I pro e i contro dei possibili sostituti di Spalletti alla guida del Napoli
Il paradosso e la sorpresa fanno spesso parte in modo inevitabile del calcio, sia come risvolto positivo che come scotto da pagare: il lato luminoso della sorpresa, della clamorosa deviazione dai binari, lo si ritrova del resto in uno Scudetto ottenuto dal Napoli contro ogni pronostico della vigilia, il lato "oscuro" d'altro canto (in un surreale contrappasso) si ritrova in tutto quell'insieme di ambiguità e di incertezze piombate adesso sul futuro della panchina azzurra.
Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti, come protagonisti principali della vicenda, stanno dando vita a un botta e risposta in cui - di fatto - pare che l'obiettivo finale sia mantenersi allusivi, dire e non dire, lasciar intendere senza però entrare nello specifico. Una situazione che, da più parti, viene letta come antipasto di un addio e che porta, dunque, a valutare (ancor prima della fine di un campionato trionfale) quali siano i profili più credibili e più citati per un eventuale post-Spalletti.
1. Antonio Conte
L'edizione odierna del Corriere dello Sport non usa mezzi termini, soffermandosi su Conte come candidato per la panchina del Napoli, definendolo come il preferito di De Laurentiis. Appare logico come il profilo di Conte porti con sé un carico di ambizioni innegabile, grazie a un palmares invidiabile e alla capacità di imporsi in Serie A già con la Juventus e con l'Inter.
Al contempo non mancano possibili perplessità pensando a un suo arrivo al Napoli: in primis una discontinuità tattica rispetto alla squadra di Spalletti, sia come modulo che come approccio, al contempo occorre sottolineare come Conte - spesso - si riveli più adatto a risollevare realtà da condizioni di declino per portarle nuovamente a vincere. In casa Napoli la situazione è diametralmente opposta, si tratterebbe insomma di mantenere uno status tornato a sorpresa ai massimi livelli grazie a una pianificazione ben diversa da quella generalmente desiderata dal salentino.
Un mercato oculato, la possibilità di cedere pezzi grossi per sostituirli con outsider: criteri che poco si sposano con il profilo di Conte, tutt'altro che "aziendalista" quando si tratta di far sentire la propria voce e di dare i propri input. Portare Conte al Napoli, in sé, sarebbe una mossa d'effetto ma, a lungo termine, la visione del tecnico potrebbe non collimare (a livello pratico) con quella della proprietà.
2. Julian Nagelsmann
Altro nome più che mai d'attualità, con tanto di voci su possibili incontri già andati in scena, quello di Nagelsmann è un profilo sicuramente intrigante e in grado di incuriosire la piazza ma, al contempo, come nel caso di Conte non mancano potenziali incognite (probabilmente ancor più evidenti).
In questo caso non si tratta di ravvisare un nodo tattico, come detto per Conte: la versatilità di Nagelsmann da quel punto di vista non genera contraddizioni, aprendo anzi a prospettive sulla carta interessanti, mentre il punto fondamentale risiede nell'assenza di esperienza del tecnico tedesco nel contesto italiano e in una piazza peculiare come quella azzurra.
Come nel caso di Conte però, seguendo le ambizioni di De Laurentiis, si tratterebbe di un profilo in grado di porre un timbro sulle velleità del presidente (almeno sulla carta) e non avrebbe certo il sapore di un ridimensionamento, anche pensando a un progetto di respiro europeo.
3. Gian Piero Gasperini
Il profilo di Gasperini merita senza dubbio di rientrare nel novero dei papabili, sia per quanto fatto da anni alla guida dell'Atalanta che per un feeling noto con De Laurentiis, che in passato poteva effettivamente tradursi in un accordo.
Sul piano tattico, anche in questo caso, si devierebbe in modo chiaro dal 4-3-3 di Spalletti ma - al contempo - l'approccio di Gasperini garantirebbe comunque spettacolo, pur con tutte le novità del caso rispetto al Napoli 2022/23. Le stagioni alla guida della Dea hanno rilanciato il profilo del Gasp in modo evidente e l'idea di vederlo alle prese con una big, addirittura dei campioni d'Italia, può intrigare.
