Il futuro dei big, Fonseca preferito a Conte e gli agenti: Milan, parla Ibrahimovic
Contesto particolare - e non poteva essere altrimenti - quello della prima conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic come dirigente del Milan, un vero e proprio dialogo aperto col contesto rossonero nell'ottica di presentare la visione del club per il futuro, a partire chiaramente dalla parte sportiva. Queste le parole dell'ex attaccante:
Il ritorno in rossonero: "Dopo sei mesi mi sono già venuti i capelli bianchi, si lavora. Dopo il ritiro dopo 25 anni hai un'altra libertà, ho due figli e sono stato fuori dalla famiglia per tanto, col calcio c'è questo sacrificio tra alberghi, viaggi. Ho avuto modo di stare più vicino, quando smetti è importante essere attivo. Mi ha chiamato Furlani, mi ha detto di venire a Milanello e non sapevo niente. Era tutto fatto in amicizia. Siamo andati avanti, ho visto Cardinale e abbiamo parlato per qualche ora del futuro, mi ha proposto di tornare al Milan come partner in RedBird. Io ho spiegato che sarei entrato al Milan con un progetto vincente, io non accetto perdere, voglio vincere e vincerò. Gerry mi ha risposto benvenuto, siamo sulla stessa pagina come ambizione. Poi siamo partiti e ho già i capelli bianchi...".
Il primo impatto: "Con Gerry abbiamo parlato tanto, parliamo la stessa lingua e lui è un vincente. Col Milan ha ambizione forte, bisogna fare un progetto vincente sul lungo periodo. Gli ho detto che sono l'uomo perfetto, serve intelligenza e ambizione".
Che ruolo ha: "Tanti chiedono, sono partner operativo di RedBird e lavoro vicino a Cardinale. Collaboro con Moncada e Furlani, non è un one man show, ognuno è importante e abbiamo ognuno la propria responsabilità".
Gli obiettivi: "Il prossimo step è rinforzare la squadra, diventare forte e competitiva. Gli obiettivi del Milan sono i trofei, la storia del Milan è in Europa. C'è stato un periodo in cui il Milan non era più da Milan, dal 2011, ma ora ogni anno si gioca per trofei...il Milan non vince ma fa la storia. Chi entra qui deve avere la stessa ambizione, chi è già qui e non ha questi obiettivi non avrà spazio. Non siamo soddisfatti, siamo d'accordo coi tifosi, si fa una valutazione su cosa migliorare per essere più forti".
Il piano a cui attenersi: "Abbiamo un gruppo giovane di dirigenti, abbiamo un piano e siamo fiduciosi, è tutto sotto controllo e seguiamo la strategia. Il futuro è positivo, ognuno fa questo lavoro per il Milan e non ci sono obiettivi personali altrimenti non è l'uomo giusto. Anche se c'è silenzio non vuol dire che si lavora, non siamo un podcast".
Su Fonseca: "Voglio dire grazie a Pioli per quello che ha fatto, che rimane nella storia. Merita tutti i complimenti che ha avuto. Il nuovo allenatore sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene, abbiamo messo dei criteri e cosa vogliamo. Abbiamo scelto lui per portare la sua identità, per come vogliamo che giochi la squadra, in modo dominante e offensivo. Volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori e a San Siro".
Zirkzee: "Sarà un mercato di dettagli. C'è Jovic ma c'è spazio per un altro, è un ruolo che cerchiamo. Zirkzee è forte, ha potenzialità ma tra voci e realtà ci sono differenze grandi. Non mi piace paragonare, gioca molto bene e arriva dalla scuola olandese"
Seconda stella: "Arrivare tra i primi quattro non è un mio obiettivo, l'obiettivo è vincere e fare una squadra molto competitiva per vincere trofei. La garanzia non c'è nel calcio e nella vita, vogliamo arrivare agli obiettivi con una strategia e non vogliamo mostrare i muscoli".
Lopetegui: "Sui giornali tutti i giorni c'era qualcuno, chi volevo io o Furlani o Cardinale. C'è Fonseca, tra Lopetegui e Fonseca eravamo più orientati verso Fonseca".
Incontro con Fonseca: "Ovviamente abbiamo parlato, di come migliorare l'obiettivo, poi c'è il progetto dell'U23 e sarà molto importante per collegare i giovani e la prima squadra, questo motlo importante per Fonseca perché lui dà responsabilità ai giovani. Giochiamo per quattro trofei, un club come il Milan deve avere una squadra competitiva e dobbiamo mettere l'allenatore nelle condizioni".
Da giocatore a dirigente: "Essere dirigente è diverso, si prendono decisioni e devi essere più cattivo, anche se sei amico. Ho tanto da imparare e da crescere, però ho anche tanto da dare e ho colleghi che mi aiutano e si lavora come un gruppo".
Su Conte: "Con tutto il rispetto per lui non è quello che cercavamo, per i criteri che avevamo".
Il successo dell'Inter: "Un perdente guarda altre squadre, il Milan guarda se stesso. Qua parli con un vincente, soffrire è un concetto per un perdente".
Sullo stadio: "I tifosi del Milan meritano uno stadio wow, gli americani sanno cosa fanno a livello di spettacolo"
Il futuro dei big e i ruoli: "Maignan e Theo restano, anche Leao, sono giocatori dei più forti nel loro ruolo. Hanno un contratto e sono felici, non abbiamo bisogno di vendere. Cerchiamo un attaccante, il mercato è tutti i giorni, per noi conta il profilo".
Sugli agenti: "Vengo dalla vecchia scuola, o è bianco o è nero. Io oggi ho poca pazienza, gli altri ne hanno di più. Le commissioni? Ognuno chiede e vuole mettere sotto pressione un club, dev'essere OK per noi e non solo dall'altra parte. Non è beneficienza, è una trattativa".
Ancora su Conte: "Il nome di Conte non è uscito, dipende cosa vuoi dare all'allenatore, poi un tecnico può anche dire che può lavorare con tutti, per noi però Fonseca era l'incrocio migliore, per portare l'identità".
La Champions: "Non è una rivincita perché non l'ho vinta da calciatore, voglio fare la differenza in una piazza in cui posso farlo. Se voglio vincere? Certo".
Rinnovi: "Da quando è entrato RedBird ci sono possibilità, possiamo farlo senza andare in difficoltà, c'è un mercato che si può fare e un progetto di Under 23. Se uno mi dice che non vuole più stare qua è un problema. Maignan e Theo sono contenti di fare la storia".