I moduli più utilizzati in Premier League e le curiosità sulle scelte degli allenatori
Gennaio nel calcio del Regno Unito è un mese abbastanza particolare. Si giocano tre competizioni: due turni di Premier League, tre di FA Cup e le Semifinali (andata e ritorno) di Carabao Cup. Si interrompe sostanzialmente un campionato nel quale si sono disputati 20 turni prima della fine del 2023, con un ritmo accelerato durante le festività natalizie.
Tradizioni a cui gli appassionati di calcio inglese non rinunceranno probabilmente mai. Quali sono invece i tratti tipici degli allenatori che guidano i club di Premier League? Quali i moduli di riferimento e quelli più comuni?
I moduli più usati
La Premier League da qualche anno a questa parte non ha soltanto acquistato i giocatori più forti al mondo da altri campionati, ha anche iniziato cicli più o meno longevi in panchina. A livello di continuità, e non solo, dominano Manchester City e Liverpool con Guardiola e Klopp in carica da oltre 15 anni (sommati); i due sono seguiti da Thomas Frank al Brentford, Mikel Arteta all'Arsenal e David Moyes al West Ham (tutti da almeno 4 anni alla guida del proprio club). Inoltre, superata la metà del campionato, sono soltanto due i tecnici esonerati: Steve Cooper dal Nottingham Forest e Paul Heckingbottom dallo Sheffield, entrambi in carica per almeno un biennio.
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Qual è il modulo più utilizzato in Premier League? Come per la Liga, la risposta è il 4-2-3-1. Lo utilizza l'Aston Villa di Unai Emery, impegnato a spalleggiare contro i giganti, solo a volte Pep Guardiola e il suo Manchester City. Rappresenta il marchio di fabbrica vincente di Ange Postecoglou e il suo nuovo Tottenham, del West Ham, del Brighton di Roberto De Zerbi, del Manchester United del criticato Erik Ten Hag, e ora anche del Chelsea di Mauricio Pochettino, del Bournemouth di Iraola, del Fulham, del Crystal Palace e potremmo dire anche dell'Everton (a volte). Più o meno la metà delle squadre di Premier League.
Arsenal e Liverpool, che in questa stagione sono le squadre da battere, si schierano solitamente con un 4-3-3 classico. Szoboszlai, Odegaard e Kai Havertz sono però trequartisti che agiscono da mezz'ali in un sistema di gioco ben collaudato da Arteta e Klopp, che permette di reggere il peso di queste scelte. A variare tra difesa a 3 e 4-3-3 c'è il danese Thomas Frank, da 5 anni al Brentford e in questa stagione leggermente in difficoltà rispetto alle precedenti. Il Newcastle di Eddie Howe si schiera con lo stesso modulo e a volte anche il Crystal Palace dell'eterno Roy Hodgson.
Chi gioca invece con la difesa a 3? Partiamo da Pep Guardiola. Si è detto tanto delle invenzioni tattiche nel corso della sua straordinaria carriera. L'ultima a Manchester ha portato alla vittoria di uno storico Tréble e resiste ancora oggi. Molti disegnano il City con un 4-2-3-1, ma a volte si tratta di un 3-2-4-1 molto sbilanciato in avanti se guardiamo ai nomi degli esterni offensivi, ma incredibilmente solido ed efficace.
A 3 si è schierato il Chelsea di Pochettino a inizio stagione, mentre il processo inverso è stato eseguito da Gary O'Neill al Wolverhampton, squadra rivelazione delle festività natalizie. Everton e Burnley si affidano molto spesso a un 4-4-2, non distante dal 4-2-3-1 di cui sopra, mentre Luton e Sheffield optano per il 3-4-2-1. La squadra che ha variato maggiormente nel girone d'andata è senza dubbio il Nottingham Forest, che con l'arrivo in panchina di Nuno Espirito Santo è riuscito a dare una svolta alla sua classifica battendo consecutivamente Newcastle e Manchester United e scrollandosi di dosso la zona retrocessione.