Il Kaiser e il Profeta ai Cosmos - EP.3: Non è mai troppo tardi per farsi perdonare

Johan Cruyff, Franz Beckenbauer | 90min
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Londra, 26 settembre 1978

Quando ero piccolo e vivevo ancora in Germania, a mio nonno non andava giù la mia pigrizia. Mi diceva sempre di "Machen Sie Nägel mit Köpfen"; letteralmente "Fare i chiodi con la punta". Parafrasandolo però diventa un'esortazione a fare ogni cosa per bene. Ripensavo proprio a questo modo di dire mentre ieri mi trovavo sull'aereo che da Friburgo mi ha portato a Londra. Non ho mai portato a termine niente, il mio interesse ha cambiato direzione con la stessa frequenza del vento. Questa però è l'opportunità che il destino mi ha dato per redimermi o quantomeno per invertire la rotta. Per dimostrare - a me stesso ancor prima che agli altri - che non è mai troppo tardi per farci perdonare da chi abbiamo deluso.

Il Peter di qualche anno fa avrebbe subito perso interesse per questa storia, sarebbe tornato a occuparsi di piccole notizie giusto per tirare a campare. D'altronde, con Cruyff datosi alla macchia, sarebbe stato Beckenbauer l'unico motivo che avrei avuto per seguire ancora i Cosmos. Gettare la spugna anche stavolta sarebbe stato facile; eppure, c'è qualcosa in questa faccenda che mi dice di andare avanti.

Così ho deciso di seguire anche le altre amichevoli dei New York Cosmos, fiducioso che prima o poi qualcosa sarebbe accaduto. Senza il Profeta, contro l'Atletico Madrid i NY hanno convocato Rivelino, che era ancora in città dopo l'amichevole con il World All-Star. Dopodiché è iniziata la tournée europea, dove i biancoverdi le hanno prese di santa ragione da Bayern Monaco e Friburgo, ma hanno battuto il Brescia allo Stadio Rigamonti. Stasera invece i Cosmos se la vedranno con il Chelsea, squadra inglese che sta attraversando un momento di forte crisi finanziaria, dovuta principalmente ai costosi lavori di ristrutturazione del loro stadio, lo Stamford Bridge, e che perciò hanno pensato bene di organizzare questa partita per attirare un po' di tifosi e lucrarci su tra biglietti e merchandise. Ormai i Cosmos sono il circo del calcio.

Prima di continuare, perché non ridai un'occhiata ai primi due episodi?

EP.1: Una nuova stella sbarca nella Grande Mela
EP.2: New York sedotta e abbandonata

Ci sono modi e modi di indebitarsi. C'è chi si indebita con le scommesse o per condurre uno stile di vita che non può palesemente permettersi; poi c'è chi lo fa a fin di bene - anche se non sono in molti. È il caso del Chelsea e del suo stadio avveniristico, con le tribune vicinissime al campo e ogni genere di comfort. Per rimetterlo a nuovo i Blues hanno dovuto cedere i loro migliori giocatori, ma se nell'immediato questa scelta ha portato alla retrocessione, in futuro lo Stamford Bridge sarà la fortuna di questo club.

Mi basta vederlo anche solo dall'esterno per rimanere a bocca aperta. L'addetto ai controlli deve chiamarmi un paio di volte per farmi tornare in me. Gli mostro il badge e resta perplesso nel leggere un nome tedesco accostato alla nazionalità americana. È una cosa che mi succede spesso, ma mi basta mostrargli un documento per non dovergli raccontare tutta la storia della mia vita.

Mio nonno mi portava spesso allo stadio a vedere il Bayern, di cui era grande tifoso. Ero troppo piccolo per ricordarmi delle partite ma la sensazione che si prova quando si esce dal dedalo di corridoi, si salgono gli scalini e ci ritrova improvvisamente davanti a quello spiazzo verde, con i tifosi tutti intorno, è indimenticabile. E ad ogni partita è come la prima volta. Asciugata la solita lacrimuccia, prendo posto sulla tribuna stampa dello Stamford Bridge. Al mio fianco c'è Gary Davidson, il collega del Times che rividi alla conferenza dell'annuncio di Cruyff. Frequentammo lo stesso college. Io prendevo voti più alti, ma lui aveva un non so cosa che lo rendeva un grande cronista, un'intraprendenza e una faccia tosta che a me sono sempre mancate. Infatti oggi lui scrive per un grande giornale inglese, mentre io per una piccola, anzi piccolissima, testata tedesca. L'unica cosa che ci accomuna è che entrambi siamo corrispondenti da un altro paese.

