La Flop 5 dei peggiori calciatori della 33ª giornata di Serie A
Era il 6 gennaio quando la super-sfida tra Milan e Juventus fu presentata come una sorta di ultima spiaggia per i bianconeri per non abdicare dalla corsa allo scudetto con ampio anticipo. Come andò lo sanno tutti, ma se per la squadra di Pirlo quel successo si sarebbe rivelato un'illusione, per quella di Pioli, all'epoca lanciatissima e imbattuta, sarebbe stato un sinistro presagio di una seconda parte di campionato da dimenticare. Dal sogno scudetto all'incubo di non centrare neppure la qualificazione alla prossima Champions League, obiettivo minimo della stagione, il passo è stato troppo breve per Ibrahimovic e compagni. Il crollo contro la Lazio certifica che il rischio è concreto, anche a causa di un calendario impietoso. Solo il ritorno dello svedese può segnare la scossa a livello tecnico e temperamentale. La Juventus non sta molto meglio ed è appaiata in classifica. E quello scontro diretto bis in arrivo questa volta avrà tutto un altro sapore...
1. Aaron Ramsey (Juventus)
Difficile scegliere il peggiore nell’ennesima giornata da dimenticare per la Juventus. Di buono c’è solo il pareggio strappato con il cuore e non certo con il gioco, anche perché troppi singoli di livello steccano malamente. Cristiano Ronaldo va sempre peggio, Dybala non graffia, ma la palma del peggiore va al gallese che disputa una partita a tratti irritante. Che il passo non sia il suo forte lo si sapeva, ma vederlo corricchiare fa male anche ai non tifosi bianconeri. Gioca con sufficienza, quasi con disinteresse e il gol clamorosamente sbagliato a fine primo tempo che poteva cambiare il verso della partita non è che il manifesto del suo pomeriggio. Sostituzione ingiustificatamente tardiva.
2. Hakan Calhanoglu (Milan)
Difficile anche in casa rossonera individuare il peggiore della serata. Hernandez è ormai in apnea da un girone esatto, Mandzukic è al momento una scommessa persa e Tomori sta facendo emergere lacune fin qui mascherate dall’ottimo approccio al campionato italiano. Citiamo allora il fantasista turco, il cui rendimento nel girone di ritorno è disastroso e non certo in linea con le esose richieste d’ingaggio per il rinnovo. Poco concentrato e impreciso sottoporta, si divora subito il gol del vantaggio poco prima del centro di Correa e pure quello del potenziale 1-1. Dialogo con i compagni d’attacco quasi inesistente, si eclissa rapidamente sul piano tecnico e della partecipazione al gioco.
3. Kamil Glik (Benevento)
Il simbolo di una squadra allo sbando, che proprio non riesce più a ritrovarsi e che ora rischia seriamente una retrocessione che avrebbe del clamoroso. Inzaghi continua a cambiare moduli, ma viene tradito in primo luogo dai giocatori più esperti. Al netto di qualche gol, peraltro inutile, il polacco non ne ha più indovinata una dopo l’espulsione contro la Roma che gli ha fatto saltare la prima partita in stagione. Contro l’Udinese è una canna al vento, sempre insicuro negli interventi e crollando in particolare nella ripresa, quando è saltato a ripetizione. Il modo con cui si fa beffare dal giovanissimo Braaf nel finale è la sintesi del momento suo e della squadra.
4. Luca Vignali (Spezia)
Altra prestazione da dimenticare per l’esterno prodotto del vivaio, che a differenza di Maggiore e Simone Bastoni mostra di soffrire e molto la categoria. A Torino l’assurda espulsione in avvio costata di fatto due punti in una partita dominata in 10 uomini, a Genova finisce travolto da Zappacosta, giocatore di livello superiore, ma che non aveva mai giocato così bene in stagione. Colpevole Italiano nel proporlo di fronte a un elemento che ha un altro passo, ma lui ci mette poca scaltrezza e si scoraggia troppo presto franando dall’inizio. Esce a giochi fatti. E adesso c’è da tremare.
5. Rolando Mandragora (Torino)
Chissà se condizionato dalle voci del prepartita, con l’agente che ha parlato del suo possibile approdo al Napoli, il centrocampista passa in poche ore dagli altari alla polvere. Determinante contro il Bologna, non solo per il gran gol, disastroso nella gara che il Toro di fatto non gioca proprio contro il Napoli. Si fa scherzare da Bakayoko nell’azione del gol che mette la partita in salita per i granata, poi non riesce mai a trovare i giusti tempi di gioco anche a causa del gran pressing di Zielinski che finirà per innervosirlo fino a provocarne un’espulsione ingenua a partita ormai finita.
6. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
Il ruolino di marcia casalingo da zona retrocessione ora non viene più salvato neppure dal rendimento esterno. Il Milan si è smarrito, sotto tutti i punti di vista, e se la stanchezza fisica è accettabile considerando la lunga rincorsa post-lockdown e i preliminari di Europa League, preoccupa il fatto che la squadra sembri scarica e sfiduciata a livello mentale. Contro la Lazio i rossoneri sono in balia dell’avversario fin dall’inizio, mostrando un deficit di cattiveria agonistica oltre a quello tecnico. Anche il “manico” sembra aver smarrito l’ascendente sulla truppa oltre che rendersi protagonista di scelte di formazione discutibili. Non paga la fiducia a Mandzukic, Bennacer non era in condizioni e Romagnoli potrebbe anche venire ripescato vista la comprensibile stanchezza di Tomori. Il calendario è da incubo: laddove non c’arrivano le gambe deve arrivare la testa per non buttare via un’intera stagione. E pure la prossima.
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