I giovani calciatori italiani devono andare all'estero a fare esperienza?

Il pensiero del CT Luciano Spalletti sulla questione giovani.
Italy v Turkiye - International Friendly
Italy v Turkiye - International Friendly / Jonathan Moscrop/GettyImages
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L'eterna discussione sui giovani. Sono anni che in Italia si insegue il talento giovanile, lo si rintraccia, a tratti lo si esalta per poi negargli vere possibilità. Ed è così che il giovane sceglie o di emigrare all'estero o di continuare a giocarsi le sue chances nel nostro paese.

Come riportato in diversi report prodotti dal CIES Football Observatory, l'Italia e più in particolare la Serie A, non brillano per numero di giovani impiegati dai club del massimo campionato nazionale. Il Frosinone è un'eccezione alla regola per quanto concerne i giovani, ma non se guardiamo ai giovani del nostro paese.

Interrogato sulla questione, il CT Luciano Spalletti ha fornito un'opinione forte a riguardo, ripetuta in passato e confermata ancora oggi.

ll calcio italiano è miope o manca di coraggio sui giovani, tipo Calafiori che è dovuto andare in Svizzera?

Il problema è che queste esperienze si fanno poco, i primavera preferiscono fare panchina in Italia invece che andare a giocare in campionati stranieri di secondo livello. Stai fuori e ti viene la voglia di tornare per mettere in pratica una crescita caratteriale e qualitativa che ti permetta di metterti in mostra. Non va più molto di moda farsi il culetto... Ma è una cosa che dà sempre merito a chi va a confrontarsi. Se si preferisce stare in panchina, non giocare mai, il procuratore preferisce tenerlo qui e attacca le società, poi si fa poca esperienza, è il motivo per cui si fanno pochi calciatori 'di livello'. Guardate il Frosinone... Noi abbiamo pochi ragazzini che vanno all'estero a fare esperienza. Le Nazionali giovanili sono tutte di livello ma poi c'è il gap di sforare sopra quel livello lì. Se non hai spazio, si deve andare a trovare dove c'è. Questa potrebbe essere una soluzione perché credo che il numero dei calciatori tra cui si può scegliere in Italia non è così alto.

L'esempio più virtuoso che offre spazio alla discussione è quello di Riccardo Calafiori. Lanciato dalla Roma, salvo poi essere messo fuori dai piani del presente giallorosso, il centrale del Bologna e ora della Nazionale italiana ha trovato minuti e protagonismo al Basilea, per poi tornare in Italia con un bagaglio esperienzale diverso che ne avrebbe accelerato il percorso di crescita.

Riccado Calafiori
ACF Fiorentina v FC Basel: Semi-Final First Leg - UEFA Europa Conference League / Gabriele Maltinti/GettyImages

Ed è il consiglio che Luciano Spalletti forniva, forse con toni leggermente più miti, già a dicembre scorso. I giovani hanno bisogno di giocare, e questo è l'assunto su cui credo sia d'accordo chiunque. Tuttavia, affermare che i primavera preferiscano fare panchina in Italia piuttosto che andare in un campionato di secondo livello all'estero sembra abbastanza ardito. Sono tanti i motivi per cui un caciatore emergente sceglie di rimanere alla base. A volte sono le promesse di protagonismo di società e allenatori, altre il desiderio (legittimo, anche se magari non troppo lucido) di imporsi nella squadra in cui si è cresciuti tanti anni.

Poi per quanto riguarda gli esempi da citare, mancano quelli negativi di italiani che all'estero non hanno trovato la propria strada e mancano anche quelli dei Bastoni, dei Fagioli e dei Miretti, e ancora degli Scalvini e dei Ruggeri, quei giovani che, restando a lavorare "a casa" hanno acquistato un livello importante in breve tempo.

Se in Italia c'è un problema con l'utilizzo dei giovani, probabilmente si tratta di un qualcosa di strutturale da non ascrivere al comportamento di una o più generazioni che non hanno voglia di farsi il culetto. Si tratta di scelte, di possibili soluzioni, per usare le stesse parole del CT, ma niente di più. Non esistono formule perfette, preconfezionate, per arrivare nel professionismo, soprattutto ai livelli più alti; ogni carriera ha il suo particolare percorso. Siamo sicuri che mandare i giovani più meritevoli lontano dall'Italia contribuirebbe ad alzare immediatamente il livello della Nazionale e del campionato di Serie A? Che tutti avrebbero quell'obiettivo di ambientarsi in fretta e fare bene per tornare il prima possibile a casa? Non sarebbe più opportuno fare in modo che ai giovani sia garantito, anche tramite modifiche invasive al regolamento, uno spazio nel nostro paese e nel nostro massimo campionato?


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