Il derby di Milano sul mercato: il trionfo, la beffa e il solito gioco di specchi

Inter-Milan anche fuori dal campo: ma il derby di mercato lo stanno davvero vincendo i nerazzurri?
Pioli e Inzaghi
Pioli e Inzaghi / Anadolu Agency/GettyImages
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Il racconto di una trattativa, ogni singola piega descritta nei dettagli oppure le suggestioni a cui si allude, finisce per costruire un impianto che - crescendo - si dimentica del campo e ce lo fa dimenticare, lascia da parte ciò che in realtà è prioritario. I nomi si gonfiano, diventano nel tempo dei veri e propri totem, oggetto di tormentone e pensiero fisso: a un certo punto, di fatto, l'illusione è che valga la pena spendere solo e soltanto per quel profilo, che tutto il resto sia un ripiego, una ruota di scorta, solo soldi buttati.

Il racconto di un eterno derby di Milano, spostato dal campo al calciomercato, vive proprio di una simile illusione e - per certi versi - ci regala una percezione falsata, rende effettivo e pratico ciò che in realtà è solo un riflesso mediatico, un gioco di specchi. La narrazione più in voga, insomma, ci regala un'Inter capace di "beffare" il Milan su un doppio binario: prima Marcus Thuram, poi Davide Frattesi, una combinazione di colpi che - o così ci stiamo abituando a pensare - ha messo al tappeto il Diavolo, irriso proprio dai rivali cittadini.

Dall'effetto mediatico al campo

Un epilogo mediatico che riesce a spostare lo sguardo dai meri fatti: da un lato una squadra è rimasta orfana di Brozovic e l'ha sostituto (numericamente) con Frattesi, dall'altra parte c'è chi ha perso Tonali e si è assicurato Ruben Loftus-Cheek. Tenendo da parte l'opportunità economica dei due affari, chiaramente più accattivante per i colori rossoneri, occorre dunque chiedersi se - realmente - il riflesso di quanto accaduto fin qui sul mercato sposti la bilancia dal lato nerazzurro in modo così dirompente e chiaro, se davvero si possa parlare di trionfo da una parte e di beffa dall'altra.

In questo senso è possibile chiedersi cosa perda l'Inter senza Brozovic e cosa perda il Milan senza Tonali, proseguendo poi su cosa Frattesi e Loftus-Cheek potranno apportare alle squadre di Inzaghi e di Pioli. Nel caso nerazzurro si perde un regista, spostando idealmente Calhanoglu in pianta stabile davanti alla difesa, e si trova una mezzala d'inserimento, un elemento dalla spiccata vocazione offensiva (è il secondo tra i centrocampisti di A per tiri effettuati). Il 3-5-2 può riuscire potenzialmente a favorire Frattesi nel processo di ambientamento, senza forzature, ma viene da chiedersi se la sua presenza rappresenti realmente un salto di qualità rispetto a quella di Mkhitaryan o - ancor di più - se l'assenza di Brozovic possa togliere all'Inter qualcosa di più rispetto al guadagno portato da Frattesi.

In estrema sintesi l'interrogativo si lega alla superiorità di una mediana Barella-Calhanoglu-Frattesi rispetto a quella composta da Barella-Brozovic-Calhanoglu o da Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan: il responso che ognuno può provare a darsi, del resto, può anche suggerirci quanto valesse la pena investire su Frattesi 6 milioni di prestito più 27 per il riscatto obbligatorio. La retorica del trionfo nerazzurro rispetto ai rivali, al Milan appunto, trova poi una potenziale battuta d'arresto in ciò che potrà accadere nel centrocampo rossonero con l'arrivo di Loftus-Cheek.

Versatili e coerenti

Un aspetto che può balzare immediatamente all'occhio, anche osservando la storia dell'inglese, è quello della versatilità e della capacità del neo-rossonero di disimpegnarsi sia come interno nel 4-2-3-1 (ormai marchio di fabbrica del Milan) che come mezzala nel 4-3-3, idea che Pioli potrebbe senz'altro proporre e che riprenderebbe del resto quanto accaduto con Sarri al Chelsea, in una delle migliori stagioni di Loftus-Cheek in carriera. Una versatilità che appare cruciale nelle scelte di mercato del Milan, pensando anche all'imminente arrivo di Pulisic, utile sia come esterno offensivo nel 4-3-3 che potenzialmente come trequartista nel 4-2-3-1.

I due acquisti completati sull'asse Londra-Milano rispondono a criteri di esperienza internazionale e adattabilità tattica fin qui troppo taciuti e sottovalutati, ponendosi in piena coerenza coi possibili sviluppi ipotizzati da Pioli. Dall'altra parte, pur andando al di là del salto di qualità o meno garantito da Frattesi, possono emergere interrogativi anche su Thuram e sulla sua collocazione tattica: l'evoluzione del francese lo ha portato sì ad avanzare sempre più il proprio raggio d'azione, diventando meno ala e più attaccante, ma il contesto del 3-5-2 di Inzaghi (quello sì immutabile) appare comunque inedito per il figlio d'arte, una prospettiva ancora tutta da esplorare.

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Pur in una cornice che rende lecita una preferenza soggettiva orientata ai due acquisti nerazzurri, insomma, diventa complesso difendere la logica del trionfo e della beffa (come dato oggettivo), l'idea secondo cui una sponda di Milano starebbe vivendo un mercato da protagonista e l'altra starebbe arrancando, prestando il fianco alla rivale. Una deformazione mediatica, questa, che si lega probabilmente anche all'addio di Maldini al Milan e a una critica pregiudiziale (anche proveniente all'interno) all'operato rossonero che parte da lì, da un mero discorso di solidarietà verso una bandiera ammainata: anche in questo caso, però, la lingua del campo sa essere diversa, sa ribaltare la retorica di partenza e rendere meno amare le beffe, meno chiari i trionfi di mercato.