I regali di Natale che il Napoli avrebbe voluto trovare sotto l'albero
Partire col peso di un titolo da difendere, un titolo senz'altro storico data l'attesa e le modalità in cui si è concretizzato, rende complesso già a priori pensare di ripetersi, di ricreare una vera e propria magia o di amplificarne l'eco. Diventa dunque evidente, quasi fisiologico, che la prima parte di stagione del Napoli campione d'Italia portasse con sé una qualche dose di rimpianto: rimpianti per un idillio non esploso col sostituto di Spalletti, per un mercato deludente e per un distacco tra ambizioni proclamate e richiamo concreto del campo. Questo è quel che il Napoli avrebbe voluto trovare sotto l'albero di Natale:
1. La permanenza di Spalletti
La stagione dello Scudetto, un ritorno al successo dopo un lungo digiuno per gli azzurri, ha portato evidentemente la firma di Luciano Spalletti e lo ha fatto grazie alla capacità di forgiare il gruppo e di ovviare al meglio alle partenze eccellenti. Spalletti ha valorizzato i giocatori a disposizione sia dal punto di vista tattico che di motivazioni, tirando fuori il meglio da tutti. Una situazione che appare adesso una chimera e che enfatizza il senso di mancanza rispetto al tecnico di Certaldo, ora CT della Nazionale: difficile, insomma, negare un senso di nostalgia per il recente passato.
2. Un sostituto di Kim
Un altro addio eccellente, al di là di quello di Spalletti, riguarda la cessione di Kim al Bayern dopo una sola stagione in azzurro: il sudcoreano ha saputo prendere il posto di Koulibaly in modo eccellente, diventando immediatamente un leader difensivo e risultato a conti fatti uno dei volti dell'insperato Scudetto. L'arrivo di Natan non ha rimpiazzato Kim, il brasiliano ha avuto bisogno di un lungo periodo prima di trovare spazio e deve ancora compiere quel processo di ambientamento che per Kim è stato curiosamente istantaneo.
3. Un mercato diverso
Non si tratta solo del rimpiazzo effettivo di Kim ma di un mercato lontano dal profilo ambizioso di Campioni d'Italia in carica e lontano, ancor di più, dalle ambizioni professate da De Laurentiis dopo aver conquistato lo Scudetto. Lindstrom, Cajuste e Natan - anche al di là delle poche cessioni pesanti - non hanno dato al gruppo azzurro quella spinta tale da rendere verosimile l'idea di poter difendere il titolo o tale, quantomeno, da dare al tecnico di turno alternative al gruppo dei titolari.
4. Un nuovo idillio con un tecnico
L'alchimia che si era creata tra Spalletti, il gruppo e l'ambiente è stata chiaramente una chiave cruciale per lo Scudetto, come già affermato, ed è evidente che l'arrivo di Garcia abbia generato nella piazza un certo scetticismo (anche a priori) difficile da superare. L'epilogo del rapporto col tecnico francese è stato del tutto in linea con l'accoglienza tiepida, le ruggini sorte con De Laurentiis tra l'altro non sono un mistero: lo stesso presidente è arrivato di recente a dire che "avrebbe dovuto cacciare Garcia il giorno stesso della presentazione". E l'arrivo di Mazzarri, sulla carta più un traghettatore che una scelta per il futuro, non ha certo mutato la situazione.
5.
Un tema che può essere associato a tutti quelli citati fin qui, come filo conduttore certo poco virtuoso. De Laurentiis, dopo la conquista dello Scudetto, non ha solo ribadito di voler confermare il Napoli in cima alla Serie A ma ha citato anche ambizioni europee, parlando di Champions League e alzando dunque l'asticella. Aspettative che si sono tradotte poi in nomi eccellenti come candidati per la panchina e in idee di mercato poi rimaste irrealizzate, ben distanti da ciò che poi è effettivamente accaduto nel corso dell'estate (con un senso di disillusione già radicato nella piazza).