Ammazziamo il tempo prima del calcio d'inizio fumando una sigaretta e facendo due chiacchiere. Gli dico che è un peccato non poter vedere di nuovo Cruyff in campo insieme ai Cosmos, che sicuramente la partita non sarà divertente come quella del Giants Stadium. La sua risposta mi spiazza. Io stavo parlando del più del meno, parlando di un aspetto prettamente sportivo, lui invece non sveste mai i panni del giornalista e, nonostante l'aria leggera di quella conversazione, mi scarica una frase pesante come un macigno:

"Io so perché Johan Cruyff ha lasciato New York dopo quell'amichevole".

Lo dice con il sorrisetto tipico di chi arriva a scoprire le cose prima dei colleghi. Conosco quella sensazione, qualche volta l'ho provata, ti fa sentire il depositario di una verità che non è stata ancora annunciata. Ma bando alle ciance, voglio saperne di più.

"Perché se n'è andato? Ma soprattutto come fai a saperlo?"
"Conosci lo Studio 54?"
"La discoteca?"
"Esattamente. Ci sono andato subito dopo aver appreso la notizia per vederci chiaro sulla questione"

Studio 54
Studio 54 / Kevin Mazur/GettyImages

Lo Studio 54, come ho fatto a non pensarci prima io!? È la discoteca più alla moda di New York, lì i calciatori dei Cosmos hanno sempre un tavolo prenotato nel privé. Maledetto Gary, sempre un passo avanti.

"E cosa hai scoperto?", dico io pentendomi subito dell'eccessiva curiosità. Ormai sembra una conversazione tra un giornalista e una persona qualunque, non tra due colleghi.
"Ho parlato con Brad, il barista. Ha servito da bere a tutta la Grande Mela, o almeno a quelli che contano. Fa un Old Fashioned strepitoso ma ti consiglio di non prendere mai il Margarita. A te piacciono i cocktail?"

Vuole che lo supplichi. Ci sta girando attorno con cose di cui non mi importa un fico secco pur di non dirmelo subito.

"Gary, non abbiamo tutta la sera. Puoi arrivare al dunque?"
"Come vuoi. Per fartela breve, Brad mi ha detto, che un calciatore dei Cosmos gli ha detto, che un dirigente, di cui non ha voluto riferirmi il nome per non avere guai..."
"Taglia corto", lo incalzo
"Problemi finanziari. Il grande Johan Cruyff ha avuto qualche disguido con il fisco spagnolo e se n'è tornato a gambe levate per risolverli...o almeno provarci"
"Che intendi dire?"
"Che forse dovrà rimettersi gli scarpini ai piedi e tornare a giocare per far fronte a una multa che si prospetta parecchio salata"
"Perdonami Gary, vado in bagno prima che inizi la partita"

Le sue parole mi lasciano scosso. Non sono nato ieri, so bene che i calciatori, così perfetti e sorridenti, altro non sono che uomini, con tutta la sequela di difetti che ne conseguono. Ma Cruyff mi ha sempre dato l'idea - sicuramente romantica e romanzata - di essere al di sopra delle brutture di questo mondo. Mi bastava vederlo palleggiare per non pensare ai problemi della mia vita. Ma forse anche il Profeta faceva lo stesso, anche lui vedeva nel calcio una via di fuga dalla realtà.

Mentre sono in bagno ne approfitto per dare una sistemata alla cravatta e mi accorgo che un gentiluomo, un signore rubicondo già visibilmente brillo, se ne va senza nemmeno essersi lavato le mani dopo aver espletato i suoi bisogni. Cara vecchia Inghilterra, quanto mi eri mancata!

Ci vuole ancora del tempo prima che inizi la gara e - detto tra noi - non ho proprio voglia di sentire Gary mentre fa lo splendido con i suoi scoop, gli informatori e i suoi stramaledetti cocktails. Ne approfitto allora per andare nel parcheggio e fumarmi una sigaretta in santa pace. Durante la tournée il mio tabagismo è decisamente peggiorato, ma questo è l'ultimo dei miei problemi. Fisso un punto imprecisato del cielo e confido agli astri i miei dilemmi. Perché non ho mantenuto le aspettative che mi accompagnavano al college? Mio nonno mi avrà perdonato dopo quello che gli ho fatto? Ma soprattutto, faccio ancora in tempo a cambiare le cose?

Avrei bisogno di una notizia che mi svolti la vita.

