La Flop 5 dei peggiori calciatori della 23ª giornata di Serie A
1. Alessio Romagnoli (Milan)
Il simbolo di una squadra che pur sicuramente stanca, più che in riserva di energie nervose è sembrata subire l’importanza della partita a livello psicologico. Così se il capitano “ombra” Ibrahimovic lotta fino alla fine, per poi uscire dal campo scorato e impotente, quello effettivo affonda senza attenuanti di fronte alla scatenata coppia gol dell’Inter. Perché se Lautaro è imprendibile per il suo movimento, Lukaku è più leggibile. Non per il 13 rossonero, che non riesce mai a trovare un modo per arginare lo strapotere del belga finendo travolto per tutta la partita a livello di velocità e anche di fisicità.
2. Mario Rui (Napoli)
Prendiamo il portoghese come simbolo di un’altra giornata amara per il Napoli, che riesce a tenere testa all’Atalanta solo a tratti nel primo tempo e in generale solo quando la squadra di Gasperini tiene ritmi bassi. L’esterno azzurro in verità era affondato già nella prima frazione con quel fallo su Pessina meritevole di rigore per tutti tranne che per arbitro e Var. La gioia per la fortuna di essere stato graziato dura però molto poco, perché nel secondo tempo diventa il birillo preferito di chi staziona sulla fascia destra dell’Atalanta. Zapata lo umilia nello stacco in occasione del gol che apre la partita. E se non è chiaro perché sia toccato a lui marcare il colombiano, Rui frana anche sul secondo gol, questa volta senza attenuanti “fisiche”.
3. Kevin Lasagna (Hellas Verona)
Approdato a Verona dichiarando senza mezzi termini di ambire a un posto all’Europeo, il cambio di maglia non ha portato modifiche significative al suo feeling con il gol, che sembra ormai disperso piuttosto irrimediabilmente. Semplicemente clamoroso l’errore che risparmia al Genoa il colpo del ko poco dopo il gol di Ilic: superbo lo scatto per bruciare Radovanovic, sciagurata la conclusione sul fondo solo davanti ad un Perin ormai rassegnato. Il gol del momentaneo 1-2 di Faraoni ne aveva risollevato il morale e invece dopo il pareggio non deve aver vissuto una notte serena…
4. Kamil Glik (Benevento)
dopo aver giocato tutti i minuti di tutte le prime 22 partite di campionato l’ex capitano del Torino si concede una licenza molto grave e inattesa, quella di lasciare i suoi in dieci per quasi tutto il secondo tempo a causa di due ammonizioni assai ingenue. Forse severa la prima, per il body check su Mkhitaryan, inevitabile la seconda visto l’intervento duro e in ritardo ancora sull’armeno. Vane le proteste, evidente lo sconcerto di Inzaghi, tradito da uno dei giocatori più esperti della rosa in una partita che, se persa, avrebbe messo in salita la seconda parte di stagione.
5. Giovanni Simeone (Cagliari)
L’emblema dell’involuzione della squadra. Di Francesco non ha perso la panchina solo per aver continuato a difendere l’argentino, ma forse il rapporto con Pavoletti andava coltivato meglio, perché senza instaurare un’adeguata concorrenza il Cholito ha finito per appiattirsi e per appiattire le proprie prestazioni. Nella partita contro il Torino corre e s’impegna, ma non riesce neppure a fare il solletico ad una delle peggiori difese del campionato.
6. Allenatore: Paulo Fonseca (Roma)
Brutta serata per i giallorossi al “Vigorito”. L’emergenza in difesa è sicuramente una valida attenuante, ma finisce per trasformarsi in un boomerang perché il tecnico portoghese si ostina a non cambiare modulo nemmeno in questa circostanza, preferendo adattare Spinazzola al ruolo di terzo centrale schierando Bruno Peres a sinistra invece di passare a un 4-2-3-1 più fluido che avrebbe consentito di sfruttare meglio le fasce al cospetto di un avversario molto chiuso. Neppure l’espulsione di Glik gli fa cambiare idea, l’ex tecnico dello Shakhtar “capitola” solo al 70’. E a questo punto rinunciare a Dzeko in avvio assomiglia a un suicidio…
Segui 90min su Facebook, Instagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo della Serie A.