Ibrahimovic, i tifosi rossoneri e Cancelo al Milan: l'intervista a Rafael Leao

Rafael Leao
Rafael Leao / Marco Canoniero/GettyImages
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Dall'importanza di Zlatan Ibrahimovic al tentativo di portare Joao Cancelo al Milan e il rapporto con i tifosi rossoneri. Nella lunga intervista concessa a Fabrizio Romano per Sport.xyz, il numero 10 milanista Rafael Leao si è raccontando svelando alcuni retroscena della sua avventura a Milano. Queste le sue parole.

"Le mie finte sono di puro istinto. Giocando per strada con i miei amici, guardando i miei idoli come Ronaldinho e Cristiano Ronaldo, provandole continuamente in campo da quando era più piccolo. Ora sto provando a migliorare nella finalizzazione. Mi sento un attaccante, uno che deve finalizzare. In quei momenti bisogna rimanere freddi e concentrati ed è una delle cose su cui devo migliorare. Ho capito di avere un talento speciale quando avevo 16-17 anni. Prima di allora ero allo Sporting, vedevo giocare alcuni miei compagni più di me, più minuti, più partite e pensavo perché non ero io in campo. Due anni dopo, durante la pre-stagione, un allenatore è venuto da me per parlarmi e mi ha detto che poteva essere quello che volevo ma dovevo rimanere concentrato e mi ha garantito il suo aiuto per lavorare sulle mie lacune. Da quel momento è iniziata la mia crescita".

"È un piacere e sono orgoglioso di giocare con Cristiano Ronaldo. Non è una questione di talento ma di mentalità, di come prepari il match durante la settimana. Per noi giovani è un piacere averlo in Nazionale e giocarci insieme. È un esempio per tutti. Quando sono arrivato al Milan le prime partite non sono state all'altezza delle mie qualità. Ho sentito comunque il supporto dei tifosi. All'inizio l'allenatore (Giampaolo, ndr) non mi faceva giocare, per me era difficile ma sapevo che arrivando al Milan c'erano tanti buoni giocatori. Ero giovane e pensavo a rimanere concentrato, migliorare e imparare ogni giorno, aspettando la mia occasione. Nella mia testa pensavo che sapessero cosa potessi fare ma dovevo fare ancora di più perché il Milan è un club storico, hanno vinto un sacco di Champions League e hanno avuto un sacco di giocatori leggendari. Dovevo dimostrare di non avere solo talento, ma anche di poter giocare con passione".

"Per essere tra i top devo segnare ed essere più decisivo davanti al portiere. Ibrahimovic mi ha aiutato ad essere più concentrato davanti al portiere e a tirare bene. Mi ha aiutato su due cose: mentalità e concentrazione. Sapeva che se fossi stato concentrato durante la partita avrei fatto un'enorme differenza, qualche volte ero nervoso durante la partita, lui no e non smetteva di parlarmi dicendomi di rimanere concentrato, di continuare e che il gol sarebbe arrivato. Quando hai un compagno come lui che ti dice cose del genere ti fa sentire a tuo agio".

"Se si gioca di sabato e non di venerdì o giovedì non mi metto a fare altro, ad esempio qualcosa sulla musica, perché il focus deve essere il campo. Invece quando l'allenatore ad esempio ci lascia due giorni liberi posso fare quello che voglio. A volte in campo non va bene così mi metto a scrivere su come mi sento, sulla mia vita e inizio con la musica. É un hobby ma anche un posto dove andare per esser enel mio mondo: più Rafa e meno Leao".

"Il Milan ha tutto rispetto agli altri club: stadio, tifosi passione e città. Quando ero in Nazionale stavo parlando con Cancelo, ha giocato per l'Inter e mi diceva che gli piaceva il Milan e che quando giocava contro i rossoneri sentiva il tifo e da piccolo gli piaceva come squadra. Allora gli ho proposto di trasferirsi al Milan, ma mi ha detto che sarebbe stato difficile, era al Manchester City. Ci ho provato, la nuova era del Milan si basa su giocatori giovani con grande talento quindi... Cancelo è nel mezzo e sarebbe stato perfetto".


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