Italia a caccia di un numero nove: i candidati più credibili tra oggi e domani

Immobil e Belotti
Immobil e Belotti / GES-Sportfoto/GettyImages
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L'amara sconfitta nella Finalissima contro l'Argentina ha riacceso in casa Italia gli spettri già presenti dalla cocente eliminazione contro la Macedonia ai playoff. La Nazionale ha mostrato una vera e propria mancanza di qualità rispetto agli avversari, i cui tocchi sul pallone sembravano di un'altra caratura rispetto a quella azzurra. La differenza, però, agli occhi dei tanti è stata evidente sin dalla lettura delle formazioni, quando già sulla carta si notava una certa inferiorità rispetto all'avversario.

In particolare, è il reparto offensivo quello più bersagliato dalle solite critiche dei tifosi nazionali. E possiamo effettivamente capire anche il perché. Nonostante sia apparsa un'evidente differenza anche a centrocampo, dove però la Nazionale poteva contare con alcune assenze eccellenti come quelle di Pellegrini, Tonali e Verratti, il rapporto offensivo era clamorosamente sbilanciato. Sia chiaro, non si vuole attaccare le qualità di campioni come Bernardeschi, Belotti e Raspadori, ma appare limpido come i tre non fossero minimamente paragonabili al tridente albiceleste Di Maria - Messi - Lautaro Martinez. È vero anche che a Mancini mancavano i "titolari", ovvero Insigne, Immobile e Chiesa, ma un tale dislivello è giustificabile fino ad un certo punto.

Andrea Belotti  Cristian Romero
Belotti e Romero / Eurasia Sport Images/GettyImages

Questo perché Raspadori e Bernardeschi, nel loro piccolo e quando la partita non era oramai chiusa sul 2-0 per gli avversari, hanno cercato di creare qualche pericolo all'Argentina, mai veramente concretizzato. Centralmente, però, il confronto è stato imbarazzante: se inizialmente Belotti sembrava poter lavorare bene di sponda per i compagni, alla fine l'attaccante del Torino è stato letteralmente mangiato da Otamendi e Romero. Attenzione però, il concentrarsi sulla prestazione opaca degli attaccanti non deve far pensare che altrove sia stato compiuto un ottimo lavoro, soprattutto perché gli errori ci sono stati dappertutto, dall'uscita lenta di Donnarumma sulla rete di Angel Di Maria ai numerosi problemi di marcatura di difesa e centrocampo.

Se, però, gli altri reparti qualche soluzione sembrano poterla offrire, diversa è la situazione in attacco. Il centro del reparto attualmente è "ostaggio" della decisione di Immobile di valutare il suo futuro in azzurro (nonostante non abbia risposto alla chiamata solo per un problema alla caviglia), spingendo Mancini addirittura a dover fare affidamento nell'ultima uscita su Wilfried Gnonto, classe 2003 dal 2020 dello Zurigo. Un ragazzo andato a centro quest'anno 10 volte in 36 presenze stagionali e non associabile in assoluto al ruolo di prima punta (essendo di fatto un jolly offensivo). Si contano sulle dita di una mano le punte che hanno festeggiato la doppia cifra quest'anno, alimentando ancor di più il quesito: chi sarà da qui in avanti l'attaccante titolare che ci porterà, si spera, ai prossimi Mondiali?

Il presente: Immobile-Scamacca, insegue Pinamonti

Nicolás Ortamendi, Gianluca Scamacca
Scamacca / Eurasia Sport Images/GettyImages

La ripartenza non può non avvenire nel nome di Ciro Immobile. L'attaccante della Lazio, quattro volte capocannoniere della Serie A (una volta con il Torino), può ancora dire la sua con gli azzurri, ma c'è bisogno che qualcosa nel gioco di Mancini cambi. Le geometrie del tecnico campione d'Europa non si sposano con la punta campana, che soffre queste trame oramai da anni. Il cambiamento dal punto di vista tattico è l'unico modo per poter ancora avere a disposizione l'attaccante italiano più prolifico degli ultimi anni, questo perché, in caso di conferma delle trame finora abbracciate, le critiche a Ciro torneranno a piovere come non mai.

