I "romani" che stanno trascinando l'Inter
L'Euroderby è di nuovo alle porte. L'andata è ormai storia con una vittoria netta dell'Inter per 0-2 che ha piegato i pronostici in suo favore. La squadra nerazzurra ha un piede nella Finale di Istanbul, 13 anni dopo l'ultima volta. Nella sfida di ritorno, che Inzaghi giocherà in casa, ai suoi basterà pareggiare o perdere con una rete di scarto per comprare i biglietti dell'ultimo atto in Turchia.
La stagione dell'Inter è stata ambigua. I nerazzurri erano, in un momento durato troppo, una squadra incapace di dare continuità al proprio percorso. Una squadra troppo altalenante tra campionato ed Europa, con due facce quasi opposte, e nella parte cruciale dell'anno ha scelto quella migliore. Con il 4-2 del Meazza contro il Sassuolo, l'Inter si è presa la settima vittoria consecutiva in tutte le competizioni in 20 giorni, con 21 gol segnati e soltanto 3 subiti.
Un momento di forma smagliante e difficilmente pronosticabile che ha portato la squadra nerazzurra (già con la Supercoppa in bacheca) al terzo posto in campionato (scavalcando la Lazio), in Finale di Coppa Italia (eliminando la Juventus) e probabilmente in Finale di Champions League. Un Euroderby così importante permette di addentrarci a fondo nella sfida e sviscerarne ogni aspetto. Un tema che è emerso sui giocatori decisivi è quello legato ai "romani" dell'Inter, pedine fondamentali prelevate dalla Capitale negli ultimi due anni, quasi sempre a parametro zero.
Oltre a Simone Inzaghi, alla sua seconda avventura nerazzurra, in rosa figurano gli ex Roma Edin Dzeko ed Henrikh Mkhitaryan e gli ex Lazio Francesco Acerbi e Joaquin Correa. Quanto stanno incidendo nella parte finale della stagione dell'Inter?
Edin Dzeko
Difficile non innamorarsi di un giocatore del genere. L'anno scorso ha sostituito Lukaku chiudendo la stagione di Serie A a quota 13 gol e 6 assist; quest'anno il belga è tornato, ma a incidere è anche il 37enne bosniaco. 9 gol in campionato, 4 in Champions League. Quello più decisivo di tutti contro il Milan, con una girata mancina al volo che ha cambiato l'inerzia della partita, che ha spezzato quella tensione inevitabile. Il Milan è la sua vittima italiana preferita (8 gol) dopo l'Atalanta, e lui uno degli attaccanti più sottovalutati del XXI secolo.
Henrikh Mkhitaryan
A Milano è arrivato quest'anno, fresco campione della Conference League con la Roma. Dopo diverse stagioni positive in giallorosso, Inzaghi l'ha preso per completare un centrocampo di cui doveva essere la quarta scelta e del quale è invece diventato inamovibile. La ciliegina sulla torta è il gol del raddoppio nel primo quarto d'ora, arrivato cinque anni dopo il suo unico gol al Milan (fino ad allora), segnato in un Ottavo di Finale di Europa League quando vestiva la maglia dell'Arsenal. L'armeno ha già trionfato nella seconda e terza competizione di Europa e vuole provare a prendersi anche la più importante.
Francesco Acerbi
Il suo arrivo a Milano è stato travagliato. Sembrava potesse saltare fino alla fine e invece è riuscito a tornare dall'allenatore che l'ha rilanciato anche alla Lazio. Le condizioni di Skriniar e la stagione altalenante di De Vrij l'hanno messo subito in campo e, nell'ultima parte, salvo la prestazione con la Lazio ha sempre mostrato un livello alto. Con Bastoni e Darmian ormai completa un trio confermato spesso da Simone Inzaghi nei match di cartello. A 35 anni è a pieno titolo tra i "romani" determinanti dell'Inter.
Joaquin Correa
Più indietro rispetto agli altri tre c'è l'argentino Joaquin Correa. Il suo percorso con l'Inter non può definirsi pienamente positivo. La stagione sembrava iniziata nel migliore dei modi, con due reti e un assist (per Brozovic nel derby perso contro il Milan) nelle prime cinque giornate di Serie A. Poi diverse partite storte, un infortunio e finalmente il gol contro il Benfica per scrollarsi di dosso un'astinenza che durava da ottobre. Se si cerca un compagno titolare per fare coppia con Lautaro Martinez, la staffetta è ovviamente tra Lukaku e Dzeko, ma lui, in un periodo dell'anno in cui si gioca tantissimo, è stato molto importante nella gestione di Simone Inzaghi.