I retroscena su Yonghong Li e un bilancio sulla presidenza del Milan: parla Scaroni

Paolo Scaroni
Paolo Scaroni / Marco Luzzani/GettyImages
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Il Milan vuole fare le cose in grande ed è pronto a lanciare una maglia nuova, uno store nuovo e un logo nuovo per festeggiare il suo 125° anno di storia. L'evento di presentazione della campagna ha permesso a Paolo Scaroni di fare un bilancio sulla sua presidenza, nonché di soffermarsi sulla nefasta era di Yonghong Li e sui temi chiave del calcio italiano. Ecco le parole del numero uno rossonero, riportate da Calcio & Finanza.

Sul suo arrivo al Milan: "La mia storia con il Milan è iniziata in quella nefasta epoca di Yonghong Li. Io sono entrato nel Consigli di Amministazione del club per conto di Elliott e ho vissuto veramente un anno di passione. Ci sono tutta una serie di obblighi e noi non eravamo mai con i conti in ordine. All’ultimo secondo dell’ultimo minuto arrivavano cinque milioni che ci consentivano di iscriverci al campionato".

Sull'era Yonghong Li: "Un periodo terribile fin quando Elliott è subentrata e mi ha chiesto di fare il presidente: era il 22 luglio 2018 e mi sono presentato all’assemblea dove c’erano azionisti con i musi lunghi e pochi giornalisti. Venivamo da cinque anni senza Champions, forse erano stati gli anni più bui del Milan. So che i tifosi vogliono tutto, anche io vorrei vincere tutte le partite. Ora qualche passetto in avanti lo abbiamo fatto, abbiamo vissuto un grande emozione con lo Scudetto. Sono presidente da sei anni, il quarto più longevo della storia del Milan. Vorrei andare sul podio".

Sul 125° anniversario del club: "Festeggiare 125 anni è una grande festa. Siamo un’istituzione iconica e storica, ma siamo riusciti a rimanere giovanissimi. Questo è il miracolo. Sappiamo ancora suscitare passione ed emozioni. Sono circondato da persone che manifestano una passione davvero rara. Festeggiare i nostri 125 ci proietta anche al futuro, non ci fa guardare solo al nostro glorioso passato. Rimaniamo sempre il grande club di Milano, non ne conosciamo altri (sorride, ndr)".

Sullo scontro tra FIGC e Serie A: "Io ho un pensiero semplice e banale. Tutto il calcio italiano vive della Serie A. Noi paghiamo tutto, dilettanti, Serie C, arbitri. I soldi arrivano solo da noi. Pagare il conto di tutto e non contare niente mi è sempre sembrato strano. Non contare nulla in Figc è assurdo, non contiamo nulla neppure per ciò che riguarda noi stessi. Su questo aspetto in Lega Serie A, che siamo sempre un po’ litigiosi, c’è accordo all’unanimità".

Sul futuro del calcio italiano: "Guardiamo al futuro, alla crescita di un sistema calcio che ha perso colpi. La Premier di diritti incassa 2 miliardi e 200 milioni, la Serie A 200 milioni, un undicesimo. Abbiamo fatto passi da gambero".


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