Il futuro da DS, le critiche ad Allegri e la vita dopo il calcio: Buffon si racconta

Le parole di Buffon ai microfoni di Tuttosport.
Buffon
Buffon / LEON KUEGELER/GettyImages
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La vita lontana dal calcio giocato, tante volte immaginata e altrettante volte rinviata, sta riservando soddisfazioni a Gianluigi Buffon e sta dando all'ex portiere stimoli tali da tenerlo alla larga da qualsiasi nostalgia: questo è quanto affermato dall'ex numero uno di Juventus e Parma su questa nuova fase della propria vita, una fase contraddistinta dall'avventura in azzurro e dalla possibilità di diventare presto DS. Questo quanto dichiarato da Buffon ai microfoni di Tuttosport:

Futuro da DS: "Non sono ancora usciti i quadri con i risultati degli esami, quindi ancora non sono ds. Sono, però, davvero contento perchè ho fatto un buon esame e mi sono preparato bene. Non è una formalità. Diciamo che è la tipica situazione nella quale se non ti prepari a dovere, fai una figura di merda, ecco. Ho dovuto mettermi sotto. Anche perché ci sono delle parti mnemoniche e un po' noiose, per esempio quella sulla giustizia sportiva, con lo statuto e il codice da imparare comma per comma".

La vita senza giocare: "Sono veramente felice perché riesco ad occuparmi di tante cose, impegno la mente per cercare di mettere da parte nuove idee e soprattutto migliorare le mie competenze. Insomma, non è che ho smesso a 29 anni, all'improvviso. Era una scelta che da quattro o cinque anni stava lì: dovevo solo scegliere il momento più opportuno. Ora sto molto bene, ho una vita soddisfacente, oltre che lavorativa, anche familiare".

I perché di una carriera così lunga: "Un paio di milioni di motivazioni! (ride). La prima è che fino all'ultimo giorno mi sentivo di poter competere a livelli altissimi. In secondo luogo: volevo essere un esempio per i miei figli per far capire loro che non sono gli altri a porti i limiti, ma sei tu che devi metterli a te stesso. E i limiti spesso sono più in là di quanto crediamo noi e, soprattutto, di quanto credano gli altri. Terza: l'idea di riabbracciare il Parma e un certo contesto, così come di farmi riabbracciare da loro, perché lì sono cresciuto e sono stato sempre amato. Quando sono tornato alla Juventus ero spinto dal desiderio di condividere ancora con determinate persone un percorso e siamo arrivati a una bellissima conclusione con quella Coppa Italia vinta a Reggio Emilia. Certo gli obiettivi erano altri, ma è stato un bel viaggio e, soprattutto, in compagnia di persone con cui ho viaggiato sempre benissimo".

Il calcio e le nuove generazioni: "Divertirsi penso si divertano. Magari non sai che tipo di consapevolezza possano avere del fatto di giocare in Serie A, rappresentando questo o quel club e tifoseria. Perché è un calcio completamente diverso, lontano dalle scelte e dai valori con i quali siamo cresciuti. E non so se questa sia una fortuna o meno".

La propria esperienza: "Per me giocare in Serie A e indossare la maglia della Juve, come quella del Parma, rappresentava un riscatto. Non un riscatto sociale, un riscatto esistenziale, perché avvicinarmi a certi giocatori che mi avevano ispirato da piccolo, entrare in certi stadi, mi faceva accapponare la pelle. Io ho sempre avuto coscienza di quello che stavo vivendo e una certa incoscienza di quello che sono stato e che ho rappresentato per il calcio, sono sempre stato sereno e ho sempre pensato di avere una fortuna incredibile di giocare con certi calciatori".

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Insidie all'Europeo: "Stiamo attenti che l'Albania è una squadra da prendere con le pinze. Anche perché è la prima. Le prime partite in queste manifestazioni sono sempre un pochino delicate e nervose. Ma credo che con tutto quello su cui stanno lavorando Spalletti e il suo staff, se viene recepito bene dai ragazzi, l'unica preoccupazione sarà solo la condizione in cui arriveremo all'Europeo".

Le critiche a Donnarumma: "Non dico che si tratti di eccesso di critica, ma vedo un certo piacere quando si può sottolineare un suo errore. I tedeschi hanno una parola per indicare momento di godimento che si prova quando le cose vanno male agli altri: schadenfreude. Ecco io credo che Gigio ne subisca tanto, ma è uno strutturato e ha già superato molte volte questi momenti".

Le critiche ad Allegri: "Viene criticato perchè arriva da due anni in cui la Juve ha passato parecchie vicissitudini. A volte penso alla felicità del mondo Juve quando è tornato. Ma quando si riparte c'è bisogno di tempo. Questi due anni gli hanno permesso di fare delle scelte, di operare una scrematura nel gruppo e magari di costruire per arrivare nel giro di un anno o due alla vittoria".

Juve da Scudetto: "llusione? E perché? Certo, non deve essere l'obiettivo, quello che ti toglie il sonno di notte, ma deve essere “un” obiettivo, una speranza. Quello deve essere voglia e determinazione a spostare il limite di ogni squadra".

Marotta e Giuntoli: "Possiamo dire che quando arriva nei posti è veramente bravo (Marotta). Nessuno riesce a scegliere le persone e sistemare le cose importanti. È una capacità innata e a lui viene naturale percepire ciò di cui c'è bisogno e trovare la soluzione. Marotta è uno che fa subito la diagnosi e non sbaglia la cura e becca sempre la prognosi, tutto molto velocemente. È una qualità che hanno in pochi: solo gente sveglia ed esperta. Detto questo, attenzione a Giuntoli: il percorso che ha fatto Cristiano è stato di grande rilievo e lo mette ora tra i top. Forse stiamo facendo confusione, perché Giuntoli non è un competitor di Marotta per ruolo e Beppe non è un direttore sportivo ma qualcosa di più. Come direttore sportivo “puro”, Cristiano è uno di quelli che, in questi ultimi anni, ha fatto più degli altri. E ha un suo animalesco fiuto per il calcio".