Il DNA della favola e l'impronta di McKenna: l'Ipswich torna in Premier League

Un ritorno storico dopo 22 anni di attesa, con McKenna come protagonista assoluto.
Ipswich Town v Huddersfield Town - Sky Bet Championship
Ipswich Town v Huddersfield Town - Sky Bet Championship / Stephen Pond/GettyImages
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Individuare momenti inattesi o fatti realmente sorprendenti, scoprire finali diversi da quelli previsti, obbliga spesso ad allargare il raggio d'azione e ancor di più a percorrere il tempo a ritroso, pescando tra quegli eventi sportivi in grado di diventare appunto eventi, come irregolarità o bug di sistema, imperfezioni che arricchiscono. Capita poi talvolta che, con riconoscenza, ci accorgiamo di pezzi di storia coniugati al presente: il gusto inarrivabile della favola sportiva ci porta a spostarci nel Regno Unito, in un contesto in cui anche realtà meno note e sponsorizzate (perlomeno in tempi recenti) scoprono l'occasione per tornare a galla, la possibilità di affacciarsi in mezzo ai colossi e di misurarsi con loro.

Non succede solo nell'ambito delle coppe - dove l'intreccio tra alto e basso è routine - ma si traduce anche su una nuova favola sportiva, quella dell'Ipswich Town e del suo ritorno in Premier League dopo ben 22 anni di assenza. Una favola che ci permette di osservare due fattori cruciali nella vita calcistica di un club: da un lato la distanza sottile tra fallimento e gloria, dall'altro l'impatto decisivo e illuminante che l'allenatore giusto può avere su un contesto depresso, ribaltandone le sorti nell'arco di due stagioni e mezzo. Al contempo possiamo anche osservare come la dimensione della favola appartenga al DNA dello stesso Ipswich per tutta una serie di ragioni storiche: ha vinto il titolo nazionale (l'unico della sua storia) nella prima stagione disputata in massima serie (1961/62), può vantare il successo in Coppa UEFA 1980/81 con Bobby Robson in panchina e un clamoroso quinto posto nel 2000/01, da neopromossa (proprio come in occasione dell'anno del primo titolo).

Dalla gloria alla caduta, andata e ritorno

Altro aspetto ricorrente, in positivo come in negativo, è proprio il confine estremamente sottile tra gioia e caduta: titolo nel 1961/62 e retrocessione due anni dopo, exploit nel 2000/01 e retrocessione nella stagione successiva. Il risvolto positivo delle montagne russe (dimenticato da tempo) si svela oggi, grazie a una doppia promozione consecutiva che ha condotto l'Ipswich dagli inferi della League One, del tutto inusuali e inediti per il club, fino al ritorno in una Premier League che mancava da una vita e che - per i tifosi più giovani - risultava solo un ricordo tramandato tra generazioni, senza un'esperienza diretta.

Sixto Peralta and Luigi Di Biagio
Inter-Ipswich, Coppa UEFA / Alex Livesey/GettyImages

L'ultima traccia dei Blues in Premier è datata 2001/02 e ci riporta appunto al passaggio repentino dalla gloria al declino: la stagione precedente a quella del ritorno in First Division (di lì a breve divenuta Championship) vide gli uomini di George Burley classificarsi quinti, raggiungere la Coppa UEFA dopo 18 anni senza coppe europee e insidiare il terzo posto del Liverpool fino alla fine. Lo stesso Burley non riuscì a replicare l'impresa e la stagione 2001/02, dunque, fu sia quella del ritorno in Europa (con eliminazione per mano dell'Inter al terzo turno) che quella della retrocessione; una caduta da cui l'Ipswich ha saputo risollevarsi solo oggi, dopo anni storici in negativo e dopo ben 4 stagioni vissute in League One (prima della doppia scalata targata McKenna).

L'uomo che ha cambiato tutto

L'incontro con Kieran McKenna rappresenta chiaramente un crocevia decisivo per cambiare una storia fatta di annate deludenti e di un clamoroso crollo in terza serie. La storia del nordirlandese McKenna ci racconta di un ritiro praticamente immediato dall'attività di calciatore, ad appena 22 anni per un infortunio, e di un passaggio simultaneo alla seconda e più fortunata vita sportiva, quella di allenatore. Già come tecnico in ambito giovanile seppe farsi notare, partendo dal Nottingham Forest fino fino ad arrivare al Tottenham e successivamente al Manchester United, con tanto di prima esperienza a contatto con la prima squadra in qualità di assistente di Mourinho (restando poi nello staff sia con Solskjaer che con Rangnick). "Ho pensato che fosse tempo di intraprendere il passo successivo, per guidare una squadra e un club, ho aspettato l'opportunità giusta e a livello di storia, retaggio e tifosi questa mi sembrava l'ideale". Così si presentava McKenna nei suoi primi giorni all'Ipswich, prima esperienza da allenatore di una prima squadra dopo più di un decennio vissuto nelle giovanili o come assistente.

