Gli obiettivi, i rinnovi, lo stadio e l'ambizione del Milan dalle parole di Furlani
"L'obiettivo era e resta sempre vincere". Così Giorgio Furlani, intervistato in esclusiva da La Gazzetta dello Sport, ha messo subito in chiaro gli obiettivi del Milan e della sua proprietà. L'Amministratore Delegato rossonero ha parlato di tantissimi temi: dalla situazione economica agli scenari futuri passando per il suo ruolo, l'inchiesta nei suoi confronti, ma anche la posizione di Ibrahimovic e il futuro di Camarda. E non solo. Queste le parole del dirigente milanista.
"Ai miei figli non è concessa la libertà di scelta: esiste solo il Milan. Ricordo la cavalcata di Weah contro il Verona e i quattro gol di van Basten al Goteborg. Tra i campioni di sempre invece metto Savicevic e Papin, oltre a van Basten e Baresi. È ovvio che la seconda stella avremmo voluto vincerla prima noi rispetto all'Inter, ma puntiamo a farlo l'anno prossimo. Non siamo poi così distanti. Abbiamo tirato il collo fuori dall'acqua a una società che dopo la gestione cinese rischiava la bancarotta: ora dobbiamo proseguire il percorso di crescita per essere stabilmente tra le migliori d'Europa".
"Siamo comunque secondi in classifica, in campionato abbiamo un punto in meno della stagione dello Scudetto e dieci in più rispetto ad un anno fa. Significa che abbiamo migliorato la squadra e che abbiamo una base di titolari più forte con valide alternative. I nuovi acquisti hanno portato circa 40 gol e il turnover non è più una sofferenza. L'anno scorso abbiamo dovuto rivoluzionare la rosa, quest'anno no, dobbiamo solo perfezionarla. Ci sarà il vantaggio della continuità per vincere la Serie A e andare avanti in Europa. Per vincere la Champions League non so quanto ci vorrà, abbiamo ereditato una società insolvente e l'abbiamo riportata al vertice".
"Se chiedete a Cardinale quando il Milan potrà vincere la Champions League vi dirà il prima possibile, è innamorato del club e guarda alla sostanza. Se chiedete a me in cosa voglio migliorare è facile: vincere. Un anno fa siamo arrivati in semifinale di Champions League e non succedeva dal 2007. Quest'anno ci siamo fermati ai gironi ed è anche una questione di fortuna e sfortuna nel sorteggio. Ora c'è l'Europa League che non abbiamo mai vinto, ed è un obiettivo importante. Oggi tutte le risorse generali vengono reinvestite per costruire una squadra sempre più forte".
"Per creare nuovi ricavi servirà sicuramente il nuovo stadio. Per essere competitivi in Europa devi stare al passo con gli altri club e senza uno stadio adeguato al 2024, di fatto operi monco. Il progetto di San Donato è quello che abbiamo trovato più attrattivo e andiamo avanti su questa strada. Dal Sindaco di Milano ci è stata proposta la ristrutturazione di San Siro, ma non conosciamo i dettagli. Ascoltiamo le varie opzioni, ma la strada maestra rimane San Donato. Speriamo di averlo entro la stagione 2028-29. I risultati sportivi ci hanno aiutato ad alimentare quelli economici e viceversa, dopo diciassette anni abbiamo il bilancio in attivo. I ricavi sono cresciuti del 60% grazie a RedBird e all'esperienza trentennale di Cardinale. RedBird ha investito 1,2 miliardi nel club per ridimensionarlo? Non penso proprio, Cardinale è il primo a sottolineare che non esiste performance finanziaria senza quella sportiva. Con lui ci sentiamo tutti i giorni, è attivo quotidianamente ed è sempre sul pezzo".
"Non abbiamo paura dell'inchiesta. Il proprietario del Milan dall'agosto 2022 è RedBird. Elliott ha concesso un vendor loan che è uno dei tanti modi possibili per concludere una operazione di questo tipo. Niente è stato fatto di nascosto, ma in modo trasparente. Tutto verificabile. L'unico desiderio è che le autorità facciano il loro dovere in fretta, rimaniamo collaborativi".
"Non ci sono trattative per l'ingresso di un nuovo socio nel club. Ibrahimovic? Non ha deleghe con cui poter decidere, a livello formale, ma il nostro approccio al lavoro non è formalistico. C'è un gruppo che opera e che decide in piena collegialità. Il mio rapporto con Zlatan è fantastico e mi sento fortunato ad averlo vicino. Conosce tante realtà e sa cosa è il calcio oggi. Lui è l'uomo di campo e io un manager, non possiamo parlare a Maignan con lo stesso linguaggio. Non dimentichiamoci di Moncarda. Io mi occupo degli investimenti: se ho 100 milioni non ne metto 80 per un solo calciatore. Moncarda è il numero uno".
"Io al Milan ci tengo. Per me essere qui non è solo questione di carriera, c'è solo il Milan. il club a cui sono legato oggi e sempre. Non cerco la ribalta nel calcio, non andrò mai in nessuna altra società. Il mercato dei calciatori è il più inefficiente che esista. Noi vogliamo puntare al valore, che non necessariamente combacia con il costo del giocatore. Dobbiamo trovare i Pulisic, i Loftus-Cheek. Non pensiamo alle cifre ma a come migliorare la squadra con calciatori da Milan. Rafael Leao ha una clausola da 175 milioni di euro ma ha il desiderio di rimanere in rossonero. Sta benissimo qui e dovrebbe essere lui a chiederci di voler andar via. Theo Hernandez e Maignan hanno contratti fino al 2026, sono due campioni e speriamo restino con noi il più a lungo possibile e facciano ancora la differenza. Nessuno in società ha mai parlato di panchina a rischio per Pioli. Non sarà valutato per l'Europa League o per il derby. La nostra stagione è stata buona fino a qui, ma come l'anno scorso c'è stata una squadra che è andata oltre le previsioni. Pioli al Milan ha una storia decisamente positiva, l'ha riportato in Champions League e ha vinto uno Scudetto".
"Pensiamo alla seconda squadra da ormai cinque/sei anni, ma il contesto regolatorio rimane complesso. Camarda è un ragazzo cresciuto nel nostro settore giovanile e ha appena compiuto 16 anni, ci piacerebbe restasse sempre con noi segnando tanti gol in futuro con questa maglia. Tifa Milan come me e sono convinto voglia rimanere in un progetto sportivo importante. Voglio precisare che certe cifre uscite su ipotetiche richieste avanzate non sono corrette, e sono anche offensive per gli agenti, per il ragazzi e i suoi genitori".