I 5 fattori chiave della recente crescita della Fiorentina

Dodò e Cabral
Dodò e Cabral / Ciancaphoto Studio/GettyImages
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L'inizio del 2023 sembrava proporre una Fiorentina del tutto in linea con quella discontinua e talvolta traballante di questa stagione, una squadra capace di guizzi estemporanei ma subito pronta a prestare il fianco a cali di tensione, alla scarsa concretezza all'incapacità fisiologica di tradurre in risultati i dati sul possesso palla prodotto.

Se nel girone d'andata la sfida contro il Verona rappresentò un momento cardine a livello tattico, col passaggio al 4-2-3-1 e l'accantonamento provvisorio del 4-3-3, nel ritorno lo stesso incrocio con l'Hellas (stavolta al Bentegodi) ha sancito un punto di svolta positivo all'interno della stagione gigliata.

I viola di Italiano, col successo ottenuto in semifinale di Coppa Italia allo Zini, hanno trovato la nona vittoria consecutiva tra tutte le competizioni e hanno aggiunto un ulteriore tassello di certezze e solidità in una stagione che, fino a metà febbraio offriva scenari (di umore e di risultati) ben lontani da quelli odierni. Possono essere individuati dei punti di svolta fondamentali nella crescita della squadra, aspetti chiave di questa striscia positiva? Proviamo a esplorarne alcuni.

1. Versatilità tattica

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Marco M. Mantovani/GettyImages

Italiano è spesso stato descritto come un vero e proprio integralista del 4-3-3, indicato come un inguaribile zemaniano disposto a tutto pur di difendere quello specifico modulo di partenza. In questa stagione il tecnico viola ha dimostrato un'indubbia capacità di cucire di volta in volta un vestito tattico ideale per la sua Fiorentina, passando al 4-2-3-1 o tornando proprio al modulo originario in base agli uomini a disposizione e all'avversario di turno.

In questo senso è risultata cruciale anche la capacità di Mandragora di rendere al meglio sia se più bloccato, da interno, che in veste di mezzala più preposta all'inserimento e più dinamica. Al contempo, come spesso auspicato, i viola sono riusciti a rivelarsi più cinici ed efficaci nelle scelte, senza coltivare a priori il culto del possesso palla come cifra distintiva ma alternando maggiormente le soluzioni.

2. Cabral: da incognita a trascinatore

Demir Grup Sivasspor v Fiorentina - UEFA Europa Conference League
Cabral / Anadolu Agency/GettyImages

Nell'evoluzione del gioco offensivo gigliato un ruolo cruciale è occupato, ovviamente, dall'affermazione di Arthur Cabral e dalla sua capacità di prendersi un posto da titolare e di rompere il costante dualismo con Jovic. Il brasiliano si è sbloccato in Coppa Italia, col colpo di testa del vantaggio viola allo Zini, e si è reso protagonista della cavalcata fino ai quarti di Conference e della recente crescita in campionato.

Al di là dei gol fatti, con la doppia cifra in campionato ancora da raggiungere, sono emerse le doti da trascinatore e da leader: combattività e carica agonistica fondamentali, con la capacità di duellare con ogni centrale e di metterlo costantemente in difficoltà. Poi ci sono i numeri: ben otto i gol messi a segno da febbraio tra le varie competizioni.

3. La solidità difensiva

Igor
Igor / Marco Luzzani/GettyImages

Accanto all'inedita capacità di cambiare volto e alla titolarità di un Cabral in grande spolvero, forse in modo ancor più sorprendente, spicca una solidità difensiva dimostrata anche dalle statistiche: nella striscia di nove vittorie consecutive viola sono state appena quattro le reti subite, con ben sei partite senza subire reti (tre clean sheet consecutivi tra campionato e Coppa Italia).

Dati che portano in sé diversi aspetti: Martinez Quarta e Igor hanno saputo ovviare all'assenza di Milinkovic, trovando continuità e non prestando il fianco a cali di concentrazione visti in passato. Una coppia, quella composta dall'argentino e dal brasiliano, che può dare importanti garanzie anche in ottica futura, quando le voci sul futuro di Milenkovic torneranno a farsi sentire.

4. L'entusiasmo delle Coppe

AS Roma v Feyenoord - UEFA Europa Conference League Final 2021/22
Conference League / Chris Brunskill/Fantasista/GettyImages

La presenza di più fronti diversi su cui giocarsi qualcosa appare spesso come una minaccia da cui guardarsi, come un circolo vizioso che porta una squadra a perdere energie fisiche e mentali anche a causa di lunghe trasferte tutt'altro che agevoli a livello logistico.

In casa viola è successo qualcosa di diverso, Coppa Italia e Conference League sono diventate fin qui terreno di conquista: in entrambe le competizioni i viola hanno aumentato consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi, trovando conforto rispetto a un campionato vissuto spesso sotto le aspettative. L'entusiasmo offerto dal rendimento in Coppa, dunque, ha generato un circolo virtuoso anche in campionato, togliendo pressione e patemi d'animo a un gruppo adesso più sicuro di sé.

5. La crescita di Dodò

Domilson Cordeiro dos Santos known as Dodo
Dodò / Gabriele Maltinti/GettyImages

Da oggetto misterioso del mercato, con tanti tifosi che rimpiangevano l'addio estivo di Odriozola, a piacevole sorpresa, tanto da ripagare l'importante esborso sostenuto dalla Fiorentina per assicurarselo dallo Shakthar.

La crescita della Fiorentina ha anche il volto di Dodò: gli iniziali problemi di ambientamento appaiono superati, il brasiliano riesce ad abbinare le classiche doti da laterale di spinta (rapidità e spunto in dribbling) alla capacità di costruire gioco e di accentrarsi, diventando un punto di riferimento in fase di possesso e assecondando al meglio i principi sempre espressi da Italiano (con gli esterni bassi chiamati a diventare fonti di gioco imprescindibili). Il tutto, poi, trovando anche concentrazione ed efficacia inattese in fase difensiva.