Kieran McKenna
McKenna / Stephen Pond/GettyImages

Era la stagione 2021/22 ma, considerando gli sviluppi, sembra passato un lasso di tempo ben maggiore. McKenna subentrò a fine dicembre a McGreal (tecnico ad interim dopo l'esonero di Cook) e riuscì immediatamente ad avere un impatto deciso sul rendimento della squadra, in una situazione di classifica già compromessa (l'Ipswich era undicesimo e lontano da qualsiasi idea di scalata). La classifica finale non sancì alcun miracolo ma i risultati cambiarono fin da subito: considerando solo i risultati dall'arrivo di McKenna in poi, infatti, l'Ipswich sarebbe stato sesto. I semi di quello che sarebbe poi accaduto si potevano già intravedere e la stagione 2022/23, la prima vissuta in panchina dall'inizio per McKenna, portò il discorso su tutt'altro livello e sancì il ritorno in Championship dopo un'annata da incorniciare: secondo posto alla spalle del Plymouth ma tanti record (squadra col minor numero di sconfitte, miglior attacco con ben 101 gol fatti e migliori difesa).

Come gioca l'Ipswich? Modulo e protagonisti della scalata

All'interno di un'escalation clamorosa si sottolinea anche la capacità di intervenire con coraggio sull'assetto tattico della squadra, passando dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1 e scoprendo quell'identità che avrebbe poi caratterizzato la stagione successiva (quella appena terminata, con la promozione in Premier League). Il passaggio in pianta stabile al 4-2-3-1 - nel percorso in League One - ha visto l'Ipswich diventare una vera e propria macchina da guerra: nessuna sconfitta nelle ultime 18 giornate, difesa solida e un attacco più prolifico che mai (confermato anche nel 2023/24). Ciò che sorprende (anche a posteriori) è la capacità di valorizzare la rosa a disposizione senza rivoluzioni di mercato, pensando sia ai protagonisti delle due promozioni che a quegli elementi passati da un Ipswich in grande difficoltà fino a quello di oggi, rivoluzionando dunque il proprio status.

Massimo Luongo, Conor Chaplin, Sam Morsy
Chaplin, Morsy e Luongo / Stephen Pond/GettyImages

Ci riferimento in particolare a Morsy, a Burns, alla coppia di centrali Burgess-Woolfenden, a Chaplin o all'allora secondo portiere Hladky: tutti in campo in quell'Ipswich che arrancava e tutti grandi protagonisti del ritorno in Premier League, rivitalizzati proprio da McKenna. Il peso della continuità e della coesione, vitali per avere la meglio su corazzate più ricche e ambiziose, si è fatto sentire anche in Championship e ha visto emergere con forza anche Luongo e Lief Davis, terzino sinistro utilissimo anche come arma offensiva e capace di raggiungere quota 18 assist in una sola - clamorosa - stagione. Come nella stagione della promozione in Championship, anche stavolta l'Ipswich ha confermato due record: squadra con meno sconfitte in stagione (appena 6) e miglior attacco (con 90 reti, una in più del Leicester primo in classifica).

Non si tratta di una squadra che - oggi - fa del possesso insistito la propria cifra, a differenza di Leicester e Southampton: i Blues sono appena settimi per possesso in Championship (53% di media) e la situazione è cambiata radicalmente, in questo senso, col passaggio dalla League One alla serie superiore. In terza serie l'Ipswich si affidava a un possesso prolungato e rifuggiva a priori la ricerca di lunghi passaggi, affidandosi in particolare alla costruzione condotta da Morsy, Evans e Luongo (il primo inamovibile, gli altri due alternandosi). La presenza dei due interni è stata una costante sia nel 3-4-2-1 che nel successivo 4-2-3-1 ed è evidente come Morsy e Luongo abbiano rappresentato un fattore determinante nelle due fasi di gioco, confermando il lavoro svolto l'anno scorso e portandolo ad un livello diverso, considerando anche il lavoro di maggior sacrificio di fronte a squadre più attrezzate.

Al contempo uno dei tratti caratterizzanti del gioco dell'Ipswich, in questa cavalcata da sogno, è da ricercare nel grande dinamismo di Chaplin: trequartista fondamentale sia coi suoi inserimenti (13 i gol per lui) che col suo movimento alle spalle di Hirst, tale da scambiarsi coi due esterni offensivi e da portare imprevedibilità alla manovra. Generalmente Chaplin si sposta sulla destra aprendo spazi per le avanzate di Davis sulla corsia mancina, uomo assist infallibile, il tutto mentre Hutchinson (in prestito dal Chelsea) o Broadhead hanno modo di affiancare Hirst accentrandosi da sinistra. Meccanismi oliati e continuità tra le stagioni che, a conti fatti, hanno permesso a uno zoccolo duro fenomenale in League One di elevare il proprio livello e di maturare ulteriormente, adattandosi ad uno scenario ancor più provante.

Le prospettive rendono complesso immaginare, adesso, un ulteriore exploit che veda gli stessi protagonisti ancora in copertina: il divario tra la Premier League e la Championship - non si scopre oggi - è ben superiore a quello tra seconda e terza serie, tanto da poter interrompere un idillio apparentemente magico come quello venuto a crearsi. McKenna, in caso di permanenza, dovrà capire quali tratti del suo Ipswich dei miracoli potrà portare con sé e quali dovrà modificare (anche grazie al mercato). Il tutto senza sottovalutare, per forza di cose, il possibile richiamo del Brighton per il post-De Zerbi o le suggestioni connesse al Manchester United e a un ritorno nel club in cui ha avuto modo di crescere accanto a Mourinho e Solskjaer: eredità importanti da raccogliere, entrambe, che ci dimostrano come McKenna sia pronto ad arrivare al massimo livello per restarci e non da semplice meteora.