Gasperini: "Pirlo? Si deve ancora formare. E Gomez non l'ho mandato via io"
L'allenatore dell'Atalanta Gian Piero Gasperini, ai microfoni di Radio Deejay, ha rilasciato una lunga intervista in cui affronta diversi temi: dalla sua squadra e il recupero degli infortunati, fino al mercato in entrata e in uscita.
A cominciare da Hateboer, da tempo fermo ai box: "Hans Lunedì dovrebbe togliere il tutore che ha, ma ci vorranno almeno venti giorni. Miranchuk titolare? Speriamo presto, ma sta giocando e arriva da un altro campionato".
Poi si torna sul famoso Lazio-Atalanta, finale di Coppa Italia: "Bastos? Non era fallo di mano, era involontario. Era un muro a pallavolo. Mi ha fatto incavolare? Sì, era l’unico caso certo che fosse fallo di mano - le parole di Gasperini riportate da Calciomercato.com -. No, non ce l’ho con la Lazio, non è che se non ci hanno dato il rigore è colpa della Lazio". Sul Real Madrid: "L’obiettivo era restare in partita almeno nel primo tempo e poi rischiare un po' di più, era comunque difficile. Ci stavamo riuscendo bene. Dire che l'Atalanta fosse favorita era un po' troppo. Il Real Madrid delle ultime partite lasciava un po’ desiderate, ma poi quando sono arrivati i momenti decisivi è cambiato tutto". Sui calciatori ceduti dai bergamaschi: "Se rendono meno? No, mi sembrano tutti giocatori forti. Ad esempio Kessie. Anche Mancini alla Roma, ce ne sono tanti altri. Gagliardini non è esploso così, ma anche lo stesso Barrow. Gollini escluso? Stavamo prendendo qualche gol di troppo rispetto alle occasioni che subivamo, c’era bisogno di un po’ di cambiamento per poi ripartire al meglio".
Sul suo futuro: "Se non mi cacciano sarò a Bergamo, vediamo (ride, ndr). Dieci partite sono tante. Gomez al Siviglia? Non l’ho mandato io. Sarò sempre grato per tutto quello che abbiamo fatto in questi anni. L’Atalanta ha la sua identità e gioca sui suoi ritmi, ma in Italia non ci siamo solo noi. Forse ci danno fastidio le interruzioni. Ci piace quando ci lasciano giocare, le interruzioni ci danno fastidio".
Poi è il turno di Andrea Pirlo: "Ho pensato che la società nei confronti dell’ex giocatore e della persona avesse una fiducia smisurata. Magari hanno l'idea che possa diventare un grande allenatore. Il fatto di conoscenze aiuta, ma l’allenatore è tutto un altro mestiere, ti devi formare. Lo puoi fare in tanti modi, magari partendo dalla Juventus. Io ho fatto tutti gli scalini, sono partito dalle giovanili. Io credo di essere cresciuto sempre, sin da Crotone. Ma anche con i ragazzini, sperimentavo metodologie anche adesso. Ricordo un Genoa-Juventus dove avevo Burdisso e De Maio in difesa e ho giocato con la superiorità numerica da dietro, abbiamo retto una partita fantastica. Di lì siamo partiti ad alzare l'asticella. Anche quando ho cambiato molto contro il Crotone, lì è stato un passo fondamentale per crescere".
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