Grandi nomi da rilanciare e stelle in difficoltà: il progetto viola cambia volto?
Nel 2019, con l'arrivo di Rocco Commisso alla guida della Fiorentina, un proposito iniziava a prendere forma e neanche troppo tra le righe: il patron gigliato espresse tutta la propria volontà di costruire uno zoccolo duro di italiani all'interno del gruppo viola, come a voler rafforzare un senso identitario ormai distante dalle logiche del nostro calcio, persino anacronistico (ma spesso virtuoso come impatto, in quei rari casi in cui resiste).
Un proposito, questo, che ha trovato una parziale traduzione comunque da sottolineare, considerando elementi come Terracciano, Biraghi, Bonaventura e Saponara ma soprattutto due come Venuti e Sottil, legati alla Fiorentina e figli proprio del settore giovanile gigliato. Giocatori di qualità, senz'altro, ma ancor di più elementi fondamentali per il gruppo (aggiungendo in tal senso anche il terzo portiere Rosati) e per dare un senso di continuità e di unità all'interno dello spogliatoio.
Respiro internazionale
Esiste poi, accanto a quel proposito, un evidente respiro internazionale che (col lavoro di Burdisso e Pradè) sta comunque emergendo in modo sempre più chiaro e persino ambizioso. Colpi come Nico Gonzalez, Ikoné o Cabral (i tre innesti più importanti dell'ultimo anno) spiegano come il valore dell'italianità sia sì un valido punto di partenza ma non debba mai essere prioritario rispetto alle occasioni che il mercato propone, sia come impatto tecnico di un acquisto che pensando poi alle prospettive future (si parla di elementi ancora giovani, che avranno un buon mercato per un discreto lasso di tempo).
Una commistione anche logica quella appena descritta, bilanciando esigenze di spogliatoio e richiamo delle qualità tecniche, che si aggiunge a un possibile cambio di rotta che - attenendoci perlomeno alle voci di mercato - potrebbe regalare un nuovo profilo alla squadra, anche su spinta di Vincenzo Italiano.
Gli indizi in tal senso, anche alla vigilia della stagione scorsa, dicevano tanto: i prestiti di Odriozola e Torreira, in sostanza, lasciavano intendere come (al di là di un percorso a lungo termine) il club vedesse di buon occhio l'arricchimento del tasso tecnico e dell'esperienza internazionale, come a voler dare una spinta verso l'alto allo status del club pur senza intraprendere un discorso di respiro più ampio (e infatti sia Odriozola che Torreira sono tornati alla base dopo una sola stagione).
Come se, in sostanza, il profilo di alto livello di alcuni elementi giustificasse anche il rischio - un rischio calcolato - di poterli perdere nell'arco di poco tempo, a maggior ragione quando il prestito si rivela fruttuoso e soddisfacente: Odriozola ad esempio sembra ben più inserito nei piani del Real Madrid rispetto a prima del prestito in viola, quando somigliava più a un esubero che non a una risorsa in chiave Blancos.
Doppio binario
Esistono dunque due binari separati, coltivati con attenzione dal club: da un lato un settore giovanile sempre più italiano, sempre più radicato sul territorio e ricco di legami anche coi giovani talenti toscani, d'altro canto una prima squadra pronta ad accrescere il proprio status e il proprio profilo internazionale grazie anche a prestiti dai più grandi club europei.
Un discorso, quest'ultimo, che si sta spostando ancora oltre e che appare condurre a colpi ancor più roboanti: Jovic è ormai in dirittura d'arrivo, dato per fatto in Spagna, e la suggestione Umtiti (inizialmente apparsa come la proverbiale boutade) sembra incuriosire realmente, pur con tutte le logiche difficoltà del caso. E come nel caso di Odriozola e Torreira è evidente che un possibile rilancio in grande stile, con la formula del prestito secco, renderebbe utopistico trattenere due elementi di quel calibro, e con quell'ingaggio, agli ordini di Italiano.
Un prezzo che i viola sembrano disposti a pagare, pur conoscendone le conseguenze (deleterie anche agli occhi dei tifosi). Una strategia che può funzionare ma che, come base fondamentale, non può e non dovrà prescindere dal famoso zoccolo duro - anche non necessariamente di soli italiani - capace di costruire un ciclo e di non condurre sistematicamente a un senso costante di ricostruzione.
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