Già, ma gli scoop non piovono dal cielo; non puoi sperare di trovarli in un parcheggio desolato di Fulham Road. Poco importa - penso - alla fine è andata così. Getto il mozzicone di sigaretta a terra e lo schiaccio per spegnerlo definitivamente, quando intravedo un po' di movimento al cancello d'ingresso dei giocatori. C'è un uomo con un borsone appoggiato sulla spalla accompagnato da alcuni dirigenti dei Cosmos. Ma chi può essere? I calciatori saranno già tutti nello spogliatoio visto che la partita è tra un'ora. Avvicinandomi inizio a intravederne i dettagli. Capelli a caschetto, carnagione pallida, l'immancabile sigaretta in bocca. È lui, è Johan Cruyff!

Ma che ci fa qui? Da dove sbuca? Devo scoprirlo. Non sarà l'esclusiva di un grande giornalista d'inchiesta, ma sono sicuro che nessuno riuscirà a ricostruire la vicenda entro domani mattina. Io voglio essere il primo. Scavalco la cancellata a fatica, maledicendo le sigarette, l'alcool e tutti quei viziacci che mi hanno appesantito. Quando scendo mi gira un po' la testa ma l'importante è che sono dentro. Senza dare nell'occhio allora mi dirigo verso gli spogliatoi. Appena fuori dalla porta trovo degli armadietti, forse lasciati lì perché vecchi e in attesa di essere buttati o dati via. Non ci penso due volte e mi ci infilo dentro per non rischiare di essere scoperto proprio sul più bello. A un tratto vedo uno dei dirigenti di prima fermarsi proprio davanti a me per parlare con un magazziniere.

"Perché è qui?", chiede quest'ultimo.
"Deve onorare il suo contratto. Ha firmato per due amichevoli e allora giocherà due amichevoli, non importa dove o contro chi"
"Ma i nomi sulle maglie sono già stati stampati, ormai è troppo tardi per scrivere il suo"
"Che giochi senza nome, tanto tutti sanno chi è Cruyff. Poi qui in Europa sono abituati a non vedere il nome dei giocatori sulle divise" [In effetti, nella foto di copertina dell'articolo la maglia di Cruyff non presenta alcun numero, a differenza di quella di Beckenbauer, nds] .

Ho quello che mi serve. Aspetto che i due se ne siano andati e controllo che non ci sia nessuno nei dintorni. Bene, campo libero. Metto la testa fuori dall'armadietto e...

"Hey, chi diamine sei tu e che ci fai qua?". Era della sicurezza, un omone alto due metri e dalle intenzioni decisamente poco amichevoli. Accampo un paio di spiegazioni insensate - ditemi voi cosa avreste detto al mio posto! - ma lui non vuole sentire ragione: mi prende per il bavero della giacca trascinandomi per i corridoi e, una volta arrivati all'esterno, mi butta fuori facendomi cadere a terra. Lo vedo mentre va a dire agli addetti ai controlli di non farmi rientrare. Ciò significa che non vedrò la partita.

La mia priorità è però un'altra. Nessuno sa infatti che Cruyff è allo Stamford Bridge. Certo, presto lo scopriranno e - al contrario mio - potranno anche vederlo giocare. Ma io e solamente io so perché si trova lì dopo che ha disertato l'amichevole contro l'Atletico Madrid. Allora mi alzo, mi riassetto alla meno peggio e corro al primo telefono pubblico per chiamare il mio editore. Gli spiego brevemente la situazione e, dopo essermi preso una ramanzina per essere stato cacciato dallo stadio, gli detto un articolo da pubblicare domani mattina. Il mio lavoro l'ho fatto, adesso non mi resta che aspettare che la partita finisca per farmi raccontare da Gary com'è andata.

Mi siedo su un marciapiede e mi accendo un'altra sigaretta. Questa me la sono davvero meritata. Fisso di nuovo il cielo e dico tra me e me: "Non è mai troppo tardi per farsi perdonare".

I primi tifosi iniziano a uscire e dopo un po' arriva anche Gary.

