I suoi presidenti, l'importanza di Higuain e l'esperienza alla Lazio: parla Sarri
Le esperienze al Napoli e alla Lazio, le competenze dei presidenti avuti nella sua carriera da allenatore, il pensiero che ha su Antonio Conte e quanto è stato importante Gonzalo Higuain nella sua carriera. Questi sono alcuni dei temi toccati da Maurizio Sarri nella lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.
"Non mi sono pentito di essermi dimesso dalla Lazio. Per me era un momento di fragilità interiore e personale. C'erano situazioni che non mi piacevano. In quei casi o rinnovi l'allenatore o lo esoneri. Oppure il tecnico si dimette. Io l'ho fatto. Non sono stupido dagli addii di Felipe Anderson, Luis Alberto e Immobile. La sensazione all'interno dell'ambiente è che il ciclo fosse finito".
"Tra i presidenti, il più competente tatticamente è Fabrizio Corsi. Lotito a cena è uno spasso, poi ci puoi litigare discutendo di calcio. De Laurentiis passa per non essere generoso ma a Natale faceva sempre regali importanti".
"Sono ammirato da Conte, oltre a essere un grandissimo allenatore e ha questa capacità di far investire i suoi club sul mercato. Il Napoli ha costruito una squadra forte e Conte realizzerà un ciclo importante. Non so se vincerà subito, ma la storia di Conte è quella. De Laurentiis è impulsivo caratterialmente ma sotto la sua gestione il Napoli è cresciuto e gli sarò sempre grato per avermi fatto allenare la squadra del cuore. I suoi silenzi sorprendono, ma sperp sia l'inizio di qualcosa di positivo".
"Quando arrivai a Napoli lui voleva andare via. Lo convinsi in cinque minuti. Gli dissi che con il calcio che avrei voluto proporre avrebbe segnato valanghe di gol. Da quella volta, quando ci discutevo gli dicevo sempre: Gonzalo dammi ragione ora, tanto poi me la dai fra tre giorni. Higuain è il mio centravanti ideale, ma lo sarebbe per qualsiasi allenatore. Top assoluto".
"Devo chiedere scusa a Cristian Maggio, mi sono scusato personalmente quando ci siamo visti qualche mese fa a Coverciano. La mia ultima partita a Napoli coincideva con il suo addio agli azzurri: preso dalla voglia di chiudere a 91 punti non l'ho fatto entrare. Ho sbagliato".