Il flop della Germania è la punta dell'iceberg di una crisi che parte da lontano
Dopo Russia 2018, la Germania esce ai gironi anche a Qatar 2022. Nel mezzo l'eliminazione agli ottavi di Euro 2020 sancisce quello che per la Germania è un autentico fallimento, piuttosto che il protrarsi di un momento negativo. La Nazionale di Flick lascia la terra qatariota con una sola vittoria, quella contro il Costa Rica, forse la più inutile della sua storia recente e che si aggiunge all'unica conquistata nel 2018 in Russia. Ma tra le tante ombre e poche luci nel Mondiale dei tedeschi, qualcosa di chiaro su cui porre l'attenzione, almeno inizialmente, c'è. È però sempre cosa buona e giusta non fermarsi ai giudizi nudi e crudi ma provare ad andare a fondo, per intercettare e capire i motivi che portano a un determinato evento.
Non è bastata una rivoluzione per cambiare davvero le cose: i pesanti investimenti nello sviluppo dei settori giovanili, l'aver monitorato più di un migliaio di ragazzi a triennio per verificarne lo sviluppo tecnico e motorio. Non sono bastati gli addii di Kroos e di Löw per la ripartenza di un ciclo che in realtà non è ancora avvenuta. Un evento strano per un Paese che da sempre ha sfornato numerosi talenti in grado di emergere e imporsi pian piano anche in Nazionale. Le motivazioni alla base possono essere innumerevoli: dall'insistenza su alcuni giocatori che sono arrivati al tramonto della loro carriera calcistica, forse per pura riconoscenza per quello che hanno dato alla Mannschaft negli anni addietro, all'inconsapevole esclusione di altri che invece sono in rampa di lancio. Come Kai Havetz, che a 22 anni ha già deciso una Champions e che ha permesso di evitare la figuraccia della sconfitta con il Costa Rica. Un ragazzo che, guarda un po', non milita più in Bundesliga. Sì, perché un'altra ragione potrebbe essere riconducibile al fatto che ormai i migliori - o almeno alcuni - talenti del calcio europeo non giochino più nel campionato tedesco.
Inoltre la Germania sembra essere un mix di giocatori esperti e più giovani ma che non sembrano essere affini calcisticamente tra loro. La Nazionale che nel 2014 trionfò brillantemente in Brasile era composta da calciatori altamente fisici ma di assoluta qualità. Quella di adesso sembra essere un po' un ibrido tra giocatori in rampa di lancio ma ancora un po' acerbi uniti a giocatori che, come detto, sono alla fine del loro ciclo calcistico.
Una Nazione che da sempre ha avuto una programmazione meticolosa e quasi ossessiva nello sviluppo dello sport e nella crescita dei suoi talenti, sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia al quale deve porre rimedio. Anche a costo di scelte dolorose.