La Flop 5 dei peggiori calciatori della 26ª giornata di Serie A
Vincere sarà anche l'unica cosa che conta, come "urlato" da Samir Handanovic al termine della partita vinta dalla sua Inter contro l'Atalanta, ma non sempre basta per evitare brutti voti... Ne sanno qualcosa Inter, Milan e Juventus, che nonostante i tre punti conquistati nella sesta di ritorno hanno a che fare con casi più o meno importanti riguardanti giocatori che faticano a diventare decisivi o che addirittura a volte lo sono al contrario. L'età è dalla parte di qualcuno e meno di altri, ma sarà fondamentale cambiare marcia con effetto immediato, pena la diminuzione del minutaggio in vista della fase cruciale della stagione.
1. Arturo Vidal (Inter)
Nell’Inter che vola resta il caso del cileno triste. Il posto da titolare sembra irrimediabilmente perso dopo oltre metà di una stagione disastrosa. Il suo mentore Conte gli ha preferito tanti altri giocatori, buon ultimo Eriksen, applicatosi con profitto nelle partite della svolta stagionale. La scelta di riproporre il Guerriero contro l’Atalanta non ha pagato, perché l’ex juventino gioca poco meno di un’ora con inquietante svagatezza, per non dire superficialità. Tra palloni persi e contributo assente in fase di inserimento e della corsa, la sostituzione arriva inevitabile. E pochi secondi dopo, l’Inter passa...
2. Kevin Malcuit (Fiorentina)
La seconda da titolare del francese in maglia viola è un disastro su tutta la linea. In 90 minuti, l’abc di cosa non deve fare un quinto di centrocampo: timido e impreciso in fase di spinta, da horror in quella difensiva, dove è costantemente in ritardo. Il Parma banchetta e dalla sua parte costruisce l’azione del secondo e del terzo gol, quello che senza l’autorete di Iacoponi avrebbe potuto inguaiare di brutto la squadra. L’alibi della condizione approssimativa dopo la lunga assenza regge solo in parte.
3. Rafael Leao (Milan)
La vittoria di Verona è una delle più importanti nella stagione del Milan, perché ottenuta sul campo di una squadra che ha messo in difficoltà tante big e perché conquistata col reparto d’attacco quasi azzerato. I gol li fanno centrocampisti e difensori e l’unica punta vera rimasta stecca nuovamente. Altra prestazione scialba e a tratti svogliata, tipica di chi sa di avere talento, ma decide di sfoderarlo solo a tratti. Vero che il ruolo di centravanti boa non è il suo, ma una sola azione di rilievo in 90 minuti, il velo per il gol di Dalot, è davvero troppo poco.
4. Dejan Kulusevski (Juventus)
I bianconeri regalano alla Lazio buona parte del primo tempo, per poi risalire la corrente una volta sotto, complice anche un vistoso calo non solo atletico degli avversari. Pirlo può essere soddisfatto anche per i tanti esperimenti tattici effettuati, ma non della prova dello svedese. L’ex Parma manda in gol Correa complicando di brutto la serata, ma quel che è peggio è che non riesce più a riprendersi, sbagliando tanto e giocando con paura. La posizione di esterno destro del tridente di mezze punte non sembra la sua, ma giocare da soli non è quasi mai la soluzione giusta.
5. Claudio Terzi (Spezia)
Non è la prima volta che Italiano deve ricorrere a sostituzioni in difesa all’intervallo o poco dopo. Vero che il gioco degli Aquilotti è dispendioso per tutti i reparti anche sul piano mentale, ma contro il Benevento il capitano sbaglia tutto e di più a partire dall’azione del gol di Gaich che mette in salita la partita. Fuori posizione e disattento, faticherà a reggere il reparto per tutta la prima frazione, costringendo il tecnico al cambio.
6. Allenatore: Simone Inzaghi (Lazio)
La sintesi di come un allenatore possa poco o nulla se i suoi tenori non sono ispirati. Con Immobile in crisi e Luis Alberto in ombra, anche uno dei tecnici più preparati sul piano tattico deve arrendersi di fronte ad una squadra come la Juventus in grado di risolvere una partita con giocate isolate. Certo stupisce che uno come Simone non riesca a trovare una risposta alla mossa a sorpresa di Danilo centrale di centrocampo. Non paga la fiducia a Lulic e ancora meno l'ingresso di Escalante. La sensazione sgradevole è che dopo il crollo contro il Bayern la squadra abbia staccato la spina.
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