Giroud parla del Milan: da Leao a Ibra, passando per la rosa e le ambizioni Scudetto
Chi ama non dimentica. Per questo Olivier Giroud continua a seguire e fare il tifo per il suo Milan anche a decine di migliaia di chilometri di distanza. Oggi il francese veste la maglia dei Los Angeles FC, con i quali qualche giorno fa ha vinto la US Open Cup nella finale vinta per 3-1 contro Sporting Kansas City (in cui ovviamente ha segnato anche lui), ma non dimentica il suo grande passato rossonero. Nell'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Giroud, che compie oggi 38 anni, ha infatti parlato del derby vinto contro l'Inter e dello stato generale proprio del Milan.
Sul nuovo Milan:
“C’è tantissima qualità in questo Milan. E l’esperienza non manca: Maignan, Theo, Leao giocano da anni ad altissimo livello. Sono molto più maturi di quando ero arrivato e possono guidare la squadra a un altro Scudetto. E il derby dà la spinta. Se l’ho guardato? Come avrei potuto perderla? Ho fatto una videochiamata ai ragazzi nello spogliatoio, abbiamo festeggiato insieme. Ho sentito il mio amico Armando Sciacca, il fisioterapista, e gli ho detto: 'Sono pronto a parlare coi ragazzi, facciamolo'. È stato bellissimo. Il calcio italiano, il Milan, l’atmosfera unica di San Siro, il calore dei tifosi, Milanello e tutta la gente che ci lavora mi mancano. Impossibile dimenticare. Ho lasciato una famiglia”.
Sulle chance Scudetto dei rossoneri:
“La società ha fatto un grande mercato. Rinforzi centrati, e chi c’era già è partito alla grande, come Pulisic. Tra un mese capiremo meglio: se il Milan sarà ancora tra le prime e la classifica resterà corta, vedo punti di contatto con il mio Scudetto. L’attacco è il punto di forza: dopo che sono andato via io, hanno diversificato bene. Morata, Abraham, Rafa, Pulisic, Jovic, Okafor, Chukwueze. Quanti sono, 7? Non so se in Italia e in Europa ci sono squadre che possono vantare tanta varietà e complementarietà”.
Sulla Champions League:
"La nuova formula ti dà tempo per risalire. Il Milan deve essere ambizioso: puntare sulla Champions è un dovere. Perché la rosa è profonda e l’attacco è di grande livello, come ho detto. In Europa vince chi ha qualità in attacco. Fonseca dovrà trovare equilibrio ma ora può lavorare con serenità. E so che i ragazzi sono contenti degli allenamenti: il gruppo lo segue. Penso sia l’anno giusto per fare un bel percorso in Champions”.Sulla nuova coppia d’attacco formata da Morata e Abraham: “Funzionano alla grande. Tammy lo conosco dai tempi del Chelsea, ha voglia e determinazione. Alvaro ha portato cultura spagnola: è un 9 che arretra, costruisce, facilita la manovra, lega attacco e centrocampo”.
Sul rendimento di Leao:
“Rafa è un leader tecnico, trascina sul campo, come Theo. Occorre capire una cosa: ognuno ha la sua personalità, non si può forzare il carattere di un ragazzo aspettandosi carisma a tutti i costi, per quello c’è Maignan. Rafa e Theo incidono con le giocate e gol. Quando ho giocato a Dallas un tifoso mi ha chiesto se Leao vale Henry. Ho risposto che non si può paragonare un campione che ha fatto tutta la carriera con un ragazzo che ha solo 25 anni. Aspettiamo e facciamo i conti alla fine: Rafa ha tutto, la cosa più difficile è essere al 100% del potenziale tutte le settimane. Dipende da lui, da quanto è esigente con sé stesso. La paternità lo aiuterà a crescere”.
Sul ruolo da dirigente di Ibrahimovic:
“Ha detto che lui è il boss? E dove sta la novità? Ibra è Ibra, anche da dirigente. Conosce molto bene il calcio e il Milan soprattutto. Se scegli Zlatan, come ha fatto RedBird, devi fidarti: Ibra deve avere carta bianca. Io in futuro al Milan da dirigente? Il Milan è uno dei più grandi club al mondo e io con quella maglia ho vissuto momenti indimenticabili. Se avessi l’opportunità di lavorare per il Milan ne sarei felicissimo. Ma non voglio problemi con il mio amico Ibra eh! Di sicuro rimarrò sempre un grande tifoso rossonero”.