Rispetto a Conte e Nagelsmann, peraltro, sarebbe anche più agevole immaginare Gasperini in linea con un mercato oculato e di ampio respiro, tutt'altro che un "instant team". Potrebbe trattarsi di un giusto compromesso tra ambizioni e pragmatismo, con le incognite dovute - chiaramente - a un replay di quanto accadde col passaggio dal Genoa all'Inter: il tecnico riuscirebbe a ricreare immediatamente quando realizzato in un contesto differente e con pressioni minori?
4. Roberto De Zerbi
Quello di De Zerbi, per certi versi, rappresenterebbe un profilo ideale: tecnico sulla cresta dell'onda, forte di esperienze già acquisite sia in Italia che all'estero, autore di grandi cose col Brighton e capace di imporsi fin da subito in un contesto competitivo come quello della Premier League.
Al contempo si tratta di un allenatore che ha già avuto modo di conoscere la piazza partenopea, militando da giocatore nel Napoli (dal 2006 al 2010, con poche presenze e diversi prestiti per trovare spazio). De Laurentiis lo segue con interesse, sul piano tattico non si prevedrebbero rivoluzioni (il suo 4-2-3-1 potrebbe essere coerente con l'attuale rosa) ma il nodo principale riguarda proprio la volontà del tecnico.
De Zerbi, per il momento, si gode il grande impatto sulla Premier e certo non sembra logico immaginare un addio "sul più bello", pur in presenza di una clausola da 13 milioni di euro (secondo il Telegraph) che lo libererebbe dal quadriennale coi Seagulls.
5. Vincenzo Italiano
Sul fronte della continuità tattica quello di Italiano appare come un profilo coerente, senz'altro più di Conte e di Gasperini: alla guida della Fiorentina si è imposto col 4-3-3, alternandolo poi in questa stagione col 4-2-3-1, e di fatto appare logico e naturale immaginare l'attuale rosa del Napoli sfruttata proprio coi moduli più cari all'attuale tecnico viola.
Una scelta di continuità, dunque, che darebbe anche modo (rispetto a Conte) di immaginare un mercato meno orientato all'instant team e più in linea con quanto fatto la scorsa estate, senza dunque pressioni da parte del tecnico. Si tratta di un allenatore che fin qui, in carriera, ha dimostrato di amare le sfide e di non volersi adagiare sugli allori: lo dimostra, del resto, anche l'addio allo Spezia nel 2021 in presenza del corteggiamento viola.
Chiaramente non si tratta di un tecnico che vanta il palmares di alcuni dei colleghi citati o di un profilo abituato alla lotta di vertice: parlare di "ridimensionamento" sarebbe ingeneroso verso Italiano ma, al contempo, anche agli occhi della piazza una simile mossa avrebbe un richiamo diverso rispetto a un big come Conte.
6. Rafa Benitez
Si tratta di un nome per sua natura suggestivo, se accostato al Napoli: nelle due stagioni passate alla guida degli azzurri ottenne una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, l'idea di rivederlo nel capoluogo campano appare valida più da un punto di vista "emotivo", come revival di una vecchia storia, più che valutando quanto fatto dallo spagnolo nelle sue ultime esperienze con Newcastle ed Everton.
In questo senso occorre probabilmente immaginare anche una possibilità diversa e e per certi versi sorprendente: secondo quanto affermato nei giorni scorsi dal Corriere del Mezzogiorno, ad esempio, il nome di Benitez potrebbe tornare valido anche come direttore dell'area tecnica anziché come allenatore.
Una voce, questa, che peraltro non appare inedita: già nel 2021 emerse la possibilità di un ritorno di Benitez in azzurro in qualità di dirigente, con grande voce in capitolo sul mercato e con la presenza di un allenatore emergente in panchina.
7. Sergio Conceicao
Il tecnico portoghese ha smentito di essere stato a un passo dal Napoli in passato ma, nel 2021, le voci sul possibile approdo in azzurro furono concrete, con tanto di dettagli sull'accordo con gli azzurri e con le voci sul muro fatto dal Porto di fronte all'idea di perdere l'allenatore.
L'opera di Jorge Mendes potrebbe in qualche modo favorire tale scenario e la situazione, rispetto al 2021, potrebbe tutto sommato apparire meno complicata: le voci sul possibile addio di Conceicao ai Dragoes dopo anni di successi, del resto, sono frequenti già da mesi.
Un profilo che come Nagelsmann mancherebbe di esperienza in Italia, perlomeno in qualità di allenatore, ma che alla luce di quanto fatto col Porto non darebbe certo l'impressione di ambizioni ridimensionate anche sul piano europeo.