Il ruolo chiave di Nico Gonzalez e Amrabat: perché certe cifre hanno un senso
I giudizi su quanto un calciatore venga valutato in sede di mercato si muovono spesso dal presupposto che, di fronte a date cifre, si possa parlare di una ipervalutazione o comunque di valori iperbolici che sanno semplicemente di incedibilità. Ci si arriva dunque a domandare perché un club debba investire tanto su un singolo elemento anziché esplorare strade meno reclamizzate, anziché individuare profili più "oscuri" e meno dispendiosi.
Una riflessione che, in momenti e in modalità diverse, ha toccato anche Sofyan Ambrat e Nico Gonzalez fin dal loro arrivo alla Fiorentina. Il primo, come noto, ha vissuto un Mondiale da protagonista assoluto, rivelandosi uno dei centrocampisti più continui e vestendo i panni del leader carismatico della rivelazione Marocco, l'argentino dal canto proprio ha lasciato il segno nell'ultima vittoria viola sul Sassuolo, pur con pochi minuti a disposizione.
Equilibrio e solidità
Il rendimento di Amrabat si è rivelato tale da attirare attenzioni e lodi da parte di personalità di assoluto livello del panorama calcistico e, ancor di più, tale da accendere voci di mercato e da far schizzare alle stelle il suo valore (perlomeno sulla carta). Eppure, anche nel caso di Amrabat, si è discusso spesso di quanto fosse già elevato l'investimento sostenuto dai viola in seguito al colpo di fulmine di Commisso nei confronti dell'ex Verona: 20 milioni di euro pur di portarlo a Firenze.
Nel corso dell'avventura in riva all'Arno, però, la situazione si è profilata in modo ben distante da quello più recente e idilliaco: il profilo del marocchino appariva lontano (per difetto) dalla cifra spesa e il ritornello più ricorrente riguardava un fraintendimento tattico sul giocatore. In sostanza chi si immaginava un regista o un uomo d'ordine è comprensibilmente rimasto disilluso, considerando come Amrabat fatichi a fare da play e a far girare rapidamente il pallone.
Il Mondiale ha definitivamente spostato le valutazioni, rompendo di fatto quel fraintendimento e rendendo chiaro peraltro come Amrabat possa rendere alla perfezione da mediano in un 4-2-3-1, accanto a un elemento con maggiore qualità nella circolazione del pallone (o con idee più da play). Il marocchino è sceso in campo per 26 minuti contro il Monza ed è rimasto in panchina contro il Sassuolo, una presenza a mezzo servizio spiegata da Italiano come strascico del Mondiale in Qatar, con la necessità di recuperare una forma già precaria in precedenza.
Un'assenza che ha avuto un proprio peso, tanto da spiegare anche efficacemente i motivi di una valutazione così importante anche in chiave mercato: un equilibratore come Amrabat permette alla squadra di osare di più, portando in dote generosità e capacità in interdizione altrimenti assenti negli altri elementi del centrocampo.
Una mediana con Duncan e Bianco patisce il colpo quando si tratta di rientrare o di rispondere alle ripartenze avversarie, appare sulle gambe nelle transizioni negative soprattutto nella ripresa, quando la stanchezza inizia a farsi sentire. Amrabat, dal canto proprio, ha dimostrato col suo Marocco di potersi sobbarcare quel peso grazie a doti atletiche e tattiche a disposizione, dando una grande mano alla difesa.
Una prospettiva ancor più interessante se si pensa al possibile impiego di un elemento di qualità a suo fianco, provando anche a immaginare l'utilizzo di Castrovilli come interno e non solo sulla trequarti: il ruolo di Amrabat rimane vitale, insomma, per dare solidità a un reparto altrimenti sbilanciato.
Lo spaccapartite
Spostandoci invece su Nico Gonzalez, elemento che subisce certo la pressione di un investimento pesante, possiamo valutare anche in una stazione fin qui sfortunata quale sia il peso specifico dell'argentino all'interno della rosa a disposizione di Italiano. Il suo impiego fin dall'inizio della stagione è stato a mezzo servizio, in campionato è partito titolare soltanto due volte ed è subentrato in cinque occasioni, restando fuori dai convocati per infortunio per ben otto partite (sulle diciassette disputate).
E tra le righe di un impiego così ridotto (appena 203 minuti in campo) possiamo scoprire la capacità dell'ex Stoccarda di lasciare subito il segno: due gol fatti, tra cui quello pesante col Sassuolo, e una capacità di saltare l'uomo abbinata a doti da attaccante che mancano negli altri esterni a disposizione.
Si tratta di un elemento capace di spaccare le partite e di cambiarne il volto, anche in pochi minuti, dando però anche quella concretezza che manca ad altri e aggiungendo un repertorio da punta vera e propria (con inserimenti senza palla e abilità nel gioco aereo precluse agli altri esterni offensivi viola). Il peso di essere il calciatore più pagato di sempre nella storia viola, pressione non di poco conto, trova un contraltare evidente nell'impatto sul campo e nella capacità di cambiare radicalmente il volto di una partita, trascinando la squadra.
Anche in questo caso insomma, come in quello di Amrabat, le valutazioni di natura economica riescono (tra le righe) a trovare un loro supporto nei fatti e una loro giustificazione, rendendo evidente quanto possa essere cruciale un pieno recupero di Amrabat e di Gonzalez da qui alla fine della stagione, per provare a ridarle un senso.