Gli 8 centravanti in attività più forti del mondo
Riflettere sui cambiamenti e sull'evoluzione del ruolo di centravanti significa, in primo luogo, scandagliare a fondo la stessa attitudine del calcio di percorrere strade nuove, di reinventarsi col passare delle stagioni, di scoprire (o riscoprire) concetti e modalità di occupare il campo e di creare occasioni.
Proprio il centravanti, infatti, può risultare uno dei possibili riferimenti per apprezzare il cambiamento, superando il concetto di prima punta in senso stretto per arrivare negli anni a una sintesi per quanto possibile completa di quel che, un tempo, rappresentava la coppia d'attacco col potente bomber affiancato dalla sgusciante e tecnica seconda punta.
Questa necessità di sintesi, di accorpare magicamente più figure in una, ha permesso e permette oggi ancor di più di individuare prototipi e cardini di riferimento, interpreti diversi (ma tutti su livelli massimi) del ruolo. Questi, pensando ai giocatori in attività e sottolineando tutte le differenze del caso, gli 8 centravanti più forti al mondo:
1. Robert Lewandowski
Tra le tante macerie lasciate da un anno sciagurato esistono anche "piccole" beffe personali, fortunatamente solo sportive, e il caso di Lewandowski appare emblematico: solo una pandemia, di fatto, poteva aver modo di togliere al polacco il giusto riconoscimento del Pallone d'Oro per quanto fatto con la maglia del Bayern Monaco.
Lewandowski rappresenta una sorta di modello ideale nell'ottica di disegnare il concetto di centravanti, una sintesi perfetta di peso sotto porta e di sostegno alla squadra, un discorso legato senz'altro ai suoi numeri incredibili e sempre in crescita (98 gol nelle ultime due stagioni, tra le varie competizioni) ma che si lega anche al ruolo di trascinatore e di riferimento per quella macchina spesso perfetta chiamata Bayern Monaco. A differenza di tanti interpreti del ruolo, dunque, brilla sia come finalizzatore che (talvolta ancor di più) nel lavoro spalle alla porta, completando l'opera con abnegazione e disciplina tali da farlo perfezionare, anziché involvere, col passare degli anni.
2. Harry Kane
Nel caso di Harry Kane scopriamo sfumature ancora nuove all'interno dei mille modi di essere centravanti. Spesso, parlando dell'attaccante inglese, si è scomodato l'ibrido tra centravanti e numero dieci, un discorso che può valere senz'altro se si va a considerare la quantità impressionante di assist che Kane sta aggiungendo ultimamente alla consueta cascata di gol.
Nel Tottenham ha trovato in Son il suo compagno ideale, il proverbiale gemello del gol, e l'assenza di trofei in bacheca (assieme a qualche infortunio di troppo) è la sola macchia che forse non permette di apprezzare fino in fondo, e unanimemente, il livello del giocatore. Al di là delle sue doti tecniche e fisiche, tali da renderlo spesso inarrestabile per i difensori, spicca anche la sua storia personale, una storia di riscatto dopo un inizio non semplice, segnato da numerosi e deludenti prestiti in giro per l'Inghilterra.
3. Karim Benzema
Il centravanti francese, recentemente indicato da Lukaku come il suo ideale di attaccante, vive un eterno paradosso, un incastro a dir poco curioso che porta alcuni a ritenerlo un fuoriclasse sottovalutato e altri (anche se la schiera è meno folta) a vederlo come un giocatore benedetto dalla semplice fortuna di militare nel Real Madrid.
Non aiuta certo, per mettersi in mostra come prima donna, la lunga convivenza con Cristiano Ronaldo con la maglia delle Merengues: CR7 è per sua natura accentratore, tanto da far vivere al francese nei panni piuttosto surreali della "spalla". L'addio del portoghese non ha impedito a Benzema di continuare a segnare in Liga come in Champions e il fatto stesso di essere il centravanti titolare dei Galacticos da 10 anni ha un senso intrinseco che non può passare inosservato. Ogni stagione di Benzema è costellata del resto da giocate memorabili, la più recente il gran gol col Chelsea in semifinale di Champions, andando a comporre il profilo di una delle prime punte più tecniche e ispirate nel dialogo coi compagni, in grado di abbinare potenza, abilità con entrambi i piedi e tecnica sopraffina.
