Il fantasma di Sarri turba il presente di Palladino alla Fiorentina?
Ultimo appello? Suona ingeneroso ritenere una sfida contro una big come il Milan l'unica possibile via per rinsaldare la posizione di Raffaele Palladino alla Fiorentina, si tratta a conti fatti di un eccesso, ma la presenza di Rocco Commisso al Franchi (ultima volta prima di ripartire) fa sì che l'attenzione sul tecnico gigliato sia ai massimi livelli. Un risultato solo, soprattutto se contro una squadra con altri obiettivi e palesemente più attrezzata, non può riassumere il senso di un percorso: difficile cioè immaginare Fiorentina-Milan come l'occasione da dentro o fuori per Palladino, al di là delle risposte che arriveranno.
Non si può negare però che esistano chiavi di lettura diverse e sicuramente in grado di turbare il presente dell'ex Monza, protagonista di un avvio di stagione a dir poco tiepido coi suoi viola. Difficile girarci intorno, come accade spesso - quando un tecnico non gode di consensi unanimi - la scena la prendono gli assenti, in questo caso un possibile sostituto dal sicuro effetto mediatico, in grado di rivestire i panni del salvatore della Patria invocato a gran voce dai tifosi. Parliamo di Maurizio Sarri, senza tergiversare ulteriormente, e dei motivi per cui la figura dell'ex Napoli rappresenti a conti fatti un pungolo costante per il lavoro di Palladino, una minaccia (persino ingenerosa, a questo punto) sul suo status alla guida dei viola.
Sarri-Fiorentina: le ragioni di un possibile idillio
Per quale motivo, anche in assenza di trattative concrete, il profilo di Sarri esercita un simile potere? Si può portare dal discorso tattica e dal sospirato ritorno dei viola alla difesa a quattro: in estate sembrava che Palladino portasse con sé il 3-4-2-1 come base solida di riferimento ma la risposta della squadra, nei primi mesi, ha portato il tecnico a prendere contromisure e a tornare al 4-2-3-1 (quello di Italiano, quello utilizzato sporadicamente anche da Palladino al Monza). Il 4-3-3 di Sarri potrebbe aiutare i viola a superare l'equivoco tattico, esaltando anche elementi (come Pongracic, ad esempio) che hanno sofferto fin qui la difesa a tre o traendo il meglio da un centrocampo con Cataldi vertice basso, memore del periodo vissuto insieme alla Lazio, e Adli-Bove a completare il reparto.
L'aspetto portante dell'intero discorso riguarda però la percezione dell'ambiente, la sensazione che la piazza gigliata veda in Sarri l'interprete ideale per ridare entusiasmo a una città che - in questo inizio di stagione - non ha trovato ancora ragioni per innamorarsi di questo nuovo corso (al di là di rari sprazzi di ottimismo e di fiducia). Il nome di Sarri, poi, non è del tutto alieno alle cose viola, anche al di là della vicinanza fisica con la sua Figline: in passato le parti hanno parlato e la Fiorentina aveva effettivamente pensato allo stesso Sarri, virando poi su altre scelte. In senso assoluto diventa chiaro quanto, anche a prescindere dal risultato di Fiorentina-Milan, Palladino sia chiamato a liberarsi di un'ombra scomoda e ingombrante, scoprendo finalmente l'identità della sua viola ed emancipandosi dal richiamo del passato (Italiano) e dalle insistenti suggestioni mediatiche.