I regali di Natale che l'Inter avrebbe voluto trovare sotto l'albero

Inter-Bologna
Inter-Bologna / Marco Luzzani/GettyImages
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L'inizio di stagione dell'Inter, al netto del recente scivolone in Coppa Italia, ha regalato a Simone Inzaghi certezze importanti e la consapevolezza di poter vivere questa Serie A da squadra da battere: i nerazzurri hanno dimostrato, in campionato, una solidità invidiabile e si sono goduti al contempo l'impatto sorprendente di Thuram in coppia con la certezza Lautaro Martinez, andando a rimpiazzare al meglio Onana con un Sommer fin qui convincente. Difficile, dunque, associare tale scenario roseo a rimpianti e situazioni che sarebbero potute andare diversamente: proviamo comunque a capire cosa avrebbe desiderato l'Inter come regalo di Natale, senza poi trovarlo sotto l'albero.

1. Il primo posto nel girone di Champions

Inter-Real Sociedad
Inter-Real Sociedad / Jonathan Moscrop/GettyImages

Tre squadre su quattro agli ottavi ma neanche una come prima nel proprio girone: questo il bilancio delle italiane in Champions, con l'Inter che pur imbattuta nel girone è arrivata alle spalle della Real Sociedad: l'ultima sfida del gruppo D coincideva di fatto con la possibilità di sorpasso, non sfruttata, nell'ottica di affrontare poi un sorteggio più morbido. Un sorteggio che, al di là del rimpianto iniziale per il mancato primo posto, ha comunque evitato ai nerazzurri insidie come un replay della finale col City, mettendo Inzaghi e i suoi contro un Atletico Madrid sempre ostico nelle sfide da dentro o fuori.

2. La conferma in Coppa Italia

Federico Dimarco
Inter-Bologna / SOPA Images/GettyImages

In presenza di un campionato vissuto da capolista e degli ottavi di Champions raggiunti, chiaramente, la Coppa Italia può rappresentare un aspetto non prioritario per definire la stagione nerazzurra. L'eliminazione patita per mano del Bologna, da campioni in carica, ha comunque un suo peso, anche pensando a quanto sia inedito per Inzaghi non arrivare a giocarsi la conquista della coppa nazionale. Una battuta d'arresto sfortunata, da non ingigantire, ma un aspetto che comunque segna una delle rare ombre della stagione fin qui.

3. Più libertà sul mercato

Giuseppe Marotta
Giuseppe Marotta / Marco Canoniero/GettyImages

Il discorso ha radici certo non recenti e si lega al modo in cui Marotta, fin qui, è sempre stato a fare di necessità di virtù, andando a pescare calciatori a parametro zero (vera specialità della casa) e vivendo sempre immerso nella logica del "vendere per poter comprare". Le pedine da integrare non mancherebbero ma, a più riprese, Inzaghi e Marotta hanno evitato di lamentarsi o di cercare alibi nella situazione societaria: l'idea di poter compiere scelte di mercato in base alle esigenze e non solo alle circostanze, con le mani legate, avrebbe senz'altro fatto comodo ai nerazzurri (e farebbe comodo per gennaio).

4. I rinnovi degli uomini chiave

Lautaro Martinez, Henrikh Mkhitaryan
Mkhtaryan e Lautaro / Emilio Andreoli/GettyImages

Nessuna emergenza e tantomeno allarmismi ma solo una questione di tempistiche: da tempo si sottolinea come alcune situazioni siano già definite, in attesa solo di ufficialità, ma l'attesa si protrae e i rinnovi di elementi come Mkhitaryan e Dimarco non sono ancora stati ufficializzati. Spostandoci poi su Lautaro e Barella l'attesa andrà anche oltre e il peso specifico dei due punti fermi dell'Inter richiede chiaramente una risposta, pur senza apparenti rischi dietro l'angolo.

5. Un impatto diverso di alcuni nuovi acquisti

Juan Cuadrado, Aihen Munoz
Cuadrado / Ion Alcoba Beitia/GettyImages

Abbiamo già accennato quanto l'impatto di un nuovo acquisto come Thuram sia stato convincente: il francese si è ambientato in fretta, rappresentando un partner ideale per Lautaro ed elevando il livello della coppia titolare di attaccanti. Arnautovic, tornato in estate per esaudire il desiderio di rivestirsi di nerazzurro, si è preso un ruolo da protagonista solo nell'ultima uscita contro il Lecce; Cuadrado è stato fermato dagli infortuni (e resterà fuori a lungo); Klaassen ha avuto pochissime chance per mettersi in mostra (appena 69 minuti complessi in Serie A).