4. Erling Haaland
Il passaggio da astro nascente a certezza è già completato, a tempo di record, e diventa scontato sottolineare come l'attaccante norvegese sia destinato a scalare ogni classifica e a macinare ancora record. Un'evoluzione impressionante per rapidità, quella di Haaland, divenuto a stretto raggio e a dire di tanti il rappresentante principe di quel che sarà il ruolo di centravanti in futuro.
L'esperienza al Molde ha contribuito in modo decisivo a porre le basi di quel che poi sarebbe stato, con una crescita esponenziale a livello fisico, e il Borussia Dortmund sta raccogliendo adesso tutti i frutti di quel lavoro fatto per perfezionarsi atleticamente. Rapidità e agilità sembrano contraddire quel che direbbe il fisico, con una statura da "boa dell'area di rigore", andando a sostenere un fiuto del gol impareggiabile e una ferocia agonistica spesso incontenibile. La possibilità di limare qualche dettagli a livello tecnico e di dosare maggiormente le energie rientrano nel suo naturale processo di crescita, con margini sempre importanti per chi davvero sembra crescere partita dopo partita, senza sedersi sugli allori.
5. Sergio Aguero
Passiamo a un'accezione totalmente diversa di prima punta, un giocatore il Kun che di fatto ha saputo evolversi tanto da diventare una vera macchina da gol, partendo invece da presupposti diversi. Il fisico brevilineo, a priori, avrebbe potuto tracciare le basi per la classica seconda punta, per immaginarlo come necessariamente accompagnato a un riferimento avanzato più presente fisicamente.
Un presupposto che poi non ha trovato conferma nei fatti, facendo la fortuna del Manchester City: l'argentino si prepara a dire addio ai Citizens dopo averli riportati tra le big di Premier e dopo averli trascinati a suon di gol, diventando il miglior marcatore straniero in Premier League. Aguero, per certi versi, è la dimostrazione di come non sia il ruolo a fare il giocatore ma, al contrario, siano le caratteristiche e il talento del singolo a plasmare modalità diverse di intendere una posizione e un numero: in Argentina lo immaginavano diez, in giovane età, ma gli anni hanno sorpreso, raccontando una storia diversa.
6. Romelu Lukaku
Lo Scudetto conquistato dall'Inter, il primo dopo un infinito ciclo bianconero, porta in sé in maniere indelebile il timbro lasciato dall'attaccante belga. Un giocatore, Lukaku, che in passato non ha mancato di sollevare qualche critica prematura (in Inghilterra) ma che ha saputo spazzare via ogni voce contraria a suon di gol e di prestazioni agli ordini di Conte, tecnico in grado di riscoprirlo e di metterlo al centro del progetto nerazzurro.
La forza devastante in progressione e la capacità di fornire ai compagni un riferimento costante, insieme a un senso del gol sempre perfezionato, permettono di poter inserire Lukaku nel gotha dei centravanti senza particolari titubanze, considerandolo una delle minacce principali per ogni difesa.
7. Luis Suarez
Nel caso dell'uruguaiano, con sintetica efficacia, il soprannome dice tanto: El Pistolero sta segnando il calcio europeo come pochi altri, lo sta facendo da quasi 15 anni e con pochissime battute d'arresto, a suon di gol.
Ha vissuto il momento di maggiore splendore insieme a Messi e Neymar, in quello che tanti vedono come il tridente dei sogni in senso assoluto, e porta su di sé il peso di un carattere spesso oggetto di critiche, di intemperanze slegate dal calcio in senso stretto ma che, nei fatti, restano impresse e pregiudicano tante considerazioni. La fama di bad boy, certo non del tutto campata in aria, non può comunque offuscare quel che Suarez dimostra sul campo: fiuto del gol, tecnica e garra compongono un mix spesso micidiale, con doti di abnegazione e generosità migliorate senz'altro dalla convivenza con Leo Messi e dalla necessità di sacrificarsi oltre che di far gonfiare la rete.
8. Zlatan Ibrahimovic
Un giocatore per certi versi unico e complesso da catalogare, un interprete del ruolo di centravanti che, fin da giovane, ha saputo sfruttare al meglio le proprie doti atletiche e che ha saputo soprattutto metterle al servizio della propria fantasia.
Il risultato? Gol rimasti nella memoria di ogni tifoso, invenzioni complesse da immaginare ma rese possibili dal costante binomio tra genio e atletismo. Più di qualcuno, comprese voci autorevoli, lo aveva dato per finito ma, con la maglia del Milan, sta dimostrando di poter fare ancora la differenza (infortuni permettendo) e di poter vestire anche i panni del leader carismatico.
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