Il folle recupero della Roma di Mourinho
La folla che esplode, Lukaku che corre verso la Sud senza maglia. Il pubblico in delirio per un Roma-Lecce di inizio novembre, o per un Roma-Monza di metà ottobre se pensiamo a un paio di settimane fa. Non è una casualità, è la legge del folle recupero che José Mourinho ha abituato a vivere alla gente dello Stadio Olimpico.
Nel postpartita dirà: "Hanno meritato sia i giocatori che i tifosi. Il gol nel finale per me è soltanto cuore e mentalità. Durante la mia carriera ho allenato sei o sette squadre, ma in nessuna di queste ho mai trovato un pubblico che continua a sostenerti e a tifare quando perdi 0-1 a 10' dalla fine. Questa connessione è straordinaria, è uno dei motivi che mi ha spinto a decidere di rischiare fino all'ultimo, anche a costo di rischiare di prendere il secondo gol. È una vecchia filosofia che dice che se perdi di uno o perdi di dieci è la stessa cosa".
Le parole per i tifosi e per i suoi giocatori non mancano mai e la costruzione continua, da oltre due anni, di questo clima è la struttura che sorregge scenari impossibili. La Roma recupera quando generalmente la partita è finita. Sembra sprecare durante il tempo regolare e impressionare quando nessuno ci crede più, fatta eccezione appunto per Mourinho, i tifosi e i giocatori in campo.
Se prendiamo la classifica di Serie A, i giallorossi stazionano al settimo posto insieme alla Fiorentina, a 4 punti dalla zona Champions League, da cui la separano Bologna, Atalanta e Napoli. È il terzo miglior attacco del campionato con una media esatta di 2 gol a partita (22 in 11), la quarta dopo dopo Inter, Napoli e Juventus se guardiamo gli xGol creati.
Il recupero nelle passate stagioni
Tornando indietro nelle passate stagioni, non mancano esempi a conferma della volontà di crederci sempre nel finale. Le ultimi tre reti della Roma all'Olimpico sono tutte arrivate al 90° o oltre. El Shaarawy contro il Monza, Azmoun e Lukaku ieri sera con il Lecce; una certezza del passato e due nuovi calciatori.
Nella precedente stagione l'ultimo gol l'aveva segnato Paulo Dybala su calcio di rigore contro lo Spezia, per regalare ai giallorossi tre punti dopo la triste Finale di Budapest. Contro il Milan la rete di Abraham, poi pareggiata a tempo scaduto da Saelemaekers. Una settimana prima era stato ancora Dybala a prolungare il Quarto di Finale di Europa League con il Feyenoord ai tempi supplementari grazie a una girata magnifica (90°).
All'andata con il Milan a San Siro la Roma arrivava al minuto 87 sotto di due reti e usciva con un punto dopo un ampio recupero grazie ai gol di Ibañez e Abraham. Ancora precedente il pareggio di Nemanja Matic nel recupero della sfida dello Stadio Olimpico con il Torino, dopo il rigore sbagliato nello stesso extra time dal gallo Belotti, o la vittoria del Bentegodi firmata Volpato-El Shaarawy contro l'Hellas Verona.
Il pareggio in extremis al San Paolo ancora del Faraone per tornare a due stagioni fa, e la vittoria in rimonta allo stadio Olimpico contro la Salernitana maturata tra il minuto 80 e 90. Il pareggio di Abraham contro il Vitesse per mantenere la Roma in Conference League e quello di qualche giorno prima di Lorenzo Pellegrini alla Dacia Arena di Udine.
Il rigore sigillato in rete dal numero nove inglese in Liguria contro lo Spezia, più o meno intorno al minuto 100 di un maxi-recupero. Il pareggio di Cristante a Reggio Emilia contro il Sassuolo al 94° e quel 2-1 di El Shaarawy con i neroverdi nella gara d'andata, coincidente con la 1000ª panchina di José Mourinho in carriera. Il gol folle in cui si può inquadrare l'origine della nuova tendenza giallorossa.
Era il 12 settembre del 2021. Due anni e qualcosa più tardi la Roma è arrivata in fondo a due Coppe Europee, vincendo la prima e sfiorando la seconda. Ha segnato tante volte nei minuti finali emozionando il pubblico e abituandolo a crederci ancora di più. Si è creato un qualcosa che non nasconde i problemi di gioco della squadra giallorossa, ma che ha funzionato più volte da cura per i malumori del pubblico aggiustando risultati che andavano nella direzione sbagliata.
Contro il Lecce la rimonta l'hanno iniziata Zalewski e Azmoun dalla panchina e l'hanno conclusa Dybala e Lukaku, dal primo minuto in campo. Un ulteriore segnale dell'importanza di chi entra non solo per l'incisività, ma anche per l'aiuto mentale che azioni e giocate fresche possono portare a calciatori stanchi e appannati.
Mourinho parla di cuore e mentalità e di non aver mai percepito un qualcosa del genere dal pubblico nelle sei o sette squadre allenate in precedenza. Se chiedete al pubblico sulla questione vi risponderanno che prima del portoghese, mai nella storia recente della Roma si è avuta la percezione che il recupero potesse donare energie e forze in più, indipendentemente dai nomi in campo.