La Flop 5 dei peggiori calciatori della 32ª giornata di Serie A
Il calcio è materia beffarda, si sa. E allora è vietato stupirsi del fatto che i risultati del penultimo infrasettimanale della stagione mettano dietro la lavagna le tre italiane fautrici della Superlega. Un punticino in due per Inter e Milan e vittoria sofferta per la Juventus. Il risultato è una corsa alla Champions League (tornata, almeno al momento, la stella polare di tutti a livello europeo...) che si infiamma anche alla luce di quanto accaduto nei posticipi, con l'Atalanta che ha buttato via la vittoria a Roma e il Napoli che ha rullato la Lazio estromettendola o quasi dalla corsa e spaventando Milan, Juve e la stessa Dea. Il calendario strizza l'occhio a Gattuso, che sogna un addio da trionfatore. Intanto, Gasperini esulta pensando che la finale di Coppa Italia si giocherà a Reggio Emilia e non a Roma: l'Olimpico gli porta davvero poca fortuna...
1. Cristiano Ronaldo (Juventus)
Ancora una prestazione deludente, non tanto sul piano tecnico o perché non è riuscito ad andare in gol (terza volta a secco nelle ultime cinque partite giocate), ma sul piano dell’atteggiamento. Concede un inquietante bis di quanto (non) fatto in Champions non saltando in barriera nella punizione vincente del Parma e da quel momento si assenta giocando una partita tutta sua, scollato dai compagni che quantomeno lottano per risalire la china, seppur in modo confuso. Nervoso e pericoloso solo una volta con un errore da deconcentrazione davanti alla porta, difficile anche giudicare l’intesa con Dybala. Mister Champions era forse scosso dal caos Superlega o dall’annata anonima della squadra, sembra non vedere l’ora di pensare all’Europeo. E magari di cambiare aria.
2. Samir Handanovic (Inter)
L’avevamo “perdonato” dopo l’erroraccio di Napoli, in coabitazione con De Vrij, ma a La Spezia concede il bis facendosi sorprendere come un principiante dal tiro non irresistibile di Farias. La continuità non è mai stato il suo pregio migliore, ma due errori consecutivi così evidenti lasciano il segno. La squadra sembra aver mollato inconsciamente qualcosa in vista del traguardo quasi raggiunto, ma lo sloveno sembra pagare anche l’incertezza sul futuro, rovinandosi così l’attesa verso il proprio primo, sospirato trionfo in nerazzurro e della carriera.
3. Luis Muriel (Atalanta)
Questa volta Mister Subentro delude e parecchio, contribuendo a quello che è a tutti gli effetti uno spreco vista la prestazione della squadra nella prima ora di gioco. Gasperini si fida della sua freschezza negli spazi mandandolo in campo al posto di un Malinovskyi ispiratissimo e il colombiano risponde presente solo sul piano della velocità. Il passo c'è, il resto no, a cominciare dalla mira inaspettatamente sballata come dimostrato dall'erroraccio solo davanti a Pau Lopez. Uno dei tanti colpi da ko sprecati dalla Dea e Luis ci unisce più di qualche appoggio maldestro a denotare una deconcentrazione ingiustificabile. Frenata pesante nella corsa alla Champions.
4. Fikayo Tomori (Milan)
Come per Handanovic, le attenuanti finiscono al secondo errore. A dir poco distratto su Destro, nella seconda gara casalinga consecutiva concede il bis facendosi beffare troppo facilmente da Raspadori, che non è certo più esperto di lui, nel gol della sconfitta. Fino a quel momento era stato tra i meno peggio di una difesa nella quale stavolta ha tradito in parte anche Kjaer. Evidente il calo nelle ultime partite a livello fisico e di concentrazione.
5. Lucas Leiva (Lazio)
Il voto andrebbe condiviso con Inzaghi e Farris che scelgono di mandarlo in campo. Vero che alla saggezza tattica del brasiliano non si rinuncia facilmente, ma quando la condizione atletica non c'è e di fronte si ha una squadra in gran forma come il Napoli e composta da attaccanti rapidi negli spazi stretti puntare su un cavallo di razza, ma zoppo, rischia di diventare un boomerang, cosa che in effetti avviene. Alla lentezza che gli appartiene unisce una scarsa reattività nella lettura del gioco, che invece sarebbe una sua qualità. Così in una partita che già si mette male da subito la sua mancanza di filtro causa il tracollo della squadra, simboleggiato dal modo in cui si fa saltare da Insigne nell'azione del 3-0 che vale il ko tecnico per i biancocelesti. E forse l'addio definitivo al sogno di tornare Champions.
6. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
La maledizione di San Siro prosegue, ma gli alibi rischiano di venire meno. Il ko contro una squadra che sarà anche stata motivata dal caos Superlega, ma pur sempre priva di obiettivi, si spiegano solo in parte con l’inevitabile stanchezza dopo 9 mesi a tutta tra scorsa stagione e attuale, l’attenuante più gettonata per giustificare il rendimento del 2021, mediocre in generale e da retrocessione limitatamente al rendimento interno. L'assenza di Ibrahimovic è un macigno e a squadra non ne ha più, questo si vede, ma il tecnico emiliano non riesce a motivarla come dovrebbe e non convincono neppure la lettura a gara in corso. Ok, Calhanoglu non era al top e Rebic non stava brillando, ma gli innesti di Krunic e Mandzukic non danno gli effetti sperati, così come l’insistenza su Meitè. Hauge, l’uomo della scossa contro la Samp, è stato ignorato…
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