Il mese magico di Totò Schillaci a Italia '90
Il calcio italiano piange Salvatore Schillaci, passato alla storia come Totò, l'attaccante che fece sognare l'Italia intera al Mondiale del 1990. Aveva 59 anni ed era malato da tempo, ma il suo nome non verrà mai dimenticato da tutti quei tifosi che fece esultare nelle famose Notti Magiche, quando a suon di gol trascinò gli Azzurri di Azeglio Vicini al terzo posto in una delle competizioni internazionali che ricordiamo con maggior affetto.
E pensare che alla vigilia di Italia '90 Schillaci non era uno dei protagonisti più attesi in una rosa che, giusto per citarne alcuni, poteva contare su Baresi, Baggio e Vialli. Anzi, fino a poco tempo prima il bomber siciliano non aveva nemmeno mai esordito con la Nazionale. La sua prima presenza in Azzurro risale al 1989, quando Cesare Maldini lo aggregò come fuori quota all'Under 21. Tuttavia, complici 15 gol messi a segno nella sua prima stagione con la Juventus, il CT non potè non convocarlo, seppur affidandogli i gradi di bomber di scorta.
Uno status che andava più che bene a un attaccante che in carriera aveva fatto tanta gavetta, che prima di vestire la maglia bianconera aveva dovuto sgomitare con il Messina tra Serie C2 e B. Ecco perché Schillaci piaceva tanto ai tifosi, perché era un uomo del popolo, la dimostrazione lampante che chiunque ce la poteva fare con il duro lavoro e sfruttando la seppur minima occasione. Come quella che Vicini gli diede nella ripresa del match d'esordio contro l'Austria, quando ad appena 4 minuti dal suo ingresso in campo realizzò di testa la rete che ci regalò il primo successo nella fase a gironi.
Eccezion fatta per la successiva sfida contro gli Stati Uniti, di lì in poi Schillaci giocò titolare e segnò in tutte le successive gare giocate dagli Azzurri contro Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, nella semifinale persa ai rigori contro l'Argentina di Maradona e nella finalina contro l'Inghilterra che l'Italia vinse 2-1. Ed è proprio in questa partita che il classe '64 vide riconosciuta la propria importanza all'interno dello spogliatoio della Nazionale quando Baggio gli diede la possibilità di calciare il rigore decisivo in modo da poter vincere la classifica marcatori. Una responsabilità che non si era invece assunto in semifinale, quando chiese di non rientrare tra i cinque tiratori in quanto non si sentiva al meglio fisicamente. Vista com'è andata qualcuno potrebbe parlare di rimorsi o sensi di colpa, ma Schillaci non ha mai fatto il passo più lungo della gamba e nelle interviste rilasciate negli anni successivi ha sempre difeso la sua decisione.
Alla fine del Mondiale, Totò vinse Scarpa d'Oro e titolo di miglior giocatore del torneo. Nello stesso anno France Football lo inserì nella lista dei candidati al Pallone d'Oro, ma fu solamente il Campione del Mondo Lothar Matthaus a batterlo, superandolo di poche decine di voti. Anche qui nessun senso di amarezza, Schillaci era entrato nel cuore dei tifosi italiani e non, e questo vale più di ogni trofeo.