I momenti più importanti della carriera di Di Maria con l'Argentina
Il giorno del saluto, delle lacrime che dal 2021 continuano ininterrottamente e per qualunque motivo a sgorgare sui volti dei calciatori argentini. Lacrime di gioia che sostituiscono il dolore patito nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2019; in quelle quattro occasioni, tre volte seconda e una terza, in cui l'Argentina si è fermato a un passo dal festeggiare prima la Coppa del Mondo e poi la Copa America. Quelle avventure nelle quali ha illuso la sua gente che, rispettivamente dopo il 1986 e dopo il 1993, sarebbe arrivato uno dei successi tanto desiderati dal popolo albiceleste.
Una maledizione durata quasi 30 anni e conclusa nel modo più bello, più intenso, con quell'attesa e quella sofferenza che rendono incommensurabile l'allegria, incontenibili i festeggiamenti. Il 2021-24 è stato il triennio di Lionel Messi, capace di guidare l'Argentina verso un ciclo storico composto da Copa America, Coppa del Mondo e ancora Copa America, ma non è stato soltanto il suo.
In una favola così incredibile, come nei migliori film Disney, al protagonista è affidata una spalla, qualcuno a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà, in cui riporre una fede e un'amicizia senza eguali. Quel qualcuno destinato ad essere al massimo il secondo per importanza, ma la cui grandezza, a posteriori, è immediatamente riconsiderata nel momento in cui dice addio.
Angel Di Maria aveva comunicato da tempo che la sua ultima partita con la Nazionale sarebbe stata la Finale di Copa America, se l'albiceleste l'avesse raggiunta. Un addio annunciato e trasformato quasi automaticamente da tutti, compreso il suo capitano (Messi), in un bisogna vincere questa coppa per salutare nel migliore dei modi il fideo.
Dribblatore puro, funambolico mancino dalle movenze tremendamente agili e una delicatezza di quella famosa zurda che incanterà sempre più del destro. Angel Di Maria, l'angel de la guarda di tutta l'Argentina, è considerato una leggenda della Nazionale albiceleste, ma perché?
I gol del fideo nelle Finali?
El Fideo nelle finali ha servito il conto per citare una hit estiva durata poco (purtroppo o per fortuna dipende dai gusti). E l'ha servito a partire da una Finale di cui in pochi hanno memoria. Per parlarne bisogna risalire al 2008. I colori sono gli stessi ma l'Argentina che viaggia verso Pechino è quella Olimpica, unita dalla volontà di ripetere il successo arrivato nel 2004 dai colleghi di qualche anno più grande.
Nei Quarti di Finale contro l'Olanda (forse il caso ha voluto che in Qatar si ripetesse proprio la stessa sfida) la gara si prolunga ai supplementari. Lionel Messi serve l'assist e Di Maria festeggia il gol al minuto 105. Contro la Nigeria in Finale l'extratime non serve e la sequenza è la stessa: la pulga (21enne) per il fideo (20enne). Un assist illuminante per un pallonetto geniale; i futuri eroi dell'albiceleste mettono le mani sull'oro olimpico, insieme.
La storia inizia nel migliore dei modi, ma si macchierà delle ferite che faranno sanguinare l'Argentina. Il Mondiale del 2010 e la Copa America del 2011, ma soprattuto la Coppa del Mondo brasiliana del 2014. Di Maria vince da solo gli Ottavi contro la Svizzera, ancora nei tempi supplementari, salvo poi arrendersi a un infortunio muscolare che gli negherà sia la Semifinale che la Finale, attorno al quale un aneddoto raccontato dallo stesso fideo incendia il caso.
