Perché il Franchi si è già innamorato di Nico Gonzalez: oltre alla classe c'è di più
In un calciomercato dai tratti più unici che rari, etichettato a lungo come povero e sottotono nonostante i cambi di maglia di Leo Messi e Cristiano Ronaldo, è curiosamente passato senza troppo clamore o risalto mediatico un acquisto economicamente pesante messo a segno da un'italiana, un nuovo arrivo, in una Serie A toccata da addii pesanti, che sta iniziando a far parlare di sé ben al di là dei milioni (tanti) investiti dalla Fiorentina per averlo.
Arrivare in un club con l'etichetta di acquisto più costoso di sempre è una potenziale fantasma inaggirabile, un muro di aspettative e attese ben difficile da scavalcare: c'è tutto da perdere e poco da guadagnare, almeno in teoria, rispetto alla cifra altisonante in ballo. Il trucco però, per aggirare l'ostacolo, risiede in qualità diverse da quelle (pur importanti) palesate a livello tecnico: Nico Gonzalez, tra Coppa Italia e due sfide di campionato, sta piantando i semi per far crescere un solido idillio con Firenze e lo sta facendo attraverso strade affatto banali. Certo il gol del vantaggio contro il Toro rende palese il bagaglio tecnico di un giocatore che, non può essere un caso, ha trovato spazio con continuità nell'Argentina vincitrice della Copa America, pur con un concorrente del calibro di Di Maria.
L'1-0 viola dice tanto: controllo al limite dell'area, destro-sinistro nello stretto e poi un morbido mancino a beffare Milinkovic-Savic. Dice tanto ma, appunto, non dice tutto e non spiega da sé l'esaltazione di cui ha dato prova il Franchi di fronte al suo nuovo pupillo: cross sempre insidiosi dalla sinistra, tesi e non sempre sfruttati a dovere, rapidi spunti in dribbling per saltare l'uomo ma, ed è qui la chiave, una voglia inesauribile di rincorrere ogni pallone, di non darsi mai per vinto, di resistere con tutta la foga possibile ai duri contrasti avversari, senza cedere alla tentazione di accontentarsi del fallo ma desiderando ardentemente la conclusione della giocata.
Se è nota la predilezione gigliata per i giocatori tendenti alla ricerca del bello, col faro storico di Antognoni a rendere chiaro il gusto unico del 10 per Firenze, è altrettanto forte la voglia di innamorarsi di chi lascia tutto sul campo: Nico Gonzalez rappresenta una sintesi efficace dei due tratti che il tifoso è pronto a sposare, talento e garra, classe cristallina e maglietta sudata (persino strappata, nel caso specifico di ieri). Una sintesi che già contro la Roma si iniziava a intravedere, con la necessità di cambiare ruolo in corsa, in inferiorità numerica, ma che ieri sembra sbocciata sotto gli occhi di tutti, finalmente occhi presenti a pochi passi e non più filtrati dalla TV.
Ed è vero che, tra i titolari ieri in campo, Gonzalez era il solo volto nuovo rispetto alla Fiorentina pallida dello scorso anno ma, al contempo, le sue caratteristiche incontrano a pieno quel che si aspetta Italiano dai suoi esterni offensivi, il bisogno di abbinare spada e fioretto, efficacia e generosità. Una fusione che, ora più che mai, può essere la giusta combinazione per riaprire il prezioso scrigno (fino a poco fa serrato) dell'entusiasmo.
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