I temi cardine dell'accusa di Maldini ai vertici del Milan

Una dirigenza assente, l'impossibilità di confrontarsi e una fiducia venuta meno.
Maldini
Maldini / Alessandro Sabattini/GettyImages
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La premessa alla lunga intervista di Paolo Maldini a Repubblica lascia immaginare una qualche dose di misura e di prudenza: la promessa di parole lontane da quelle che, a caldo, avrebbero potuto ferire e lasciare il segno in modo più profondo. Dopo aver letto però la verità dell'ex dirigente del Milan, eterna bandiera "tradita" dall'attuale dirigenza, viene da chiedersi quale potesse essere la versione dirompente dello sfogo, ritenendo questa curiosamente una versione edulcorata e ammorbidita dalla "serenità" citata da Maldini stesso.

Il preambolo insomma, quello che lascia intendere un processo di digestione compiuto grazie al corso dei mesi, si scontra con colpi ben assestati, con frasi per niente allusive ma ben circostanziate e con destinatari diretti, dotati di nome e cognome. Ci riferiamo in particolar modo alle figure di Gerry Cardinale e di Paolo Scaroni, certo non parliamo di due comprimari ma - di fatto - dei più alti rappresentanti (nella sostanza e a livello istituzionale) all'interno del club rossonero.

Un'assenza rumorosa

Il senso più diffuso tra le righe delle parole di Maldini è quello di un'assenza, un silenzio che fa rumore: Maldini pone l'accento su una proprietà distaccata, incontrata "di sfuggita" e che si è voluta confrontare solo una volta sulla gestione sportiva e sullo stato delle cose. "Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi", parole dedicate a Cardinale e che lasciano intendere (senza troppi sforzi) quanto Maldini avvertisse distante la proprietà dalla gestione quotidiana del club (o comunque dal confronto diretto). Non si tratta dunque di fisiologiche differenze di vedute, di piani non concilianti, ma dell'impossibilità effettiva di sentire la voce della proprietà e di avere ben chiara la posizione sulla gestione sportiva (a fronte di obiettivi comunque raggiunti e in linea con le aspettative).

Gerry Cardinale, Paolo Scaroni
Cardinale e Scaroni / Marco Luzzani/GettyImages

Non solo Cardinale però, nel mirino di Maldini parlando di una presenza parziale, ma anche la figura del presidente Scaroni: in questo caso la bandiera rossonera sottolinea come Scaroni fosse pronto a prendersi la gloria e gli onori nei momenti felici, senza però far sentire la propria presenza nei momenti di difficoltà. Un'immagine che si cristallizza efficacemente nel presidente che, con la squadra in difficoltà sul campo, abbandona lo stadio "per non trovare traffico". "Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan, insieme a un gruppo dirigenziale che non lasci mai la squadra sola" parole, quelle di Maldini, che dicono tanto.

Fiducia e responsabilità

Al di là dei nomi e dei cognomi poi, anche al netto dei "cattivi rapporti con Furlani" citati da Cardinale per spiegare l'allontanamento di Maldini, quest'ultimo dissemina continui riferimenti a due concetti chiave: fiducia e responsabilità. Una fiducia che Maldini ha sentito venir meno anche rispetto a persone a lui vicine, collaboratori che a suo dire avrebbero saputo da tempo dell'idea di licenziare lui e Massara, tacendone però coi diretti interessati e mascherando tutto come decisione improvvisa.

Frederic Massara, Paolo Maldini
Maldini e Massara / Ciancaphoto Studio/GettyImages

Il tema della fiducia s'intreccia con quello della responsabilità, citato spesso da Maldini nel suo sfogo a Repubblica: la responsabilità di un uomo di calcio di assumere il peso delle scelte compiute e di non volersi sottrarre al confronto, entrando nel merito delle decisioni, "sfidando le certezze". Una modalità che però, a dire dell'ex difensore, non trovava sponda in chi "non è aperto al confronto e non condivide neppure l’idea anche di rispondere dei propri errori". Anche qui, in qualche modo, si denuncia una ingombrante forma di assenza e una visione profondamente diversa della gestione societaria.

Tra mercato e dimensione umana

Nel concreto ci sono poi i riferimenti al mercato, un mercato che secondo Maldini non può essere letto come motivo dell'allontanamento se non come intento pretestuoso: l'ex dirigente rossonero ha anzi voluto rimarcare di aver ricevuto tanti no sul mercato, per questioni di budget o senza entrare nel merito del rifiuto rispetto a un'idea proposta.

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Tra le righe emerge anche qui il distacco tra due anime diverse all'interno del club, da un lato un'area tecnica pronta a confrontarsi e dall'altro una "squadra" che non palesava la stessa volontà di chiarezza e e di confronto costante. Difetti di principio e di comunicazione che, pur in assenza di obiettivi sportivi falliti, hanno condotto a un divorzio doloroso e - anche a mesi di distanza - prodigo di veleni. Di fatto si torna a percorrere quell'opposizione spesso citata tra il calcio del campo e quello degli algoritmi: una dimensione umana come richiamo posto da Maldini, visto come essenziale per condurre una collaborazione fruttuosa tra le differenti parti di una società.