Il ruolo di Immobile potrebbe essere fondamentale non solo per i prossimi percorsi dell'Italia, ma anche nella formazione dei suoi possibili sostituti. Le ultime prestazioni, tanto in campionato quanto in azzurro, hanno fatto scivolare sempre più giù nelle gerarchie Belotti, il quale ben presto potrebbe essere escluso dalle convocazioni. Scamacca lo ha, difatti, già superato nelle gerarchie, restando dietro di lui solo per mancanza di esperienza internazionale. Presto, inoltre, potrebbe essere il turno del sorpasso anche di Pinamonti, il quale dovrebbe completare così un duo di punte classe 1999 pronto ad ereditare lo scettro di Ciro una volta annunciato l'addio definitivo alla Nazionale (considerando l'età, 32 anni, ed il malumore dell'attaccante, non è detto che questa ipotesi sia così lontana nel tempo).

Ad oggi poco importa di chi tra Scamacca e Pinamonti possa prendersi la maglia da titolare, la speranza è che facciano quel salto di qualità (Inter e Milan alla porta) mancato da Belotti nei suoi anni d'oro - quando Cairo chiedeva quasi 100 milioni per la sua cessione. Solo in questo modo la Nazionale potrebbe contare su elementi pronti a far male alle rappresentative più forti del mondo, allontanando l'idea di dover fare affidamento su terze/quarte scelte pur di porre una pezza a ruoli non coperti (come accaduto con la convocazione di Joao Pedro o il continuo vociferarsi di un ritorno in azzurro di Balotelli).

Sguardo al futuro: Moro più di tutti

Luca Moro
Luca Moro / Giuseppe Bellini/GettyImages

Non bisogna però fermarsi solo al prossimo futuro, perché la programmazione nel calcio fa tanto. E allora bisogna capire chi potrebbe crescere come punta centrale insieme a Scamacca e Raspadori. La battaglia in questa ottica sembra contrapporre due giovani atleti che ultimamente hanno fatto bene in Serie C e parzialmente in B: Luca Moro e Lorenzo Lucca.

Moro in questa personale battaglia parte decisamente in vantaggio. L'attaccante padovano potrebbe avere già nel corso della prossima stagione la chance di scendere in campo in Serie A, tutto dipenderà dal destino di Scamacca al Sassuolo - che a gennaio lo ha prelevato dal Padova. La sua esperienza al Catania (21 gol in 28 presenze), nonostante il fallimento societario, ha convinto tutti gli addetti ai lavori. I suoi movimenti da attaccante puro e la sua finalizzazione hanno stupito chi si preparava ad assistere all'ennesimo 2001 che in C combina poco o nulla. La capacità di crearsi la rete e di segnare anche dal dischetto sono solo una ciliegina sulla torta di una stagione vissuta ad alti ritmi.

Parte più indietro nel confronto il classe 2000 Lucca. L'ex Palermo, dopo aver segnato 13 reti in rosanero, ha subito in Serie B la pressione dei media. Autore di un inizio campionato di fuoco con il Pisa, l'attaccante natio di Moncalieri non ha saputo reggere la pressione delle numerose notizie pubblicate sul suo conto (quasi tutte lodevoli, ma comunque non è semplice vivere sempre sotto i riflettori) ed è così scivolato lentamente indietro nelle gerarchie fino a perdere il posto a vantaggio di Torregrossa e Puscas. In questa ottica Moro ha dimostrato di reggere meglio la pressione e le emozioni, giocando per più mesi in una società chiaramente allo sbando da inizio stagione.

Scommesse da Mancini: Ambrosino e Nasti

Marco Nasti
Marco Nasti / Claudio Villa/GettyImages

Guardando al futuro della Nazionale, non bisognerebbe escludere anche qualche pazza convocazione come fu ai tempi quella di un giovanissimo Zaniolo. Lo sguardo volge così ai bomber Giuseppe Ambrosino del Napoli Primavera, attaccante classe 2003 con 19 gol all'attivo quest'anno, e Marco Nasti, anche lui classe 2003 con uno score di 16 gol e 7 assist in 24 presenze.

Una menzione d'onore va anche alla punta della società campione d'Italia Primavera, ovvero Fabio Abusio dell'Inter. Si tratta di un 19enne molto forte nelle combinazioni aeree, il quale predilige giocare spalle alla porta - facendo salire gli esterni quando ce n'è bisogno. Tutte caratteristiche che si sposano perfettamente con le trame di Mancini, che potrebbe anche farci un pensierino se dovesse in futuro restare CT della Nazionale.


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