La Flop 5 dei peggiori calciatori della 38ª giornata di Serie A
Perdere l’ultima giornata di campionato è un po’ come fallire l’ultima interrogazione dell’anno scolastico, anche se la media-voto non viene compromessa. Il modo peggiore per chiudere un libro e prepararsi alle vacanze, perché si sa che il proprio dovere va fatto fino in fondo a prescindere dal raggiungimento anticipato degli obiettivi. Se poi la stecca compromette addirittura il percorso di un intero anno si può parlare di incubo o di beffa, a seconda delle prospettive. Per il Napoli si possono usare entrambi i sostantivi, visto che alla vigilia della volatona Champions tutti avevano dato per certo che il ballottaggio fosse tra Milan e Juventus visto l’impegno degli azzurri contro il tranquillo Verona. E invece, per una volta, l’Hellas è stato fatale proprio per il Napoli e non per i rossoneri. Superficialità? Paura di vincere? Qualunque sia la causa, la delusione è cocente e apparentemente non spiegabile. La flop dell’ultima giornata è allora ricca di esponenti azzurri, ma non manca anche un grande vecchio al passo d’addio con l’Italia e una delle rivelazioni del campionato, semplicemente stanco alla meta. Da lui, sì, raggiunta…
1. Elseid Hysaj (Napoli)
Nella notte dei rimpianti del Napoli è doveroso riavvolgere il film della stagione e pensare anche agli errori in sede di mercato. Di sicuro nella prossima stagione andrà ricostruita la fascia sinistra, che non ha mai trovato un interprete all’altezza dopo i tanti infortuni subiti dal miglior Ghoulam. Nella sua 222ª e ultima presenza con gli azzurri l’albanese, ormai adattato sulla fascia meno amata, gioca con il freno a mano tirato, peccato capitale contro una squadra così aggressiva. Troppo timido, non spinge praticamente mai e completa l’opera facendosi sfilare troppo facilmente da Faraoni nell’azione che decide partita e campionato.
2. Marash Kumbulla (Roma)
La classe di Mkhitaryan e l’orgoglio del gruppo salva la serata della Roma e regala a José Mourinho una forse poco gradita qualificazione alla nuova Conference League. Quanto visto nella prima ora di gioco in casa giallorossa è però da incubo, in particolare sul centrosinistra della difesa. Santon e Reynolds fanno a gara a chi sbaglia di più, mentre l’italo-albanese è semplicemente disastroso, dal primo all’ultimo minuto, venendo saltato regolarmente da Nzola e Verde e da qualunque avversario gli si presenti di fronte. La prima annata in un grande club è stata caratterizzata da tanti infortuni, ma il rendimento è stato decisamente da dimenticare
3. Matteo Pessina (Atalanta)
Gasperini non ha mai voluto rinunciarvi nella seconda parte di stagione, ma evidentemente anche per il centrocampista brianzolo si è accesa la spia della riserva. Dopo la prestazione non indimenticabile nella finale di Coppa Italia arriva un altro passo indietro al cospetto del Milan. Il centrocampista che sogna l’Europeo non riesce né a trovare la posizione, né a farsi vedere con o senza palla o a servire gli attaccanti. La guardia attenta di difensori e centrocampisti del Milan è una concausa importante, ma così la convocazione rischia di sfumare…
4. Gary Medel (Bologna)
La sua esperienza italiana si chiude nel più amaro dei modi, dopo 125 presenze complessive in Serie A. Al termine di un campionato nel quale era stato a lungo accantonato, il cileno viene schierato da Mihajlovic come difensore centrale. Non la migliore delle idee al cospetto di una Juventus feroce con attaccanti molto in forma e motivati. Il cileno ex Inter non riesce neppure a dirigere come personalità e senso della posizione un reparto che affonda fin dai primi minuti, senza mai riuscire a reagire. Lungo il corso della serata viene meno anche sul piano atletico.
5. Rodrigo Becao (Udinese)
C’è modo e modo per partecipare a una festa, anche da non invitati… L’Udinese cede di schianto di fronte allo show dell’Inter, confermando il trend di un finale di campionato deludente che potrebbe portare alla separazione da Luca Gotti. Di sicuro il tecnico veneto non ha provato a cambiare granché, una volta ottenuta la salvezza, per rinfrescare le motivazioni della squadra, ma in campo vanno i giocatori, tutti deconcentrati a partire dal brasiliano, che inizia la pessima giornata facendosi bruciare dall’inserimento di Young, senza più riuscire a riprendersi. Anzi, Lautaro e Lukaku lo dominano a piacimento, sovrastandolo anche sul piano della brillantezza fisica.
6. Allenatore: Gennaro Gattuso (Napoli)
Come nel peggiore degli incubi. Due anni dopo, Ringhio chiude ancora al quinto posto, a un’incollatura da chi sta davanti e vola in Champions. Ma se ai tempi del Milan il tecnico calabrese era in qualche modo riuscito a prepararsi all’amarezza, era difficile immaginare che il super Napoli degli ultimi tre mesi non riuscisse a battere un Verona sì determinato, ma pur sempre senza obiettivi. In verità la squadra ha smesso di correre a cento all’ora già da inizio maggio e il pareggio contro il Cagliari può oggi essere letto come un sinistro presagio, ma la squadra aveva tutto per piegare l’Hellas. Tutto a parte la tranquillità, quella che stranamente Gattuso non è riuscito a infondere ai suoi, parsi troppo frenetici e addirittura via via rassegnati con il passare dei minuti. Nella notte dell’addio al Napoli, certificato a fine partita da De Laurentiis, lo condanna una disattenzione della difesa, ma anche un gioco meno fraseggiato rispetto al consueto.