Il momento della Roma sembra imporre la difesa a 4
Due mesi fa, o poco meno, Roma veniva scossa dal terremoto Mourinho. La sconfitta nel derby di Coppa Italia con la Lazio e quella nella trasferta di San Siro contro il Milan risultavano fatali al tecnico portoghese dopo due anni e mezzo di gestione giallorossa. La decisione di sollevarlo dall'incarico dei Friedkin e una piazza divisa, ma comunque generalmente grata a chi ha riportato un trofeo dopo oltre una decade.
Una decisione accompagnata da molte polemiche placata soltanto in parte dall'arrivo in panchina dell'idolo di sempre Daniele De Rossi. Placate le voci, è servito del tempo per risolvere anche gli innumerevoli dubbi che hanno accompagnato questo avvicendamento alla sua origine. Il tecnico giallorosso è in carica da 11 gare (3 delle quali di Europa League), con una media di 2.36 punti a partita. In Serie A ha perso soltanto con l'Inter, pareggiando con la Fiorentina e vincendo gli altri 6 confronti. È riuscito, in un paio di mesi, a ribaltare completamente la stagione della Roma, che ora appare pericolosa in Europa League e tra le favorite per un piazzamento nella prossima Champions League.
Per arrivare alla prestazione di Roma-Brighton, in cui i tifosi giallorossi hanno finora vissuto la notte migliore dell'intera annata, il processo di evoluzione ha attraversato varie fasi, con una positività che si è andata costruendo sulle scelte forti di Daniele De Rossi. L'avvicendamento in porta di Svilar ha tardato quasi un mese, sulla destra si sono alternati i vari Krisentensen, Karsorp e Celik (in base allo stato di forma di ognuno), mentre Zalewski ha alzato la sua posizione come esterno d'attacco, El Shaarawy è diventato un titolare fisso e Pellegrini e Spinazzola sono rinati.
Conseguenza di un cambio modulo che ora sembra imporre la difesa a 4, senza pensarci troppo.
La necessità di giocare a 4 dietro
A parlarne è stato proprio Daniele De Rossi nel postpartita di Fiorentina-Roma a Dazn.
"Quando le cose non vanno bene uno deve fare una analisi, metto a tre per dare sicurezza ma forse non c'è bisogno...lo faccio quando li vedo stanchi e cotti, erano insuperabili a cinque ma evidentemente stanno in rigetto di quel modulo."
- De Rossi nel postpartita
Un punto di vista diverso. L'autocritica verso la scelta di impostare la sfida con un sistema di gioco a tre, ma soprattutto il tema del rigetto da parte dei giocatori. La Roma di De Rossi, ammaliata da una nuova idea tattica, è finora sempre apparsa spensierata, leggera, in grado di stupire con associazioni quasi inedite tra difesa, centrocampo e attacco; veli, tacchi, esterni, giocate di prima e l'esaltazione dell'ambiente a suon di gol e vittorie consecutive, di prestazioni belle da godere per qualunque tipo di spettatore.
De Rossi, dopo aver convinto chiunque che la Roma potesse giocare a quattro e dominare gli avversari senza soffrire particolarmente, è tornato indietro, ma solo per un paio di primi tempi. Il motivo della scelta? La volontà di dare più certezze ai suoi uomini, coprendo il campo con un difensore in più per soffrire meno in condizioni di stanchezza. Modulo che ha però avuto la conseguenza di complicare la partita giallorossa.
Se dobbiamo cercare il pelo nell'uovo di questo avvio già indimenticabile di De Rossi, la ricerca va effettuata proprio in questi due approcci in cui il tecnico ha provato a sfruttare elementi del passato per trovare la via della solidità. In cui la memoria di un percorso estenuante, in positivo e negativo, ha risvegliato soltanto le ultime sensazioni. E se ad apparire ambigui sono ormai Angeliño quinto di centrocampo a destra ed El Shaarawy quinto a sinistra, e non Spinazzola e Huijsen terzini di una difesa a quattro, il motivo risiede nella bontà del lavoro svolto finora, nella normalizzazione di un'idea che era considerata un tabù.
De Rossi, allenatore emergente che colma in parte la sua inesperienza ad altissimi livelli con quella vissuta come calciatore, sembra assorbire in fretta gli eventi positivi e negativi occorsi in queste settimane. Sembra imparare dai suoi errori (pochi) e trovare soluzioni inaspettate. Da un Celik impressionante con il Brighton ad Aouar titolare e in gol a Firenze, fino a un Huijsen adattabile ovunque e Ndicka mai così brillante in stagione, per non citare i protagonisti principali. La sensazione è dunque che, da qui al termine della stagione, la Roma possa ripresentarsi sempre con lo schieramento difensivo a 4, per dimenticare primi tempi difficili come quelli con il Torino e con la Fiorentina, e spaventare gli avversari con il suo nuovo volto, perché mettersi a tre per dare sicurezza forse non c'è più bisogno.