Il nuovo Paulo Dybala targato De Rossi
È nata la nuova Roma di Daniele De Rossi, sta crescendo attraverso le partite di Serie A, crescerà ancora affrontando scontri d'alta classifica e gare europee da dentro o fuori. Quella che il tecnico giallorosso ha ereditato da José Mourinho è la stessa squadra, con un paio di rinforzi in più nei nomi di Angeliño e Baldanzi.
Gli stessi interpreti, che però nella nuova avventura sembrano aver dato segnali molto diversi rispetto al recente passato. Partendo dalle posizioni in campo fino all'atteggiamento propositivo dei terzini o degli intermedi. La Roma è passata ormai in maniera decisa alla difesa a 4, Karsdorp sembra rigenerato, Pellegrini è indubbiamente il più in forma. Cosa è cambiato invece con Paulo Dybala?
L'argentino, nel 4-3-3 o 4-2-3-1 di De Rossi, occupa la posizione (sulla carta) di ala destra. Un ruolo che non gli è nuovo. L'ha occupato con Allegri nei tentativi di 4-3-3 bianconeri della stagione 2018-19, nella seguente con Sarri e anche in Nazionale. Un ruolo che non gli impedisce di incantare con le sue giocate e, anzi, per molti versi sembra anche più efficace.
Dybala parte da destra per accentrarsi e ricevere palla tra le linee, un movimento che impegna terzino e centrale di difesa, o terzino e mediano avversario, sempre almeno due calciatori della squadra che affronta. Si abbassa, si sposta, ha libertà e il suo partire da una fascia non gli impedisce di operare a piacimento da trequartista o seconda punta. Di confermarsi rifinitore e finalizzatore, con un'attenzione per la fase difensiva da valutare partita per partita, come sottolineato da De Rossi.
Può cambiare in base all’avversario, chiedo sacrificio e sto valutando quanto sacrificio chiedergli. Non voglio affaticarlo, dobbiamo cercare di farlo tornare sottopalla ma sempre in zona centrale per essere pronto a ripartire
E da Salerno a Cagliari, passando per Verona, il rendimento di Paulo Dybala è migliorato sensibilmente. Sull'avvicendamento Mourinho-De Rossi l'argentino ha commentato così nel postpartita dell'ultima vittoria all'Olimpico.
Ovviamente ha fatto tante cose, Mourinho e De Rossi sono diversi. Ci siamo guardati dentro dopo quello che è successo, abbiamo parlato tanto e non eravamo contenti. De Rossi ha portato tanto entusiasmo, conosce la città e la gente, ci ha fatto capire tante cose e noi abbiamo tirato fuori qualcosa che secondo me avevamo dentro, ma non riuscivamo a tirare fuori. Credo che queste partite, avendo lavorato con settimane lunghe senza partite in mezzo, ci hanno aiutato per capire meglio il gioco di De Rossi. Credo che oggi finalmente lo abbiamo dimostrato molto bene.
Due allenatori diversi, il guardarsi dentro per quanto successo e poi il guardare avanti per immaginare quanto potrebbe succedere. Dall'Arechi all'Olimpico Dybala ha toccato più o meno lo stesso numero di palloni (nelle tre partite), ma la gestione degli stessi è stata completamente diversa. Con il Cagliari ha calciato appena poteva, si è involato in contropiede, ha risolto situazioni nel traffico della propria metà campo e ha esultato con rabbia, con quegli occhi focalizzati sull'obiettivo. Ha poi aggiunto un gesto trascurabile, ma di difficile comprensione in una gara sentita sì, ma virtualmente chiusa.
Dopo il 3-0 dal dischetto, con 40 minuti di partita ancora da disputare, Dybala è corso a raccogliere la palla dalla rete per portarla a centrocampo. Un gesto che, sul momento e anche in una fase successiva, ha lasciato alcuni interrogativi. Che fosse una sfida personale? Che volesse servire un assist al compagno di reparto Lukaku prima del cambio annunciato con Baldanzi? Oppure mandare un segnale su professionalità e agonismo anche in momenti in cui in teoria si allentano entrambi?
Probabilmente la risposta risiede nella confusione post gol mischiata a foga agonistica e desiderio di rispondere sul campo in un momento così delicato per la Roma. In un passaggio cruciale della stagione. Stagione che è la sua seconda nella Capitale e che i tifosi giallorossi si augurano non sia l'ultima della sua esperienza. Il talento dell'argentino era spesso l'unica fonte di luce con Mourinho, e risulterà determinante agli stessi livelli con De Rossi nei big match. La Roma ha un gioco più associativo, diverte maggiormente e l'idea di De Rossi ha il sostegno dei primi risultati, ma non può ancora prescindere dal talento del giocatore migliore della rosa, che l'ex capitano ha messo al centro del progetto anche con queste parole.
Ci sono giocatori che hanno un talento e una lettura della giocata tale che una libertà in più gliela devi dare. L'importante è che, quando lui si abbassa, qualcuno deve occupare il suo spazio davanti. Alcuni giocatori, come Paulo, negli ultimi venti metri hanno un paio di indicazioni, poi fanno come vogliono ma è giusto così. Ho giocato venti anni con Totti e nessuno gli diceva dove posizionarsi. Quando aveva la palla sapevamo di doverci buttare negli spazi perché poi la palla sarebbe arrivata.