La Flop 5 dei peggiori calciatori dell'andata degli ottavi di finale di Champions League
C'è purtroppo tanta Italia nella rassegna dei peggiori protagonisti dell'andata degli ottavi di Champions. Dopo una fase a gironi più o meno trionfale, Inter a parte, usciamo infatti con le ossa rotte dalla prima tornata di sfide "vere", visto che in tempi in cui si invoca la Superlega ogni due giorni, e visto il livello della fase autunnale di partite, si può dire che la Champions sia iniziata qui. Male, quindi, anche se non malissimo, perché in parte l'Atalanta, ma soprattutto la Juventus, hanno ancora qualche speranza di rimonta, seppur dopo gli orrori, più tattici che tecnici, del "Do Dragao". Consoliamoci comunque con la presenza di altri giocatori di fama internazionale incappati in una serata no. Anche se forse più per colpe delle rispettive squadre...
1. Rodrigo Bentancur (Juventus)
Nel disastro juventino al “Do Dragao” si è salvato di fatto il solo Federico Chiesa, ma la palma del peggiore non può che andare all’uruguaiano. Alla sua personalità diciamo così non troppo spiccata in fase di inserimento e di conclusione ci si è ormai abituati, ma è oggettivamente impossibile trovare una spiegazione logica al black out che lo porta a palleggiare nella propria area dopo meno di un minuto di gioco, con il pressing altissimo degli avversari alle calcagna. La sua partita, e non solo quella della Juventus, ne risulterà inevitabilmente condizionata, perché l’ex Boca non si riprenderà più, andando anzi vicino poco dopo a un incredibile bis. Prova timidamente a farsi vedere in costruzione quando la squadra si riprende, ma sempre senza accendere mai la luce.
2. Patric (Lazio)
Ci vorrebbe un ex aequo con Musacchio, perché al netto dell'evidente differenza di valori e di esperienza (a parte Musiala...) tra le due squadre, e al netto anche dell'approccio famelico mostrato dai tedeschi al cospetto di un avversario al contrario intimorito da subito, gli errori individuali hanno fatto la differenza nella notte dell'Olimpico. L'ex Milan regala subito il vantaggio a Lewandowski con un retropassaggio sciagurato, ma Inzaghi lo risparmia dopo 30 minuti. Lo spagnolo invece torna in campo anche dopo l'intervallo, pur dopo un primo tempo da incubo. Sistematicamente saltato, alla lentezza aggiunge paura di sbagliare e limiti tattici. Una sostituzione nell'intervallo sarebbe stata più logica.
3. Ivan Rakitic (Siviglia)
Il Borussia targato Terzic sarà anche più solido rispetto a quello della gestione Favre e Haaland si è confermato ingiocabile, però alcune ingenuità degli andalusi hanno spianato la strada al successo che ha permesso ai tedeschi di ipotecare il passaggio del turno. Stupisce che a commetterle sia stato il più esperto della rosa, uno al quale sicuramente non manca l’abitudine a partite di una certa importanza. Invece il primo gol di Haaland nasce proprio da una sua brutta palla persa che dà il via libera alla ripartenza di Reus. Lopetegui lo lascia negli spogliatoi durante l’intervallo, perché il contributo del croato è nullo anche in fase di regia e di inserimenti.
4. Clément Lenglet (Barcellona)
Dopo i disastri nella fase a gironi contro la Juventus il francese arricchisce la propria galleria di orrori spalancando la porta alla goleada del Paris Saint-Germain. Spiace infierire, ma l’inadeguatezza dell’ex Siviglia a questi livelli si conferma di partita in partita. Impossibile immaginarlo anche in tribuna nel Barça degli anni d’oro alla luce di quanto (non) mostrato al cospetto dei francesi. Certo, sul gap di velocità rispetto a Mbappé c’è poco da fare, ma i difetti cronici e didattici in marcatura lasciano a bocca aperta. Non sa letteralmente chi andare a prendere e dove, per tutti i 90 minuti.
5. Dayot Upamecano (Lipsia)
A 22 anni vanta già una trentina di presenze nelle Coppe ed è entrato nel giro della Nazionale. Di lui si parla da anni come di un talento e il Bayern ha bruciato la concorrenza accaparrandoselo. Il CEO dei campioni d'Europa Rummenigge non gli ha fatto un complimento affermando che il club preferisce stare alla larga dai "pesci grossi, che sono rischiosi" e la prima partita europea dopo la definizione del futuro trasferimento non è stata di livello. Non si tratta peraltro della prima stecca a livello internazionale, ma contro il Liverpool si vedono davvero troppi difetti, anche se quasi tutti comuni a molti difensori moderni: errori a ripetizione nelle uscite e a livello tecnico, deconcentrazione e limiti in marcatura. Per Flick ci sarà da lavorare...
6. Allenatore: Diego Pablo Simeone (Atletico Madrid)
Si sarebbe potuto mettere dietro la lavagna Andrea Pirlo, perché se Bentancur ha fatto ciò che ha fatto è anche "colpa" del tecnico e della ricerca troppo ossessiva del palleggio anche in zone del campo pericolose, ma la brutta partita dei Colchoneros merita un approfondimento. La sconfitta contro il Levante non era evidentemente figlia del pensiero rivolto alla Champions. La squadra sembra in debito di ossigeno, ma soprattutto sembra evaporata quella vena più propositiva che si era vista nella prima parte di stagione e in parte in quella scorsa. Contro il Chelsea si vede il vecchio Atletico difensivo e attendista, ai limiti dell'anticalcio. La punizione, benché severa per l'andamento della partita, arriva puntuale. Urge reazione per non vanificare anche la corsa in Liga.
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