La Flop 5 dei peggiori calciatori della 36ª giornata di Serie A

La delusione dei calciatori del Torino
La delusione dei calciatori del Torino / Chris Ricco/Getty Images
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Perdere per due volte 7-0 in casa nello spazio di meno di 15 mesi e non retrocedere. Sembrerebbe essere questo lo strano destino del Torino, crollato oltre ogni immaginazione contro il Milan, ma comunque vicino al sofferto traguardo grazie alle disgrazie del Benevento e in parte anche dello Spezia. La squadra di Davide Nicola dovrà comunque dimostrare di aver superato lo shock del rovescio negli ultimi due scontri diretti che il calendario le metterà beffardamente d'accordo. Ha altri problemi Antonio Conte, che la gioia per il proprio di traguardo l'ha già dimenticata. Colpa delle paturnie societarie che si riverberano su qualche nervosismo di troppo, e inaspettato, in campo...

1. Lautaro Martinez (Inter)

Lautaro Martinez
Lautaro Martinez dopo il battibecco con Antonio Conte / Marco Luzzani/Getty Images

Gioca poco meno di un’ora, ma lo fa solo con le gambe. Il Toro sembra uno dei più provati dal kafkiano momento dell’Inter, la cui festa per lo scudetto è durata ben poco vista la delicata situazione societaria. Complice quel contratto non ancora rinnovato e un futuro da scrivere, Conte vede lungo confinandolo in panchina a favore di Sanchez. L’infortunio del cileno gli offre la possibilità di distrarsi e pensare a ciò che sa fare meglio, che sarebbe poi anche il modo ideale per mettere spalle al muro la società in chiave rinnovo ed adeguamento d’ingaggio. Invece niente, il numero 10 non è sintonizzato sulla gara a differenza del gemello Lukaku, sempre sul pezzo. Dopo un approccio che illude si stacca dal match, sbagliando giocate facili e quasi nascondendosi in campo. La sostituzione è inevitabile e il resto, ovvero la reazione scomposta, è ingiustificabile a stagione conclusa e da censurare anche per la considerazione del resto del gruppo.

2. Lyanco (Torino)

Salvatore Sirigu, Lyanco
Salvatore Sirigu e Lyanco / Stefano Guidi/Getty Images

Come in positivo nel Milan non è stato facile individuare i migliori all’interno di una prestazione con tante eccellenze, analogamente è impresa improba pescare tra le macerie del Toro distrutto da sette gol come accaduto meno di 15 mesi fa contro l’Atalanta. Così se Singo è stato travolto da Hernandez dopo un avvio promettente, e se Zaza non ha sfruttato l’occasione concessagli da Nicola che ha scelto di far rifiatare gli attaccanti titolari, la palma del peggiore va al difensore brasiliano, che non ha certo sostituito al meglio Nkoulou. L’inconcepibile intervento su Castillejo che origina il rigore dello 0-2 è solo l’errore più evidente di una partita infarcita di svarioni tecnici, incertezze e interventi fuori tempo e che lo aveva già visto entrare deconcentrato, peccato capitale. Non riuscirà più a riprendersi, altra colpa grave per un giocatore di alto livello, è coinvolto in quasi tutti i gol al passivo.

3. Juan Musso (Udinese)

Giovanni Di Lorenzo, Juan Musso
Di Lorenzo e la sua rete contro l'Udinese / Francesco Pecoraro/Getty Images

L’esperienza in Friuli che lo ha rivelato al calcio internazionale sta per concludersi, non nel migliore dei modi. Piccola crepa in un percorso che dovrebbe portarlo a grandissimi livelli, la tendenza a rilassarsi troppo spesso, con errori imprevisti e macroscopici, come successo più di una volta in stagione, non solo in partite con un risultato già definito. A Napoli l’ex River non vive una delle sue giornate migliori e a stupire è proprio la gratuità degli errori, frutto di deconcentrazione, come la palla assassina per De Paul che origina la rete di Lozano. Imperfetta poi la ribattuta sul colpo di testa di Manolas da cui nasce il poker di Di Lorenzo. Senza macchie sul resto della goleada, ma per ambire a una super big bisogna limitare gli svarioni. O renderli meno vistosi...

4. Marlon (Sassuolo)

Cristiano Ronaldo, Marlon
Cristiano Ronaldo e Marlon / MB Media/Getty Images

Se i dirigenti dello Shakhtar hanno visto con attenzione la partita della Juventus, Roberto De Zerbi farà bene a rivedere qualcosa del proprio credo tattico… Scherzi a parte, non capita tutti i giorni di avere di fronte Cristiano Ronaldo, peraltro rabbioso dopo l’ultima, pessima prestazione contro il Milan, però il brasiliano ci mette del proprio sia per esaltare il portoghese, sia per evidenziare i limiti dell’organizzazione difensiva dei neroverdi. Vedere come CR7 lo scherza nell’azione del 2-0 è imbarazzante tanto quasi le praterie lasciate dalla squadra, ma in generale l’ex sembra catapultato da Marte per come non riesce a capire come provare quantomeno a limitare il fuoriclasse avversario. Il resto è consequenziale, perché si sfiducia e sbaglia praticamente tutto lo sbagliabile, compreso il fuorigioco mancato sul gol di Dybala.

5. Vedat Muriqi (Lazio)

Vedat Muriqi
Muriqi contro il Parma / Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images

L’assenza di Caicedo e la volontà di Inzaghi di far rifiatare Correa in vista del derby fanno cadere sulle spalle del kosovaro anche contro il Parma il ruolo del partner di Immobile. Detto che la squadra rischia più volte di andare sotto e sembra non credere più ad una rimonta in effetti quasi impossibile sulla zona Champions, l’ex Fenerbahce pare uno dei primi ad aver staccato mentalmente al termine di una stagione, la sua prima e con ogni probabilità unica in biancoceleste, che può essere catalogata come disastrosa senza temere di essere smentiti. L’impegno c’è e del resto c’è sempre stato, movimento e sponde per i compagni ne arrivano, ma il rendimento è sconfortante, prima di tutto sul piano tecnico e poi anche su quello della tenuta nervosa, perché esce troppo presto dalla partita dopo aver sbagliato due occasioni facili facili. Inevitabile la sostituzione dopo la seconda di queste, in avvio di ripresa, scelta che il giocatore non prende certo con filosofia. Sarebbe dovuto essere il rinforzo d’esperienza per la Champions, ha floppato pesantemente anche in campionato.

6. Allenatore: Davide Nicola (Torino)

Davide Nicola, Theo Hernandez
Davide Nicola e Theo Hernandez / Jonathan Moscrop/Getty Images

Tanto tuonò che si scatenò la tempesta. Salvo colpi di coda a La Spezia o nel recupero contro la Lazio, il Torino si troverà costretto ad inseguire la salvezza fino all’ultima giornata. Merito di un rendimento in picchiata nell’ultimo mese anche a livello di gioco, così dopo il brutto pareggio contro il Verona ecco l’umiliazione interna contro il Milan. La squadra di Pioli è in forma smagliante di testa e di gambe, ma una resa così incondizionata fa male anche alla psicologia del gruppo in vista del rush finale oltre che alla storia del club e allora perché favorirlo con il maxi turnover? Belotti e Sanabria non erano al top, ma rinunciare a cinque titolari contro la seconda in classifica reduce da aver dominato in casa della Juventus non è una scelta strategica. Colpevole anche per non aver saputo far reagire la squadra e per non essere riuscito a correggere in corsa l’imbarazzante (dis)organizzazione difensiva.


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