hanno centrato lo specchio, delle conclusioni biancocelesti (10) ben 6 hanno trovato invece lo specchio della porta difesa da Terracciano, compresa anche una traversa piena colpita da Milinkovic-Savic.

Vincenzo Italiano
Italiano / Gabriele Maltinti/GettyImages

La lettura dei numeri dice dunque tanto su quanto, ad oggi, quello della Fiorentina rappresenti il lato più oscuro e deleterio del controllo del possesso, un mero specchietto per le allodole che dà la sensazione di gestire la gara ma che - negli effetti - non si traduce in una produzione offensiva degna di nota, dando anzi modo agli avversari di restare più cinici e lucidi, dominando pur senza tenere in mano il pallino del gioco (perlomeno a livello psicologico, di inerzia del match).

Anche sullo 0-2, con la Fiorentina proiettata sulla trequarti avversaria, questa sensazione non cambiava: restava cioè la Lazio la squadra indiziata a segnare ancora, con la rimonta che appariva chiaramente una scalata fin troppo impervia da poter intraprendere.