Il protagonista | Ciro Immobile, l'attaccante totale in lotta contro i pregiudizi
Dopo l’exploit dello scorso anno, con tre qualificate su quattro agli ottavi, il calcio italiano si appresta a vivere con il fiato sospeso le ultime due giornate della fase a gironi di Champions League, che potrebbero consentire un clamoroso poker di promosse. Con la Juventus già al turno successivo, la Lazio è a un passo dal traguardo, mentre l’Atalanta è consapevole di dover passare indenne da Amsterdam per dare sostanza all’impresa di Anfield e l’Inter è ancora clamorosamente in corsa nonostante i due punti a due terzi del cammino.
Eppure, a livello di singoli, il piatto tricolore piange, perché dopo 360 minuti di competizione i nomi presenti nella classifica marcatori sono solo due. Entrambi giocano nella Lazio, la più italiana delle quattro partecipanti a livello di rosa. Se però per Marco Parolo la staffilata contro lo Zenit è stata la prima gioia in Champions, sigillo di una carriera prestigiosa, Ciro Immobile ha realizzato contro i russi la settima rete in otto presenze nella competizione dei grandi, tra Borussia e Lazio. Non poco per colui che è il secondo miglior cannoniere italiano in attività in Champions dopo Lorenzo Insigne, una statistica che non può che far preoccupare Roberto Mancini e chi ha a cuore la Nazionale, perché dopo aver scaldato i motori dalla prossima estate si farà sul serio e tra Europei e finali di Nations League un po’ di esperienza internazionale servirà eccome.
A quasi 31 anni questa non manca di certo a Ciro il Bomber, che dopo non essere riuscito a convincere tutti gli scettici nonostante la valanga di reti messa a segno in Serie A da cinque stagioni a questa parte vuole iniziare a far usare il pallottoliere anche in campo europeo. Il gol da antologia che ha aperto il tabellino contro lo Zenit è da sigla televisiva e racchiude le qualità tecniche di un centravanti con pochi eguali nel panorama europeo attuale a livello di caratteristiche: centravanti d’area e dotato di visione di gioco, ma anche letale negli spazi larghi oltre che capace di inventarsi gol da fantasista per la fattura tecnica.
Il tutto condito dalla solita generosità e da dosi industriali di personalità e di leadership, come nel rigore procurato e trasformato per chiudere i conti contro i russi, ma soprattutto nello spessore complessivo della prestazione fornita dopo le settimane tormentate del caos tamponi, nel trascinare un gruppo che a livello di caps in Champions non era certo ai primi posti della classifica alla vigilia della stagione e che è invece a un passo dal completare trionfalmente un girone molto più difficile di quanto possa dire la classifica e il valore effettivo delle avversarie viste le enormi difficoltà incontrate da Inzaghi nell’assemblare formazioni all’altezza nelle prime partite, dovute ai contagi da Coronavirus e ad una rosa non uscita allungata dal mercato come sarebbe stato lecito aspettarsi nella stagione del ritorno nella fase a gironi dopo tredici anni.
Per superare il turno ed entrare tra le migliori sedici d’Europa basteranno due pareggi, ma Ciro ha fissato sul calendario dal tempo dei sorteggi la data del 2 dicembre, quella del ritorno a Dortmund da avversario. Quella prima, deludente esperienza oltreconfine, che insieme a quella al Siviglia lo fa sembrare oggi un attaccante spendibile solo entro i confini nazionali, si concluse con quattro reti realizzate in sei partite giocate nell’edizione terminata agli ottavi contro la Juventus di Allegri, Tevez e Morata. Timbrare il cartellino anche quella notte significherebbe avvicinarsi ulteriormente a Silvio Piola verso il trono dei bomber di sempre della Lazio, ma soprattutto chiudere il cerchio con il passato ed aiutare a schiodarsi l’etichetta di sopravvalutato. In attesa degli impegni azzurri…