Undici città, il ritorno del pubblico negli stadi e un segnale di speranza: l'Europeo è il primo calcio al Covid
Il grande giorno è arrivato. Dopo il rinvio dell'estate scorsa a causa della pandemia che ha investito il mondo (anche quello del pallone) il calcio si prepara a ripartire con il via al primo Europeo itinerante della storia. Questa sera il sipario verrà ufficialmente alzato nella splendida cornice dello stadio Olimpico di Roma che ospiterà il match d'esordio dell'Italia di Roberto Mancini contro la Turchia ma anche circa 14 mila spettatori che torneranno ad occupare parzialmente quegli spalti restati vuoti ed orfani di pubblico per troppo tempo.
Certo, per rivedere gli stadi pieni, gli abbracci tra i tifosi dopo un gol e la gioia che esplode senza alcun freno è ancora presto. Ma già rivedere qualche presenza fisica sulle tribune (seppur con mascherine a coprire naso e bocca e distanze di sicurezza nonostante i rigidi test all'ingresso dell'impianto) è un importante segnale di speranza per un mondo che sta pian piano cercando di tornare alla normalità.
L'Italia, e con lei in particolare Roma che ospiterà quattro gare del torneo, si preparano ad abbracciare gli azzurri e una competizione che nel Belpaese mancava da anni, con una Nazionale che tra l'altro è autorizzata a pensare in grande. Ma la bellezza di questo Europeo, oltre per il momento storico in cui arriva, è rappresentata anche dalle undici città che si coloreranno di bandiere e si riempiranno di lingue diverse per i prossimi 30 giorni. Dalla Capitale a San Pietroburgo, da Baku a Monaco, passando per Amsterdam, Bucarest, Budapest, Copenhagen, Siviglia, Glasgow e Londra, dove l'11 luglio è in programma la finalissima di Wembley.
L'inizio dell'Europeo è alle porte. E con lui, la voglia di viaggiare, integrarsi, scoprire. E di dare un primo vero calcio al Covid.
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