In ricordo del Grande Torino nel giorno dell'anniversario della Strage di Superga
È l’evento per così dire catalizzatore del calcio italiano. Nessun’altra tragedia ha segnato così profondamente generazioni di sportivi e tanti ancora oggi rimpiangono una squadra potenzialmente imbattibile. Parliamo della strage di Superga che avvenne il 4 maggio del 1949. Un giorno infausto per i tifosi granata che persero quello che all’epoca era soprannominato il Grande Torino, un collettivo formidabile, guidato da capitan Valentino Mazzola.
Il Torino dei record
A bordo del trimotore il Toro stava rientrando da una amichevole contro il Benfica. Prima di quella gara il capitano dei portoghesi Ferreira chiese la presenza della squadra italiana, e in particolare di Valentino Mazzola, conosciuto in un Portogallo-Italia di qualche anno prima, per celebrare il suo giorno d’addio al calcio.
Il Torino era dal 1942 la squadra dei record, un unicum in Europa. In quell’anno caratterizzato dalla guerra riuscì a vincere contro il Livorno uno scudetto storico, ma è con l’arrivo di Valentino Mazzola dal Venezia che le cose cambiarono drasticamente: fu proprio il padre di Sandro a decidere quel campionato con giocate da numero dieci.
Nella stagione 1947-48, una delle più trionfanti dopo la guerra, ai danni dell’Alessandria il Toro realizza il maggior numero di reti in una partita professionista: il match finì 10 a 0. Insomma, parliamo di una realtà talmente forte che nel 1947 mister Vittorio Pozzo scelse per due gare contro Ungheria e Svizzera una formazione piena zeppa di calciatori del Toro (contro l’Ungheria l’unico calciatore proveniente da una squadra diversa fu Sentimenti IV).
Si può dire che il Grande Torino aveva tutto per competere a livello internazionale, a e dimostrazione di ciò il 3 maggio 1949 il Benfica, una società che già all’epoca vantava numeri di un certo rilievo, decise di scegliere proprio il Torino di Mazzola per la gara di addio del loro capitano, Francisco Ferreira (con i portoghesi giocò dal 1938 fino al 1952).
Il volo fatale
Il 3 maggio 1949 la partita tra Benfica e Torino si tenne con il benestare della Federazione, la quale promise di anticipare al 30 aprile la gara di campionato contro l’Ambrosiana Inter. A Lisbona davanti a 30mila persone i granata persero 4-3 con gli applausi di tutti i presenti, tra cui lo stesso Ferreira che considerava quel Toro una squadra diversa dalle altre.
Il giorno seguente, il 4 maggio, l’intero collettivo, assieme a importanti giornalisti come Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport) e Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo), salì sul trimotore I-Elce per tornare in Italia. Il tempo non era perfetto per intraprendere un volo; tuttavia, il colonnello Pierluigi Meroni decise di avviare i motori. Mai scelta fu così sbagliata: durante le prime fasi del volo ci furono una serie di guasti, uno all'altimetro e uno al sistema radio. L’aereo perse il controllo e nei pressi della Basilica di Superga, a pochi km da Torino, l’aereo si schiantò.
Nell'incidente persero la vita: i giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert e gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri.
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