"A poche ore dalla finale mi consegnano una lettera proveniente dal Real Madrid. Chiedono allo staff dell’Argentina di non farmi giocare la finale del Mondiale per non peggiorare il mio infortunio. In realtà non gli interessava molto di me. Dovevano acquistare James Rodriguez e io ero destinato alla cessione. Non potevano correre il rischio che mi infortunassi. Solo una questione di affari. Io presi la lettera e la strappai senza neanche leggerla. E dissi a Sabella che avrebbe dovuto scegliere senza alcun condizionamento. Che volevo giocare dal primo minuto. Sono scoppiato in lacrime davanti a lui"
L'anno dopo perde la Finale di Copa America (2015) cedendo a un altro infortunio nella Finale contro il Cile e in quello successivo (2016) la storia si ripete; l'Argentina cade ancora nell'ultimo atto contro la Nazionale cilena alla lotteria dei rigori. Si avvicinano i 30 anni e le critiche iniziano a piovere su una generazione che ha raccolto molto meno di quello che chiunque si aspettava. La Coppa del Mondo del 2018 e la Copa America del 2019 giungono come sentenze del fatto che nè Messi nè Di Maria avrebbero vinto un titolo con la propria Nazionale, aprendo un vuoto che spinge i più critici a mettere in discussione la loro grandezza.
Poi il 2021, la conferma di Scaloni e la nascita della conseguente Scaloneta, un gruppo che si forgia nell'accettazione della sconfitta non per vincere, ma per conquistare la gloria. Il successo nella Finale di Copa America disputata in Brasile contro i padroni di casa favoriti lo firma proprio Angel Di Maria al Maracana, ancora con un pallonetto, il più dolce di tutta la sua carriera.
È l'emancipazione definitiva del fideo, che diventa trascinatore ed eroe in patria, che annulla qualunque parola negativa pronunciata su di lui nel passato, regalando all'Argentina quel trofeo che mancava da 28 anni, liberando Leo Messi e tutti i suoi compagni e amici dalla maledizione della Copa America.
Il tempo scorre e il fideo segna anche nella Finalissima contro l'Italia, a cui sicuramente oltreoceano viene assegnata un'importanza maggiore. Poi, con qualche mese di ritardo rispetto al consueto appuntamento estivo, la Scaloneta vola in Qatar per riaggiornare i libri di storia anche riguardo alla Coppa del Mondo. Un viaggio lungo, un'avventura intensa e ricca di spunti che sono stati raccontati in innumerevoli documentari, video brevi o film sul terzo successo albiceleste.
È il Mondiale che collega Messi a Maradona, che regala il secondo Dios del calcio al popolo argentino e che conferma la stessa sentenza degli anni precedenti: in Finale segna il Fideo, ma non solo. Prima di spingere in rete l'assist servito da Mac Allister, è lui a procurarsi il rigore che Lionel Messi trasforma contro Lloris aprendo le danze della Finale più bella del XXI secolo.
Tutta l'Argentina esplode in una festa spaventosa per i picchi di gioia e la Coppa del Mondo torna a Buenos Aires 36 anni dopo l'ultima volta. Torna per mano dei due veterani, trascinatori con importanza quasi simile di una Nazionale così unita che dopo il successo non riesce a smettere di divertirsi, non vuole cedere il passo al futuro e decide di regalarsi un ultimo ballo: la Copa America 2024 negli Stati Uniti, nella nuova casa del 10.
Una passerella per gli stadi che hanno già in parte conosciuto il nuovo idolo dell'Inter Miami, una prova di orgoglio e forza per la squadra già campione di tutto. La vittoria arriva e la notizia è che Di Maria non segna in Finale, la decide Lautaro. L'erede designato per indossare la sua 11, Giovani Lo Celso, serve l'assist al toro e corre in panchina ad abbracciare l'infortunato Lionel Messi, regalando ancora quella sensazione che il fideo meritasse l'addio migliore possibile.
I tentativi di convincerlo a rimanere nel corso delle settimane successive sono molti, ma non vanno a buon fine. È un altro gigante del calcio che lascia la propria Nazionale, probabilmente non il più appariscente, sicuramente quello che ha inciso di più.