La Flop 5 dei calciatori della 22ª giornata di Serie A
Meno di un mese dopo aver conquistato il titolo d'inverno il Milan cede lo scettro del campionato all'Inter. Tre sconfitte in poco più di un mese rappresentano uno score troppo negativo per restare al comando, anche, se non a maggior ragione, nel campionato più equilibrato degli ultimi dieci anni. All'orizzonte però c'è proprio il derby, in uno di quei momenti il cui il calendario sembra al tempo stesso sornione e spietato. Qualsiasi risultato differente rispetto alla vittoria della squadra di Conte sarebbe l'etichetta a un finale di stagione mozzafiato. Per farcela, però, il Milan avrà bisogno che tutti i propri migliori giocatori interpretino la partita al meglio, al contrario di quanto avvenuto contro lo Spezia. Per la gara del "Picco", così come quella della Juventus a Napoli, abbiamo dovuto scegliere un peggiore "simbolico". Ma la scelta è stata ardua...
1. Giorgio Chiellini (Juventus)
Il suo rientro aveva dato stabilità non solo alla difesa ed era stato alla base della striscia di vittorie. Vero, anche se va detto che nella pessima prova in casa dell’Inter in campo c’era anche il Capitano. A Napoli, però, il numero 3 bianconero frana di brutto. La sbracciata su Rrhamani è tanto ingenua quanto punibile e mette maledettamente in salita la partita. Certo il pareggio sarebbe potuto arrivare lo stesso, ma con l’esperienza che ha Giorgione dovrebbe capire che questo tipo di “giocata” con il Var diventa molto pericolosa. Non pago, rischia più volte la doppia ammonizione per diverse entrate al limite. Memento in vista del Porto...
2. Hakan Calhanoglu (Milan)
Difficile individuare un solo giocatore nella peggior serata del campionato per i rossoneri. L’incostanza di Leao è nota, così come a tratti la sua indolenza, Ibrahimovic ringhia, ma non morde, così “puntiamo” sul fantasista turco. La marcatura asfissiante di Ricci non può certo essere un alibi sufficiente per un giocatore che sa come divincolarsi abbassandosi anche a centrocampo. Invece non gli riesce nulla dall’inizio alla fine. Giocate prevedibili, anticipato costantemente e non è un fattore neppure sui calci piazzati.
3. Ciro Immobile (Lazio)
Sono almeno due i “contro-personaggi” della serata che vede interrompersi la serie positiva dei biancocelesti. Wes Hoedt è protagonista in negativo nell’azione del rigore, ma ha l’attenuante di essere stato chiamato in causa all’ultimo per l’infortunato Radu, oltre che del cliente che aveva di fronte. Non così il bomber, che ha steccato un’altra partita di cartello, cosa purtroppo non inedita nella carriera. Vero che a lungo resta senza rifornimenti, ma vederlo sbagliare banalmente l’unica occasione che gli è capitata, nel primo tempo, e soprattutto avviare sbadatamente il contropiede che ha chiuso la partita è, questo sì, inedito. È parso rassegnato troppo presto, lui solitamente gran lottatore.
4. Lukasz Skorupski (Bologna)
Per un portiere una brutta papera che segue di qualche minuto una bella parata il bilancio non può che essere negativo, in particolare se l’errore costa un gol e punti alla squadra. Davvero improvvida l’uscita a vuoto con cui l’ex romanista spalanca la porta a Viola che poi s’inventa un gran colpo di tacco. Lo stesso centrocampista si era visto sbarrare la strada dal polacco nel primo tempo, ma se una difesa non proprio impermeabile viene tradita così l’anonimato di metà classifica diventa inevitabile…
5. Fabio Depaoli (Benevento)
Inzaghi gli ha subito dato fiducia, ma la ruggine accumulata nei mesi passati in panchina all’Atalanta e in precedenza alla Sampdoria sta penalizzando l’esterno bresciano, autore di una pessima prestazione contro il Bologna. Colpevolmente distratto su Sansone dopo meno di un minuto, non si riprende più, mostrando preoccupanti limiti tattici in fase difensiva e anche tecnici in quella di spinta. Solo le incertezze già palesate da Foulon per il momento gli assicurano la maglia da titolare…
6. Allenatore: Andrea Pirlo (Juventus)
Troppi sali e scendi nella stagione d’esordio da allenatore del Maestro. Per carità, tutto lecito visto che la palestra deve farla sul campo, ma di fronte a marpioni come Conte e avendo tra le mani una Juventus non certo paragonabile a quella degli anni d’oro certi errori si pagano. Come l’insistenza su Bernardeschi, che non fornisce il contributo sperato in nessuna delle due fasi. Il mancato apporto del 33 si avverte paradossalmente più in fase di ripiegamento, perché il primo esperimento del simil 4-2-4 fallisce miseramente. Tante occasioni create, ma nessun gol, non solo per i miracoli di Meret, e retroguardia troppo esposta. Senza Arthur, inoltre, inutile insistere sul palleggio…
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