Cosa sono i fondi di investimento private equity e perché puntano al calcio italiano
Di Marco Deiana
L'appetibilità della Serie A cresce e il calcio italiano sta tornando - lentamente - ai fasti di un tempo. Ad oggi siamo ancora la quarta lega per appeal in Europa, dietro a Premier League, LaLiga e Bundesliga, davanti - per fortuna, non ce ne vogliano i francesi - alla Ligue 1. Nonostante ciò, o forse è meglio dire proprio per questo motivo (poi dopo capirete il motivo), i fondi di investimento (private equity) guardano al calcio del Bel Paese con gli occhi a cuoricino. Ma cosa sono? E per quale motivo stanno dimostrando tutto questo interesse verso la Serie A e, in generale, il calcio italiano?
L'arrivo dei fondi in Italia
Tutto è iniziato nel 2018, quasi per caso. Il Fondo Elliott, ossia il fondo di investimento private equity fondato da Paul Singer, si ritrova in mano il 99,7% delle quote del Milan. Il fondo infatti prestò un anno prima una parte della liquidità necessaria a Yonghong Li per l'acquisto del Milan da Silvio Berlusconi. Prestito che l'imprenditore (?!) cinese non riuscì a restituire. Risultato? L'intero - o quasi - pacchetto azionario del club rossonero passò in mano al Fondo Elliott.
Nel giro di due anni (e poco più), la Serie A viene messa nel mirino di altri fondi di investimento privaty equity. Questa volta però per ottenere in cambio una percentuale sui diritti televisivi del campionato per i prossimi dieci anni. Insomma, approfittando della situazione economica al limite del default del calcio italiano (a causa della pandemia che ha prosciugato le casse di gran parte dei club), i fondi sono pronti ad anticipare somme importanti in cambio di una percentuale sulla vendita dei diritti tv a lungo termine.
Non solo. Dalla Cina arrivano pessime notizie per l'Inter. La famiglia Zhang - per ordini superiori - è "costretta" a sospendere qualsiasi investimento fuori dal territorio cinese. La società nerazzurra quindi viene di fatto messa sul mercato. E chi spunta fuori? La BC Partners, un fondo di investimento private equity. Sempre loro.
Cosa sono e perché i private equity guardano alla Serie A?
Il private equity - così come si legge nel glossario di borsaitaliana.it - è una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese che non sono quotate in borsa e che hanno un grande potenziale di sviluppo e crescita. Ciò viene effettuato da investitori che hanno l'obiettivo di portare a casa un importante guadagno dalla vendita dell'impresa o dalla quotazione in borsa della stessa.
Detto questo, perché il calcio italiano è così appetibile per i fondi di investimento private equity? Ad oggi la Serie A - come già scritto in precedenza - è la quarta potenza europea, l'appeal è in crescita (grazie all'arrivo di calciatori come Cristiano Ronaldo, Romelu Lukaku e - anche - Zlatan Ibrahimovic) e i margini per sviluppare e migliorare la presenza del campionato italiano in Europa e nel mondo.
Il resto lo fa la crisi economica che ha colpito tutto il mondo a causa della pandemia. I costi nel mondo del calcio - in parte - si sono ridimensionati e alcuni club hanno perso lo strapotere economico (o anche semplicemente la liquidità di base per la gestione normale dell'azienda). Qui subentrano i fondi di investimento, che vedono nella Serie A un asset importante da sfruttare subito. Non è un caso che si siano aperte le porte per una loro partecipazione (per ora sospesa, ma con le trattative sempre in atto) nella gara dei diritti tv. I fondi garantiscono liquidità immediata per la sopravvivenza della Lega e di un alcuni club, in cambio otterranno una percentuale annua (il 10%) sull'incasso della Lega Calcio nella cessione dei diritti tv per i prossimi dieci anni.
I fondi in questo caso sperano in una crescita a medio termine del marchio Serie A. Con un investimento immediato pari all'attuale valore annuo della vendita dei diritti tv (poco più di un miliardo di euro), i fondi - se dovessero riuscire a strappare definitivo - andrebbero in profitto nel caso in cui nei prossimi bandi di vendita dei diritti televisiva, la Serie A dovesse riuscire ad incassare cifre maggiori rispetto a quelle attuali. Un rischio? Sì, ma considerando il calcio italiano in forte ascesa (rispetto per esempio alla Premier League, che potrebbe aver già raggiunto il picco massimo di guadagni derivanti dalla vendita dei diritti tv), è un rischio minimo.
Il discorso è simile per quanto riguarda l'ingresso dei fondi di investimento private equity nei club di Serie A. Dopo il Milan, con il Fondo Elliott che sta tentando di rilanciare il club con un progetto di medio-lungo periodo per poterlo rivendere e portare a casa un importante profitto, potrebbe toccare all'Inter. La proprietà nerazzurra è (quasi) costretto a vendere il club e ad oggi le proposte più importanti arrivano da fondi di investimento.
Per quale motivo? Sia Milan e Inter - considerando le big europee, ma anche la Juventus per rimanere in ambito nazionale - hanno un enorme margine di cresciuta dal punto di vista del fatturato. Le due milanesi non hanno ancora uno stadio di proprietà (c'è un progetto comune per la costruzione di un nuovo impianto vicino all'attuale Meazza) e questo rappresenta un punto importante per la crescita finanziaria dei due club. Una volta completato lo stadio infatti - salvo pandemie - i due club oltre a vedere crescere esponenzialmente i proprio incassi, avranno la proprietà dell'impianto e questo aumenta il valore della società e di conseguenza, manco a dirlo, l'incasso a favore dei fondi di investimento al momento della cessione dei club.
I fondi di investimento private equity ragionano a lungo termine. Dai cinque ai dieci anni. Nei primi cinque anni sono permessi investimenti, utili proprio alla crescita del valore generale dell'azienda, nei successivi cinque anni invece - solitamente - si va verso il taglio degli investimenti e la conseguente autogestione finanziaria aziendale, gettando così le basi per la vendita della società.
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