"Ma dove sei finito? Ti sei perso tutto!"
"È una storia lunga, non ho tempo di spiegare. Com'è andata?"
"1-1. Il pareggio tipico delle amichevoli. Però Cruyff e Beckenbauer hanno insegnato calcio. Non hanno segnato né fornito assist, ma da queste parti si ricorderanno a lungo la loro prestazione. Che giocatori sono il Profeta e il Kaiser, caro mio! Siamo davvero fortunati ad essere nati nella loro stessa epoca. Sono sicuro che non ci saranno mai calciatori più forti di Johan Cruyff e Franz Beckenbauer!"
"Arriveranno invece, stanne certo. È il bello del calcio: c'è sempre una nuova stella pronta a illuminarci la vita"
"Alla fine l'hai più sentito tuo nonno? Ricordami il motivo per cui litigaste"
"Quando finì la guerra lui se ne tornò in Germania, per ricostruire la sua casa e riprendersi la vita che gli era stata tolta. Io invece restai in America, fiducioso che lì avrei avuto più fortuna. Ci ha sempre unito la passione per il calcio, in particolare per il Bayern Monaco. Ogni settimana gli telefonavo per farmi dire i risultati del campionato tedesco e lui mi raccontava come aveva giocato bene Beckenbauer. 'Ci farà vincere il Mondiale, vedrai', ripeteva sempre. Il nostro non fu un litigio vero e proprio: io volevo che mi raggiungesse a New York visto che eravamo gli unici superstiti della famiglia, lui rifiutò e non la prese affatto bene quando mi diedero la cittadinanza statunitense. Per lui avevo tradito le mie origini e l'unico motivo per cui mi trovavo in America era perché avevo paura delle difficoltà, perché non volevo rimboccarmi le maniche. Gli dissi che la mia carriera sarebbe decollata in un paese ricco e florido come gli USA e lui rispose che con la mia pigrizia non sarei andato da nessuna parte. Da quel momento smisi di telefonargli, anche se sapevo che il suo era solo un modo per spronarmi, così come sapevo anche che aveva ragione. È morto il 9 luglio del '74, due giorni dopo aver visto Beckenbauer alzare al cielo la Coppa del Mondo con la Germania Oves. Aveva avuto ragione anche su questo".
"Cavolo, mi dispiace. Capisco perché sei così legato a Beckenbauer. E Cruyff invece? Perché lo idolatri?"
"Devo davvero dirti un motivo per cui idolatro Cruyff? Perché è il Dio del Calcio, no?", rompo così il clima cupo che il mio racconto aveva creato e propongo a Gary di andarci a mangiare qualcosa prima di raggiungere i rispettivi hotel, solo che troviamo aperto solo il chiosco di un ambulante italiano che vende hot dog.
Mentre addentiamo i panini gli pongo una domanda che non gli ho posto prima perché avevo paura della possibile risposta.

"Mi hai detto che Cruyff ha problemi col fisco. Ti prego, dimmi che Beckenbauer è pulito"
"A dir la verità in Germania stanno facendo qualche controllo anche su di lui, mi dispiace. Se ti può consolare, non è andato a New York per fuggire dai suoi problemi ma per provare una nuova esperienza. Adesso però, per quanto ne so, sente nostalgia di casa. Gli manca la cucina tedesca. Chi vi capisce a voi crucchi, come fanno a mancarvi i würstel con i crauti?", dice Gary proprio nel momento in cui sta mordendo il suo hot dog.

Già, chi ci capisce...

Monaco di Baviera, 8 settembre 1985

Ho deciso di riprendere questo vecchio reportage per concluderlo una volta per tutte.

Alla fine sono tornato a vivere in Germania. Ho dato retta a quello che mi disse mio nonno e mi sono rimesso in discussione nel paese in cui sono nato ma dal quale, ormai tanti anni fa, dovetti scappare. Per un breve periodo di tempo anche Franz Beckenbauer ha fatto ritorno qui, solo che dopo una parentesi opaca all'Amburgo ha deciso di chiudere la carriera ai Cosmos.

Chi invece a New York non ci ha messo più piede è Cruyff. Rispettato il contratto con NY, decise di trasferirsi in un'altra franchigia americana, i Los Angeles Aztecs. Si dice in giro che non sia dipeso solo da lui, ma che in mezzo si sia messa la NASL, che per impedire che i Cosmos diventassero troppo forti ha spinto per un trasferimento dell'olandese a LA. Il Profeta si è ritirato l'anno scorso, vincendo il campionato olandese con il Feyenoord e giocando come libero. Già, lo stesso ruolo che rese grande Beckenbauer.

Entrambi si sono messi alle spalle i loro problemi e saranno ricordati come due dei più grandi interpreti della storia di questo gioco. Quanto a me, anch'io ho avuto la possibilità di redimermi e di ricongiungermi con le mie origini. Gli americani non sono perfetti, ma il loro è un grande paese e chissà, magari un giorno sarà altrettanto grande il loro calcio. Magari anche in futuro i migliori giocatori del mondo sceglieranno di giocare negli Stati Uniti.


Questo articolo rientra nel genere del narrative journalism (giornalismo narrativo). Esso consiste nel raccontare storie realmente accadute attraverso espedienti e tecniche romanzesche. Il tutto per garantire maggior immersività e coinvolgimento emotivo da parte del lettore. Il protagonista della storia è inventato, ma le vicende relative a Beckenbauer, Cruyff e i NY Cosmos sono vere.