Giuntoli torna sullo Scudetto con il Napoli e parla del suo rapporto con Allegri

Cristiano Giuntoli
Cristiano Giuntoli / Gabriele Maltinti/GettyImages
facebooktwitterreddit

C'era anche Cristiano Giuntoli al Festival dello Sport, l'evento organizzato a Trento da La Gazzetta dello Sport e che ha visto l'intervento di figure di spicco del calcio italiano. Il director of football della Juventus ha parlato delle tappe principali della propria carriera, tornando sullo Scudetto vinto lo scorso anno con il Napoli, ma commentando anche il suo approdo in bianconero. Ecco le sue parole:

Qual è stata la vittoria più bella?
"Hanno tutte un grande fascino, in tutte le categorie.  Anche in Serie B con il Carpi, l'anno scorso con il Napoli... Ma quella più importante sarà sempre la prossima".

Un giocatore che vorresti rivedere in campo? "Penso a Del Piero, Baggio, Platini... Hanno segnato un'epoca del calcio mondiale, dobbiamo andarne orgogliosi. Dirne uno solo è troppo poco".

Un aneddoto su Raul Albiol: 
"Ho fatto tante partite tra i dilettanti, in Serie C. Aiuta a capire l'errore, a fare una valutazione. Dentro ogni partita ci sono prestazioni giuste e altre meno. Ricordo una volta con Albiol, fece due errori ed era disperato. Gli ho detto che secondo me ha sbagliato perché secondo me voleva sopperire a una mancanza di un compagno. Mi chiese come avevo fatto ad accorgermi, gli dissi che avevo giocato 400 partite al Nord (ride, ndr.). Il giocatore deve essere giudicato da chi è in grado di capire".

Perché hai scelto di fare il ds? "Ero diventato un punto di riferimento per i mister, i direttori, i compagni, facevo gestione senza accorgermi. Per natura sono un aggregante, stavo facendo già gestione. Non mercato, ma qualche suggerimento lo davo. Ero un punto di riferimento naturale, poi a 24 anni avevo l'ambizione di fare il dirigente: me lo ha ricordato mia madre, conserva tutto. Non mi piace molto apparire, adesso rappresento un club importante ed è giusto che mi faccia sentire ma mi piace dare più forza al noi, agli altri. Credo sia il modo più corretto, la Juventus guarda caso inizia con "you" - tu - e finisce con "us" - noi-: racchiude molto di quello che penso del gruppo squadra".

Sul legame con Allegri: "Sono di Agliana, dove ha cominciato lui ad allenare. Corsi e ricorsi storici...".

Sugli acquisti flop: "Più di uno, si sbaglia tanto anche se si cerca di non farlo. Le dinamiche sono tantissime, quando prendi un giocatore è come una fidanzata: pensi sia quella giusta, poi la porti a cena ma quando la porti a casa capisci che non va bene, che non lava, non stira (ride, ndr.). Bisogna stare attenti, capire tutti i parametri: è un ruolo difficile, ho fatto tanti errori ma da lì anche cose positive".

Come si sceglie un giocatore? "Dobbiamo prendere tantissime informazioni, mi piace parlarci, capire la provenienza della famiglia, la sua vita in precedenza. Per sbagliare meno bisogna prendere tante informazioni, guardare video, incrociare dettagli con collaboratori, andare a vederlo. Poi si va di emozioni, cerchi di capirne l'essenza, la sensazione di pancia. Negli ultimi tempi va di moda confrontarsi con i numeri, li uso più per confrontare le emozioni e le informazioni che ho raccolto".

È vero che chiami gli allenatori nel cuore della notte? 
"Ma no, dipende... Io non vado a letto presto, di sera penso molto e mi capita di chiamare i collaboratori, anche il mister: quello è il momento in cui posso guardare oltre. Allegri? Sto con lui dal mattino presto, non c'è bisogno...".

Sullo Scudetto con il Napoli:
"Grande soddisfazione. Con Sarri trovammo una squadra già creata con Benitez, ci fu un primo ciclo. Il secondo è nato strada facendo, abbiamo lavorato da lontano su uno spartito chiaro che ha dato grandi frutti. Una programmazione lunga, Di Lorenzo e Zielinski sono arrivati tanto tempo fa, Mario Rui, tutti giocatori che erano lì da tempo. Spalletti è stato bravo ma anche Gattuso... Ci vuole anche la fortuna di arrivare al momento giusto. Anche l'anno precedente c'erano stati infortuni che hanno tolto serenità e punti, ma già si poteva puntare allo scudetto".

Il rapporto con De Laurentiis: "Con me è stato straordinario, un visionario. Mi ha dato fiducia, un'azione di coraggio incredibile nell'intravedere questo giovane dirigente. Non è quello che appare, con me è sempre stato molto carino. Abbiamo lavorato ogni giorno, mi ha insegnato tanto. Un bellissimo rapporto, lo ringrazio".

Il legame con i giocatori: "Ho trovato giocatori bravi, Koulibaly è rimasto 7 anni e diventi quasi un padre. Poi quando c'è il momento del distacco è difficile, doloroso. Loro portano in campo anche i sentimenti di chi sta insieme a loro, ringrazio lui e Mertens, Insigne, Callejon, Pepe Reina: sono stati tutti molto corretti, non è stato semplice lasciare ma forse era anche per il loro bene. Si lavora con i sentimenti, c'è stima, affetto. Il calcio è fatto di motivazioni, che a volte troviamo in ragazzi giovani".