Franck Ribery ritrova Firenze: qualche rimpianto ma nessuna vendetta

Franck Ribery
Franck Ribery / Ivan Romano/GettyImages
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Esiste un prezzo da pagare per potersi godere un fuoriclasse di livello mondiale all'interno del proprio campionato, per vederlo impreziosire i campi di Serie A, magari con addosso la maglia della tua squadra del cuore?

Forse un prezzo c'è ed è piuttosto caro, lo scotto di poter scoprire un idillio dal retrogusto agrodolce di tramonto, di intravedere qua e là sprazzi di una continuità ormai lontana, tra la gioia di doti che non scompaiono, non lo fanno mai, e il rimpianto di poterle ammirare soltanto a rate.

Un prezzo che Fiorentina e Salernitana hanno scelto di pagare pur di godersi Franck Ribery, i viola per due stagioni, fino all'addio estivo a fine contratto, e i campani proprio con l'ingaggio a parametro zero a inizio settembre.

E domani, all'Artemio Franchi, andrà in scena l'incrocio tra il francese e il suo recente passato, l'intreccio con quella città che (tra infortuni e pandemia) non ha potuto godersi fino in fondo, e da vicino, le doti dell'ex Bayern.

Ribery
L'arrivo di Ribery in viola / ANDREAS SOLARO/GettyImages

Da Firenze a Salerno

Ribery sta dunque vivendo la sua terza stagione in Italia, un campionato in cui il classe '83 ha voluto restare a tutti i costi, persino accettando di lottare per una difficile salvezza e di accordarsi con una realtà lontana da lustrini e alta classifica, continuando dunque a vivere l'avventura italiana all'insegna del sacrificio e della lotta (più dura che mai) per non retrocedere.

La fase fiorentina del suo percorso italiano ci parla oggi di 50 presenze, 5 gol e 10 assist, ci parla di un decimo e di un tredicesimo posto, di tante giocate di classe rimaste negli occhi di tifosi e addetti ai lavori ma anche di infortuni frequenti (soprattutto nella stagione 2019/20) a scombinare i piani viola.

Da quando è arrivato alla Salernitana, invece, Ribery ha collezionato 10 presenze e 2 assist (contro Empoli e Venezia), saltando 4 partite per problemi fisici e arrivando anche a indossare la fascia da capitano fin dalla nona giornata, giocando perlopiù come trequartista nel 4-3-1-2 o nel 3-4-1-2.

Un'esperienza dai due volti

Sia ripensando alla parentesi gigliata che all'attualità, con la maglia della Salernitana, diventa lampante la natura per certi versi doppia del suo percorso, tratteggiato da alti e bassi, da vette massime e da derive più infelici.

In particolare l'esperienza alla Fiorentina, partita sotto i migliori auspici e con un'accoglienza da Re, come colpo ad effetto del neo-patron Commisso, ha regalato tratti differenti da quelli che (in cuor loro) i tifosi si sarebbero aspettati: esiste cioè uno stacco fisiologico tra i dribbling e le giocate funamboliche regalate negli anni d'oro del Bayern e una versione più matura (e acciaccata) di un campione.

I guai fisici, però, non hanno impedito a Ribery di mostrare un lato forse inatteso ma senz'altro utile in contesti, come quello viola, finiti per arrancare e per rincorrere la salvezza anziché sogni di alta classifica. Ribery è stato solo a tratti decisivo sul campo ma è rimasto costantemente sul pezzo in allenamento, come esempio e come mentore per i giovani compagni, Vlahovic su tutti. Un concentrato di motivazione e professionalità che, al netto dei guai fisici e di una squadra spesso deludente, ha comunque colpito i tifosi e gli allenatori che si sono succeduti in viola.

Anche a Salerno continuano le montagne russe, gli attimi di idillio e quelli più oscuri: l'accoglienza formidabile dell'Arechi, i murales apparsi in città e la fascia di capitano, da un lato, ma anche la situazione societaria a dir poco spinosa e una classifica che, come minimo, spaventa il club campano.

Ribery a Salerno
L'arrivo a Salerno / Ivan Romano/GettyImages

Doveva andare così

Inutile nascondere del tutto l'ombra di un rimpianto, collegando lo status di stella internazionale di Ribery e le intenzioni della proprietà arrivata nel 2019 alla guida dei viola con quello che, poi, è stato uno scenario più complicato e costellato di ostacoli.

Al contempo, però, l'atteggiamento del giocatore e la sua capacità di immergersi in una realtà non così luminosa come ci si sarebbe prospettati spinge, in vista dell'incrocio del Franchi, a lasciar perdere sete di vendetta o spirito di rivalsa, al di là della semplice voglia di far bene sul campo per togliere la Salernitana dal fondo della classifica.

Sia da parte dei tifosi che del giocatore è complesso immaginare uno spazio per il rancore: per certi versi, dal punto di vista viola, è deleterio seguire fino in fondo i rimpianti, considerando come la squadra si sia rinforzata in estate anche al netto dell'addio di Ribery. Il divorzio immediato da Gattuso e l'arrivo di Italiano hanno sancito un cambio di rotta, l'acquisto di Nico Gonzalez come interprete ideale per il 4-3-3 del tecnico viola ha reso meno malinconica la partenza del francese, tracciando la strada per prospettive diverse e più intriganti.


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